Michael's pov
Quella notte, esattamente come la precedente, non riuscii a chiudere occhio.
Era come se continuassi ad avere delle brutte sensazioni.
Come un senso di angoscia.
Raramente lo dicevo, ma non vedevo l'ora che suonasse la sveglia.
Mi trovavo a casa mia, e tutto ciò che volevo, era andare al college in quella maledetta stanza in cui ormai non potevo più entrare.
Forse avrei dovuto svegliarmi molto presto in modo da avere la certezza di trovare Victoria.
Qualcosa mi diceva di seguire il mio istinto e di farlo, ma pensai che sarebbe stato inutile.
Così aspettai.
Finalmente la sveglia suonò, ed io mi preparai più in fretta che potevo: feci una doccia veloce, mi vestiti e poi uscii di casa.
Non feci nemmeno colazione...non l'avevo mai fatta.
Poi salii sulla mia moto, e partii verso il college.
Quando arrivai, mi appostai davanti a quella camera.
Aspettavo che mia sorella uscisse anche solo per vedere Victoria per qualche secondo.
"Hey amico! Ancora qui per Victoria?" in quel momento arrivò Ashton che mi appoggiò una mano sulla spalla.
Era chiaro che lui fosse lì per mia sorella.
"Già...io ci provo..." risposi abbassando lo sguardo.
Non avrei mai smesso di provare a parlarle.
Dovevamo chiarire perché io avevo bisogno di lei.
Ashton non rispose.
Andò subito a bussare alla porta, e mia sorella venne ad aprire.
Appena la porta fu completamente aperta, io ne approfittai per entrare, spingendo anche Isabelle tanto da farla quasi cadere.
"Hey! Mike, ma che fai?" disse lei guardandomi come se avessi commesso un reato.
"Dov'è Vicky?" notai subito che lei non fosse lì.
Andai anche ad aprire la porta del bagno, e lei non era c'era.
Mi venne uno strano dubbio, così andai ad aprire l'armadio.
Era praticamente vuoto: erano rimaste solo le mie magliette e la mia giacca...nient'altro.
"Dimmi dove cazzo è!" sbottai mettendomi ad urlare contro mia sorella.
Volevo avere notizie di Victoria, e con le buone, o con le cattive, le avrei avute.
"Io...io non lo so..." sapevo che mi stava mentendo.
"Chi cazzo vuoi prendere in giro?! È la tua compagna di stanza! È ovvio che tu lo sappia! Dimmelo, cazzo!" ormai non riuscivo più a controllare la rabbia.
Spinsi Isabelle con forza contro il muro facendola sussultare.
La tenevo lì ferma stringendole le spalle.
Il suo sguardo era terrorizzato.
"Michael! Michael, calmati! Le stai facendo male!" Ashton intervenne in sua difesa, ma a me non importava più di nulla.
"Non rompere i coglioni se non vuoi che me la prenda anche con te! Parlo a tutti e due: vi conviene dirmi dove cazzo è Victoria, o sarà peggio per voi!" iniziai a minacciarli entrambi, spintonando ancora mia sorella contro il muro.
"È a Melbourne..." finalmente mia sorella decise di parlare.
"Che cosa?! A Melbourne?! Ma è a mezza giornata di macchina da qua!" mi lamentai mollando la presa su mia sorella.
Lei annuì alla mia domanda.
"Dimmi dove!" continuai volendo sapere dove fosse esattamente Victoria.
"Non lo so...ha detto solo che sarebbe andata a casa di sua zia..." Isabelle sembrava sincera, e Ashton sembrava non sapere assolutamente nulla.
Così, senza pensarci due volte, uscii da quella stanza.
Sapevo dove andare.
Sapevo chi cercare.
Girai a vuoto per i corridoi per parecchi minuti, finché non trovai chi stavo cercando.
"Hemmings!" andai da Luke a passo svelto, senza neanche salutarlo, e ignorando totalmente Jenna.
"Hey Mike! Come stai oggi?" lui sorrise facendo finta di niente.
Beh...quando voleva, sapeva mentire piuttosto bene.
"Fottiti! Dimmi dove cazzo è Vicky!" subito lo attaccai, ma cercavo comunque di essere calmo il più possibile.
"Non lo so. Sarà nella sua stanza..." mi rispose scrollando le spalle.
"No, cazzo! È partita! Tu lo sapevi! So che ti ha detto dove andava! Dimmelo!" insistetti alzando la voce.
Ero certo che lui sapesse.
Volevo solo capire il motivo per cui non volesse dirmi nulla.
"Che cosa?! È partita?!" Luke voleva farmi credere di non sapere dove fosse andata Victoria, ma se voleva mentire, aveva preso la persona sbagliata.
"Per quanto andrai avanti a fare il deficiente? Perché non mi dici la verità?" continuai.
"Michael...non sapevo niente nemmeno io. A noi non ha detto nulla..." Jenna intervenne per difendere il suo ragazzo, e almeno lei sembrava credibile, ma come potevo esserne così sicuro?
"Jenna! Tu stanne fuori! So che lui sa dov'è! Dimmi dove cazzo abita sua zia!" urlai cominciando a spintonare Luke.
Ero così nervoso e pieno di rabbia che avrei spaccato tutto se ne avessi avuto la possibilità.
"Sua zia? Ma è a Melbourne." rispose sorpreso.
Quello già lo sapevo: me l'aveva detto Isabelle.
"Dammi l'indirizzo." gli imposi sperando di arrivare finalmente ad una conclusione.
"Mike...mi dispiace, ma non posso dartelo..." se ero nervoso, le sue parole non fecero altro che incrementare la mia rabbia.
"Invece devi!" la mia era un'imposizione.
Dovevo ottenere ciò di cui avevo bisogno, e presto sarebbe successo.
"No! Vicky mi ha sempre detto di non darlo a nessuno. E se lei non vuole, mi dispiace, ma non posso dire niente nemmeno a te." Luke sembrava intimorito dalla mia vicinanza, ma sembrava anche sicuro e deciso a mantenere il segreto.
Non doveva andare così...
"Pezzo di merda! Devi dirmelo! Cazzo!" non sapevo come fosse successo, non sapevo come fossi arrivato a tanto, ma tutto ciò che feci, fu saltargli addosso e cominciare a picchiarlo.
"Michael! Basta! Lascialo stare, per favore!" sentii solo la voce di Jenna, e le sue mani che cercavano di allontanarmi dal suo ragazzo, ma la rabbia mi impediva di farlo.
Non riuscivo nemmeno a pensare al fatto che io stessi picchiando il mio migliore amico.
Riuscivo solo a pensare che Victoria fosse partita, e che io non sapessi dove fosse.
Tutto ciò mi distruggeva.
"Michael...non ti dirò nulla..." Luke riuscì a parlare e anche a tenermi leggermente lontano da lui con le braccia.
"Oh merda! Cosa sta succedendo?!" in quel momento sentii la voce di Ashton, e subito dopo delle braccia che mi tenevano fermo allontanandomi da Luke.
"Ash, per favore fai qualcosa!" io mi divincolavo, e Jenna approfittò della distanza che si era creata per andare ad aiutare il suo ragazzo.
Mi guardai intorno, e tutto ciò che vidi fu un'indifferenza totale da parte dei ragazzi del college che passavano da lì.
Sembravano aver paura anche solo a guardare.
Ormai ci ero abituato...
"Tranquilla, lo porto via io. Isabelle tu vai in classe." Ashton mi trascinò via, fino a portarmi in bagno.
Non riuscivo neanche a liberarmi dalla sua presa.
Non pensavo fosse così forte.
"Michael! Ma che cazzo ti prende?! Perché stavi prendendo a pugni Luke? Hai visto come l'hai ridotto?!" appena mi lasciò, iniziò ad urlarmi contro.
Sapevo che avesse ragione, e non avevo nemmeno avuto il coraggio di guardare in faccia il mio migliore amico dopo tutto ciò che avevo fatto.
"Se l'è meritato! Non vuole dirmi dove cazzo è Vicky!" sbottai, evitando lo sguardo di Ashton per non sentirmi in colpa.
"No! Non se l'è meritato!" lui lo difese, e forse faceva bene a farlo.
"Tu non capisci!" non mi sentivo capito, ed era come se nessuno potesse farlo.
"E tu? Per quanto tempo mi hai vietato di vedere tua sorella? Vogliamo parlarne?! Eppure non sono venuto a picchiarti! Capisci qual è la differenza?" solo in quel momento mi resi conto che ciò che Luke aveva fatto a me era nulla in confronto a quello che avevo fatto io ad Ashton.
"Prova a pensarci da solo, okay? E magari cerca anche di tenerti fuori dai guai..." a quel punto, Ashton mi diede una pacca sulla spalla e uscì dal bagno lasciandomi lì da solo.
Pensai per un po' alle sue parole.
Forse dovevo davvero arrangiarmi da solo, e con un po' di fortuna ce l'avrei fatta.
Ora sapevo cosa dovevo fare.
Così corsi a prendere la mia moto per tornare a casa.
Non mi importava se avrei saltato altri giorni di lezione.
Io volevo rivedere Victoria, e avrei fatto di tutto per farlo.
Quando arrivai, andai subito in camera mia e accesi il computer.
Avevo giurato che non l'avrei mai fatto con lei, ma non avevo altra scelta.
Dovevo localizzare la posizione del suo cellulare sperando che non fosse stata così furba da averlo lasciato in camera sua.
Fortunatamente non fu così, e per me fu un gioco da ragazzi trovare la sua esatta posizione.
Improvvisamente mi sentivo felice.
Finalmente potevo vederla, e lei non avrebbe potuto andare da nessun'altra parte.
Così, dopo essermi segnato l'indirizzo ed essere uscito velocemente di casa, presi la mia macchina partendo immediatamente.
L'unica cosa che mi faceva compagnia era la musica.
Tutte canzoni che mi ricordavano i viaggi in macchina con Victoria, quando ancora tutto era bello.
Dovetti fermarmi più volte durante il viaggio.
Continuavo ad avere strane sensazioni.
Avevo anche paura di un rifiuto da parte della persona che per me contava di più in assoluto.
Forse mi fermai troppe volte e per troppo tempo, perciò ci misi molte ore in più ad arrivare.
Quanto giunsi a Melbourne, girai per il quartiere che il localizzatore mi indicava, ma fu difficile trovare l'esatto appartamento in cui era Victoria.
Purtroppo il localizzatore dava solo la zona in cui si trovava.
Decisi quindi di fermare la macchina e di proseguire a piedi.
Sarei stato disposto a vagare per quelle strade per tutta la notte pur di trovarla.
Girai per forse mezz'ora...finché non riconobbi un'auto.
Era proprio quella di Victoria...ne ero certo.
Stesso modello, stesso colore, stessa targa...era proprio la sua.
Era parcheggiata dietro ad una grande villa a due piani.
Assomigliava un po' alla casa di Victoria a Sydney.
Ora che avevo trovato l'appartamento, non mi restava che trovare il modo di farla scendere.
Forse guardavo troppi film, ma il metodo dei sassi alla finestra poteva funzionare.
Peccato che lì ci fosse solo un vasto prato.
A volte mi rendevo conto di quanto i film fossero solo una menzogna: ma dove trovavano tutti quei sassolini da lanciare?!
E poi...le finestre non si rompevano mai?
In quel momento mi venne in mente che avevo portato un cambio per la notte, nel caso fossi rimasto lì a dormire in qualche hotel.
Così tirai giù lo zaino dalle mie spalle e presi la prima cosa che pensai potesse fare abbastanza rumore da poter attirare l'attenzione di Victoria.
Dei calzini potevano andare bene.
Ora non mi restava altro che cercare la camera di Victoria.
Doveva essere al piano di sopra, ma c'era una sola stanza con la luce accesa.
Pensai che fosse quella di Victoria in quanto non potesse essere quella di sua zia: probabilmente sua zia il giorno dopo avrebbe lavorato, ed era già l'una di notte.
Senza pensarci troppo, iniziai a lanciare quei calzini contro quella finestra.
Andai avanti per un po', ma nessuno si affacciava.
Per un secondo vidi un'ombra lì alla finestra, poi si allontanò.
Mi sentii improvvisamente emozionato.
E se Victoria mi avesse visto e avesse deciso di scendere?
Non mi restava che aspettare.
Ma forse mi ero solo illuso.
Ci stava mettendo un po' troppo.
Continuavo a tenere lo sguardo fisso su quella finestra, e solo dopo ancora qualche minuto vidi un'altra ombra.
Anzi...quella volta erano due, ma una di esse sparí immediatamente, l'altra invece rimase lì a guardarmi ancora e ancora.
Ricominciai subito a farmi notare mettendo in chiaro il fatto che io sarei stato disposto a rimanere lì tutta la notte finché non sarebbe scesa a parlare con me.
L'ombra che vedevo era quella di Victoria, ne ero sicuro.
Riconoscevo i suoi capelli mossi, le sue spalle, e quando si mise di profilo, ebbi la certezza che fosse lei, l'avrei riconosciuta tra mille.
Era Victoria...proprio la mia Vicky.
Aspettai ancora, finché non la vidi uscire dalla porta di ingresso.
Era in pigiama e completamente struccata, ed era bellissima...anche più del solito.
Corsi subito verso di lei, e inizialmente pensai anche che fosse felice di vedermi, ma mi sbagliavo.
Si stava comportando come tutti pensavano che lei fosse, ma io la conoscevo davvero.
La sua era solo una stupida recita.
Forse qualcun altro avrebbe potuto crederle, ma non io.
Ovviamente non esitai a farle notare che avevo capito il suo gioco, e come già mi aspettavo, lei negò tutto.
Voleva farmi credere di essere la ricca snob che tutti descrivevano, ma se pensava che io sarei caduto nella sua trappola, si sbagliava di grosso.
Nel frattempo lei non faceva altro che convincermi ad andare via, ma io non avevo nessuna intenzione di farlo.
Volevo restare lì.
Solo quando i suoi toni si calmarono un po' decisi di rifare l'errore che avevo fatto anche giorni prima: la baciai.
Era un bacio diverso dal solito, anche se uguale a quello che ci eravamo dati sotto le stelle: niente lingua...solo le nostre labbra che si muovevano.
Mi sentivo strano...era ancora quella strana sensazione.
Sentivo come formicolare gli arti, e avevo come la sensazione che nel mio stomaco si stesse muovendo qualcosa.
Non sapevo se mi sentivo bene, o se mi sentivo male.
Avevo solo molta paura.
Inizialmente Victoria ricambiò il mio bacio, ma durò pochi secondi, poi mi spinse via.
Prima mi invitò ad andare via, poi iniziò a tentare di convincermi che se l'avessi fatto sarebbe stato meglio per entrambi...che voleva che io stessi lontano da lei per il mio bene, ma si sbagliava.
Stavo male dal giorno in cui aveva deciso di scappare da me.
Stare lontano da lei non faceva altro che distruggermi lentamente.
Forse avevo anche già gli occhi lucidi per quanto stessi soffrendo in quel momento.
Soprattutto dopo ciò che le avevo sentito dire: aveva detto che non le importava né di me, né di ciò che provavo.
Aveva detto che mi odiava e che non voleva più vedermi.
Scoppiai improvvisamente a piangere come un bambino.
Per un momento sperai che anche lei si sentisse come mi stavo sentendo io, ma non potevo augurarle una cosa del genere.
Nonostante tutto...non se lo meritava.
Le volevo bene, tenevo a lei, e come già le avevo detto: le auguravo solo il meglio.
Volevo che lei fosse felice...anche se probabilmente io non lo sarei stato mai più.
Non mi diede nemmeno il tempo di aggiungere una parola.
Vederla andare via fu come ricevere una pugnalata.
Ero stato rifiutato dalla ragazza più importante della mia vita.
Faceva male...faceva davvero molto male.
Appena la vidi entrare in casa, io non ce la feci più a trattenermi: scoppiai a piangere come mai avevo fatto prima, tanto da dovermi sedere sull'erba.
Restai lì finché non fui di nuovo in grado di camminare senza singhiozzare.
Mi ci volle un po', ma ce la feci.
Quando mi alzai, mi ritrovai solo...senza sapere dove andare, o cosa fare.
Decisi di tornare in macchina, e lì avrei preso una decisione.
Ma appena entrai in auto, la prima cosa che feci, fu quella di telefonare a mia sorella nonostante fosse molto tardi.
"Ciao Mike...tutto bene? Dove sei? È da stamattina che non ti vedo..." Isabelle rispose subito con tono assonnato.
Probabilmente l'avevo svegliata.
"Sono...sono a Melbourne..." dissi cercando di nascondere il fatto che io stessi piangendo.
"Che cosa?! E non mi hai detto niente?! Almeno dimmi se hai trovato Victoria!" lei aveva ragione: non le avevo detto nulla.
Forse solo Ashton aveva intuito che sarei andato fino a lì, ma non potevo esserne certo.
"Sì ma...ma non è andata molto...b...bene...io..." balbettai a causa dei singhiozzi.
Ricominciai a piangere.
Mi sentivo un bambino isterico.
"In che senso? Dove sei adesso?" mia sorella sembrava preoccupata per me.
Lo era sempre.
"Sono...sono in macchina. Vicky mi ha detto cose orribili e...e ora...non...non so cosa fare..." non avrei mai potuto immaginare di dover chiedere consiglio a mia sorella che oltretutto era più piccola di me, ma ero disperato.
"Oh mio dio! Vai in un hotel! La carta di credito l'hai portata, vero?" non avevo pensato di andare in un hotel neanche in caso di rifiuto da parte di Victoria.
In realtà non avevo pensato a nulla.
Ma in quel momento le mie intenzioni erano ben diverse.
"Sì...ce l'ho ma...ma voglio tornare a casa adesso..." erano proprio quelle le mie intenzioni.
Prima partivo da lì, prima sarei arrivato a Sydney.
"Non sei nelle condizioni di farlo! Fammi il favore di cercare un posto dove dormire, ma stai attento amore mio..." a volte Isabelle mi faceva anche da madre, e in quel momento ne avevo davvero bisogno...
"Chi cazzo è quel pezzo di merda che chiami 'amore mio'?" improvvisamente sentii un'altra voce dall'altra parte del telefono.
Sembrava la voce di Ashton...doveva essere lui.
"Stai tranquillo. È mio fratello." rispose lei.
"Fammi vedere! Altrimenti mi troverò costretto a fare a pezzi qualcuno!" mi piaceva il modo in cui Ashton stava addosso a Isabelle.
Era ciò che volevo per lei...ciò che avevo sempre fatto anche io.
"Visto? È Michael. Sai che amo solo te." mi piaceva un po' meno il modo in cui parlava mia sorella.
Come poteva dire ad Ashton di amarlo se l'aveva appena conosciuto?
"Anche io, piccolina mia." rispose Ashton.
Poi sentii come uno schiocco.
Era chiaro che si stessero baciando, ed io non riuscivo a sopportarlo.
Se non li avessi fermati, probabilmente avrebbero fatto sesso dimenticandosi di me al telefono.
"Ash! Vacci piano!" tenetti a dire anche se non riuscivo a smettere di piangere.
"Tranquillo Mike. Tanto...tua sorella non me la dà." Ashton si mise a ridere sul fatto che un giorno si sarebbe scopato mia sorella, ma quello era davvero troppo per me.
"E continuerà così! Ti uccido, Ash!" anche io cercai di risultare il più scherzoso possibile, ma con scarsi risultati.
"Amore, vai avanti a dormire. Fammi parlare con Mike." a quel punto non sentii più la voce di Ashton.
Forse era tornato davvero a dormire, o forse Isabelle si era allontanata da lui.
"Mike...vai in un hotel, okay? Domani mattina tornerai solo se te la senti di guidare. Altrimenti resta in hotel anche qualche giorno in più. Sai che non ci sono problemi. E mangia! So che sono giorni che non mangi!" mi sembrava davvero di avere a che fare con una madre...non la mia ovviamente: a lei non importava di me.
"È tutto così difficile! Io...io non ce la faccio..." ammisi, cercando di asciugarmi le lacrime dagli occhi.
"Lo so. So quanto sia difficile tutto questo, ma tu sei forte, ed io lo so più di chiunque altro. Amore...credimi...passerà. Ora fai ciò che ti ho detto..." ancora una volta cercò di farmi sentire forte, e dovetti crederle se volevo andare avanti senza cedere.
"Va bene...grazie sorellina. Buonanotte..." non sapevo cos'altro dirle.
Ma per una volta avrei seguito il suo consiglio.
"Buonanotte. Scrivimi appena puoi. Ti amo." a quel punto, la telefonata con mia sorella terminò.
Aspettai qualche minuto prima di partire in cerca di un hotel, e quando lo feci, non ci misi molto a trovarne uno.
Mi andava bene anche alloggiare in un hotel a due o a tre stelle...o anche meno.
Non pretendevo nulla.
Mi accontentavo, e andava bene così.
Passai lì la notte, senza chiudere occhio per l'ennesima volta.
Mi sentivo sempre così stanco...e ormai non riuscivo più a dormire da quando...da quando mi ero allontanato da Victoria.
Era assurdo stare così male per una ragazza con cui nemmeno stavo insieme.
Non era la mia fidanzata, e nemmeno ci eravamo lasciati.
Eppure stavo male...tanto male.
Non riuscivo a smettere di pensare a lei.
Ma cosa mi stava succedendo?
Non mi era mai capitato nulla di simile.
Non avevo mai provato dei sentimenti così forti, e non avevo mai sofferto così tanto.
Inutile dire che non capivo cosa fosse...non capivo cosa significasse tutto ciò.
E ci pensai tutta la notte.
Per tutta la notte cercai di trovare una spiegazione a ogni cosa: ad ogni mio sentimento, ad ogni mia sensazione, o reazione...ma non riuscivo a spiegarmi perché io continuassi a sentirmi in quel modo.
Rimasi lì sdraiato su quel letto per ore, e lo stesso feci la mattina successiva.
Non mi importava di scendere a fare colazione: non avevo fame.
Non permisi nemmeno al servizio di pulizie dell'hotel di entrare.
Non volevo vedere nessuno.
Avevo solo bisogno di restare solo.
Dopo un po' mi arrivò una chiamata.
Sperai che fosse Victoria, ma ero un illuso a pensare che potesse essere lei.
"Chi rompe i coglioni?" risposi così solo perché sapevo che non fosse lei.
Solo una sua telefonata avrebbe potuto farmi cambiare umore.
"Mike, sono io. Ashton ed io vorremmo sapere se stai meglio..." era mia sorella, ed evidentemente c'era anche Ashton con lei.
"A quanto pare sto solo peggio...ma fra un'oretta o due partirò da qua. E tu, invece? Dove sei?" le chiesi guardando l'orario.
"Ehm...al college..." un difetto di mia sorella era quello di non saper affatto mentire.
"Sono le dieci e mezza! Mi stai chiamando durante la lezione?" era chiaro che non fosse realmente a lezione.
"Io..." Isabelle non sapeva cosa dire.
Era segno che io avessi ragione.
"Passami Ash..." volevo dire solo due parole ad Ashton, e mia sorella gli passò subito il cellulare.
"Ash, porta mia sorella al college. Se tu vuoi saltare le lezioni, fallo pure. Ma non coinvolgere anche lei. Per favore...non farmela diventare ribelle, altrimenti non la tengo più ferma..." non volevo nemmeno sapere dove fossero.
Chiedevo solo una cosa al mio migliore amico, ed era quella di badare a mia sorella.
"Sì...hai ragione. Scusa Mike...ora andiamo. Tu cerca di riprenderti, e scrivimi sia quando parti, sia quando arrivi qui, okay?" Ashton si scusò immediatamente.
Aveva capito di aver sbagliato.
"Okay. E voi mandatemi la vostra posizione quando arriverete al college. Vi controllo!" non ero arrabbiato...non avevo neanche la forza di esserlo.
A quel punto la telefonata terminò, ed io dovetti alzarmi.
Avevo bisogno di una doccia che forse durò un'ora intera.
Poi mi preparai per andare via.
Appena salii sulla mia auto, come promesso, mandai un messaggio ad Ashton.
*1:03 p.m.;
Ash, sto partendo adesso. Sarò a Sydney fra circa dieci ore.*
Le ore di viaggio reali dovevano essere circa otto, ma sapevo che mi sarei fermato più volte a causa dei troppi ricordi che mi avrebbero affollato la mente e distratto dalla strada.
Era successa la stessa cosa quando ero partito da Sydney, e il ritorno non sarebbe stato diverso.
Aspettai solo una risposta da parte di Ashton prima di partire.
Fortunatamente non tardò ad arrivare.
*1:08 p.m.; mittente: Ash;
Va bene, ma stai attento.*
In realtà aspettavo ciò che gli avevo chiesto di mandarmi, ma forse se ne era dimenticato.
*1:08 p.m.;
Ash...la posizione di entrambi...*
Non aspettavo altro.
Non mi fidavo molto di quei due.
Dopo qualche minuto mi arrivò la posizione di entrambi.
Erano veramente al college.
Sapevo che non potesse essere diversamente, anche perché Ashton non era molto bravo con la tecnologia e non sarebbe stato in grado di falsificare la loro posizione come sarei riuscito a farlo io.
Così, quando ebbi la certezza che mia sorella fosse a lezione, partii.
Come previsto, mi fermai parecchie volte e tutte le volte scoppiai in lacrime.
Mi sentivo sempre più debole e distrutto.
Forse avrei davvero dovuto mangiare qualcosa.
Così mi fermai per l'ennesima volta per andare in una trattoria.
Non mangiai molto, ma abbastanza per riprendere le forze che avevo perso.
Poi mi rimisi in viaggio.
Il viaggio più lungo che io avessi mai fatto con la mia auto...ma per Victoria ero disposto ad andare anche sulla luna.
Il tempo sembrava non passare mai, ma finalmente giunsi a destinazione.
Fermai la macchina vicino a casa mia, ma non ci sarei entrato.
Chiamai solo mia sorella nonostante fosse già mezzanotte.
"Finalmente Mike! Ti ho chiamato centinaia di volte! Ero preoccupata! Stai bene?" mi chiedevo il motivo per cui Isabelle fosse così preoccupata.
Sapeva che sarei arrivato molto tardi.
"Sai quanto è distante Melbourne da Sydney? Mi sono anche fermato a mangiare qualcosa durante il viaggio." mi giustificai.
"Scusa...è che...ho avuto paura. Non so perché, ma ero molto preoccupata. Ora dove sei? Possiamo vederci?" non capivo cosa intendesse dire, ma era normale che fosse un po' preoccupata per me.
"Stai tranquilla, sto bene. Tu sei a casa di Ash, vero?" ero certo che non fosse al college, altrimenti non mi avrebbe chiesto di vederla: il college era già chiuso.
"Ehm...io...Mike...io..." sorrisi sentendola parlare in quel modo.
Era spaventata da una mia possibile reazione negativa.
"Hey...è tutto a posto. Sono felice che tu sia con lui, piuttosto che da sola al college." confessai.
Ora che non c'era più Victoria in stanza con lei, non mi fidavo più a lasciarla da sola.
"Ehm...okay. Ma quindi...possiamo vederci anche adesso? Veniamo noi da te..." mi propose ancora.
"No! Voglio stare solo. Ho da fare..." non volevo vedere nessuno.
Stare da solo era la cosa migliore che potessi fare per il mio bene, e per il bene degli altri.
"Hai da fare? Mi prendi in giro? È mezzanotte e mezza! Cos'hai di meglio da fare?" la verità era che avevo davvero da fare, non sarei di certo andato a casa...
"Vado a bere qualcosa, okay? Qualche problema, per caso? Penso di essere grande abbastanza per fare quel cazzo che voglio! Tu resta con Ashton, e non rompere i coglioni a me! Addio!" improvvisamente sbottai solo per farla smettere di insistere.
Poi misi fine a quella telefonata senza nemmeno aspettare una sua risposta.
Volevo andare a bere per non pensare a tutto ciò che stavo passando.
Speravo funzionasse, anche se sapevo che la mattina dopo avrei vomitato anche l'anima.
Così misi in moto la macchina e andai in un bar...il più distante possibile da casa.
Non volevo andare in quello in cui andavo sempre con Victoria.
Lì c'erano troppi ricordi...
"Il più forte che avete, per favore..." appena entrai e mi sedetti lì, chiesi subito un drink al ragazzo dietro al bancone.
Bevvi quel drink velocemente, ed era davvero forte, tanto che mi bruciava la gola, ma non mi importava.
Ne presi altri tre, dopodiché mi alzai e andai in bagno.
Non stavo male, volevo solo guardarmi allo specchio per vedere come mi ero ridotto.
Avevo un aspetto orribile, e tutto per una ragazza a cui non importava nulla di me.
Non riuscivo a smettere di piangere...ma nulla cambiò, perché quando uscii dal bagno tornai al bancone del bar e ricominciai a bere.
Altri drink...altri shottini...finché non cominciai a non capire più nulla.
Vedevo sfocato, la testa mi girava davvero forte, e avevo anche la nausea.
Forse era il caso di smettere di bere almeno per quella sera.
Presi solo l'ultimo shot prima di andare via.
Non potevo di certo restare lì, ma a casa non ci volevo tornare.
Forse un giro mi avrebbe fatto bene.
Se solo fossi stato in grado di ragionare!
Così mi misi al volante.
Non riuscivo a vedere nulla.
Vedevo la strada tutta sfocata.
E il fatto che mi girasse la testa non aiutò affatto.
Cercai di andare dritto, nella speranza che a quell'ora sulle strade non ci fosse nessuno.
Ma purtroppo non riuscivo a vedere nemmeno quello.
Non sapevo dove stavo andando, non sapevo nemmeno se fossi nella corsia giusta della strada.
In realtà non riuscivo neanche a ricordare la strada di casa, perché forse era lì che avrei dovuto andare.
Mi strofinavo gli occhi in continuazione, ma la vista sembrava peggiorare.
Finché non sentii un forte rumore...un potente impatto...poi non riuscii più a vedere nulla.
Non riuscivo più a muovere il mio corpo, e non capivo cosa fosse successo.
Era come un incubo da cui non riuscivo a svegliarmi.
Perché non riuscivo ad aprire gli occhi?
Ero come intrappolato in una strana dimensione.
Era come se stessi dormendo, ma non stavo dormendo.
Sentivo solo la mia voce nella mia testa.
Ma cos'era tutto quello?
Perché non riuscivo a muovermi?
Perché non riuscivo ad aprire gli occhi?
Dove mi trovavo?
Per un attimo pensai di essere morto.
Era tutto così strano.
Fuori c'era un assoluto silenzio, quasi spaventoso.
Potevo sentire solo una voce dentro di me...ed era la mia.
Forse presto non sarei più riuscito neanche a sentire la mia voce.
Tutto diventava sempre più silenzioso e scuro.
Poi il buio più totale.
Tutto si era spento.
Tutto era finito.
Forse ora stavo anche meglio.
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Forbidden Love 2 // 5sos
FanfictionOrmai le cose stavano cambiando...io stavo cambiando. Pensavo non potesse accadere, ma forse mi sbagliavo. Dovevo solo capire quale fosse la causa di tutto questo, e non sarebbe stato facile, perché non lo sapevo nemmeno io, e probabilmente non l'av...