Victoria's pov
"Sono a casa!" urlai aprendo la porta di casa mia.
Era sbagliato sentire ancora quel senso di felicità per tutto ciò che era successo durante la giornata?
Non riuscivo ad essere del tutto giù di morale nonostante fossi tornata a casa dopo tanto tempo.
"Era ora! Ti sembra l'ora di arrivare?" mia madre parlò dalla cucina senza neanche venire verso di me...senza neanche guardarmi in faccia.
Beh...la serata cominciava davvero bene.
"Cosa ci posso fare se la gara è finita adesso?" mentii sapendo che loro non potevano conoscere la verità.
E poi...ero arrivata solo mezz'ora dopo...forse un po' di più.
"È meglio se lasciamo perdere. E comunque Luke e Jenna sono passati poco fa a chiedere di te. Fai una telefonata ad entrambi prima di venire a tavola." continuò lei.
Ovviamente feci ciò che mi aveva detto di fare, ma non perché me l'aveva chiesto mia madre, ma solo perché meno stavo con i miei genitori, meglio era per tutti.
Così andai subito in camera mia, e mi buttai sul letto.
Certo che mi era mancata quella stanza!
Mi guardavo intorno mentre telefonavo a Luke.
Stavo quasi per perdermi tra i miei pensieri, finché Luke finalmente rispose.
"Vicky! Come stai? Com'è andata la gara?" Luke rispose al telefono non lasciandomi nemmeno il tempo di parlare.
Iniziò subito con le sue solite e infinite domande.
"Hey! Siamo arrivate seconde! È stata una cosa troppo emozionante, non puoi immaginare quanto! E tu, invece? Come stai? Cosa stavi facendo di bello?" spiegai velocemente, poi cambiai discorso.
Avrei preferito parlare di lui, e non di me.
"Oh mio dio! Bravissime! Non posso credere che la mia sorellina ora sia campionessa nazionale!" anche Luke si complimentò con noi, anche se lui, a differenza di Michael, parlava al plurale.
Michael invece parlava sempre al singolare, come se solo io facessi parte della squadra, come se le altre nemmeno esistessero.
"Grazie Lukey. Comunque non hai ancora risposto alle mie domande. Dove sei adesso?" ancora una volta cercai di cambiare discorso, e forse quella volta funzionò.
"Adesso sono fuori con Jen. La sto portando a cena. Non so se i tuoi genitori te l'hanno detto, ma siamo passati da casa tua circa mezz'ora fa. Ma dov'eri? La gara era già finita da un pezzo..." solo ora capivo il motivo per cui mia madre non mi avesse creduto quando le avevo detto che la gara era appena finita.
Probabilmente lui le aveva detto ingenuamente la verità.
"Lo so, Luke! Ero fuori con Michael, e avrei preferito stare fuori con lui. Invece sono qua. Mia madre ha già rotto i coglioni perché sono arrivata adesso..." non potei fare a meno di parlarne con il mio migliore amico.
Dovevo dirglielo.
"Scusa...è colpa mia. Le ho detto io che la gara era già finita, ma mi è venuto spontaneo dirlo...non l'ho fatto apposta, dico davvero! Ma...i tuoi non sanno di Michael, vero?" immaginavo che fosse stato Luke a dirlo a mia madre, ma non potevo prendermela con lui, e non l'avrei fatto.
"Stai tranquillo...non importa. Tanto si sarebbero incazzati con me senza motivo in ogni caso. Comunque non sanno niente di lui e devono continuare a non sapere niente." risposi sospirando, e pensando a cosa sarebbe successo se l'avessero saputo.
"Mi dispiace, Vicky..." era evidente che lui non sapesse cosa dire, e onestamente nemmeno io lo sapevo.
"Non importa. Preferisco non parlarne..." cambiare discorso sarebbe stata la cosa migliore, altrimenti il mio umore sarebbe peggiorato ulteriormente.
Non potevo essere giù di morale...non quel giorno.
"Sì...hai ragione. Parliamo della tua splendida gara, piuttosto." Luke cercò di confortarmi, ma era inutile.
"Lukey, ti ringrazio. Ma credo che sia meglio che tu torni da Jenna. È la vostra serata, quindi vai." non volevo intromettermi, e non volevo essere d'intralcio tra loro.
Sapevo questo a Luke facesse piacere confortarmi, ma sapevo che avrebbe preferito stare con la sua ragazza, ed era giusto così.
"Sicura? Se hai bisogno di parlare puoi farlo. Jenna lo sa..." lui insistette, ma ancora una volta, io mi trovai costretta a rifiutare.
"No Lukey. Ora devo andare. Ci sentiamo, okay? Buona serata, e salutami anche Jenna." a quel punto misi fine alla telefonata per il bene di entrambi.
Ebbi solo il tempo di farmi una doccia, lavarmi i capelli, asciugarli, e cambiarmi i vestiti.
Ora non mi restava altro da fare se non tornare in cucina e iniziare quella dannata cena, con la speranza che tutto ciò finisse in fretta.
Quando arrivai al piano di sotto, la cena non era ancora pronta, così mi sedetti sul divano dove era seduto mio padre.
"Allora? Com'è andata la gara?" mi chiese.
Almeno qualcuno faceva anche solo finta di interessarsi a me...ma non dissi nulla a riguardo.
Dissi solo il risultato della gara...nulla di più.
"Bravissima tesoro! Vi siete meritate quel secondo posto." mio padre accennò un sorriso, e sembrava felice per me, ma non potevo averne la certezza.
Mio padre era sempre stato l'unico che ogni tanto si interessava a me.
Sicuramente molto più di mia madre...e non ci voleva molto in realtà.
"La cena è pronta!" fortunatamente, in quel momento mia madre ci chiamò per la cena.
Almeno non avrei dovuto continuare quella conversazione.
Quando la cena iniziò, mi sentii completamente esclusa dai loro discorsi.
Come al solito si erano messi a parlare di lavoro, ed io nemmeno ascoltai.
Tornai a pensare a quanto avrei voluto essere fuori a cena con Michael...a quanto avrei voluto andare in giro per le sale giochi del centro insieme a lui.
Una sera senza il mio migliore amico non era di certo la fine del mondo, ma mi mancava, e non succedeva quasi mai.
Per distrarmi presi in mano il cellulare vagando da social a social.
Lo feci nonostante fossimo a tavola.
Non ero solita usare in cellulare durante una cena di famiglia, ma cos'altro potevo fare?
"Victoria? Potresti mettere via il cellulare, per favore?" subito mio padre mi rimproverò, ma se davvero pensava che mi importasse del suo giudizio, si sbagliava di grosso.
"E voi potete smetterla di parlare di lavoro, per favore?" replicai con tono poco gentile, alzando a malapena lo sguardo dal cellulare.
"Piuttosto ascolta! Un giorno queste cose serviranno anche a te." intervenne poi mia madre.
Sapevo che avesse ragione, ma per una volta potevano benissimo evitare di parlare di lavoro.
Potevano almeno rivolgermi la parola, chiedermi com'era andata la giornata, qual era stato il risultato della gara...e invece no!
A loro non importava.
Mia madre non mi aveva chiesto nulla a riguardo.
"Ma quel giorno non è oggi! Sono secoli che non mi vedete, e il vostro lavoro è tutto ciò di cui volete parlare con me? State scherzando?!" non riuscii più a trattenermi...non riuscii a non alzare la voce con loro.
"Non parliamo con te, è vero...ma di cose che riguardano anche te! Se non fosse per il nostro lavoro, tu non saresti chi sei adesso!" beh, almeno sapevo chi ringraziare per la vita di merda che avevo.
La cosa peggiore era che si vantavano di ciò che avevano creato.
"Allora vi avrei preferito senza questo lavoro! Vi rendete conto che non mi considerate nemmeno? Se per voi sono solo i soldi che contano, allora che cosa ci faccio io qui?!" a volte mi chiedevo con che criterio avessero preso la decisione di mettere al mondo una figlia.
Forse per avere un erede?
Non di certo per amarmi come dei genitori avrebbero dovuto fare.
"Non permetterti di parlarci in questo modo!" ormai entrambi erano contro di me.
Non c'era da stupirsi...lo erano sempre stati.
"E come dovrei parlarvi, allora? Dovrei forse ringraziarvi per non avermi mai mostrato un minimo di affetto?" alzai ancora la voce per far capire loro quanta rabbia avessi dentro.
Non ne potevo più di tenere tutte quelle cose per me.
Era davvero troppo!
"Questo non è affatto vero! Lo sai benissimo che non è così!" ero anche stanca delle loro menzogne.
Negavano continuamente l'evidenza.
"Se non fosse così, mi avreste almeno chiesto se stavo bene, o come sta andando al college, o...almeno come è andata la gara che ho fatto oggi! Sapevate che era una finale nazionale? Ah, no...scusate...non potevate saperlo...forse perché non ve n'è mai importato nulla di me!" mi veniva solo da piangere, ma non l'avrei fatto davanti a loro.
Avrei voluto urlare, spaccare tutto...avrei solo voluto essere capita.
"Perché dovrei chiederti di una stupida ed inutile gara?! Una semplice garetta nazionale come quella! Ci sono cose più importanti di sciocchezze come quella!" non mi ero mai sentita così umiliata in vita mia.
Ero così felice di aver vinto quella gara...ma mia madre mi aveva spento tutto quell'entusiasmo che provavo.
Come al solito...
"Questo dimostra che non te ne frega un cazzo di me! Ti importa solo dei soldi! Tanto...la cogliona che ci rimette sono sempre e solo io! E comunque non era una garetta stupida ed inutile come dici te! E anche se lo fosse stata, non è così che si tratta una figlia! Mi sono rotta il cazzo di tutto questo! Andatevene semplicemente a fanculo!" a quel punto mi alzai sbattendo le mani sul tavolo.
Lanciai uno sguardo ad entrambi i miei genitori, e poi uscii di casa sbattendo forte la porta.
Non sapevo dove andare.
Volevo solo restare sola.
Il primo posto che mi venne in mente fu proprio il parco.
Andavo sempre lì quando qualcosa non andava.
Era come un rifugio per me, e non mi importava quanto fosse buio, o quanto fosse tardi.
Volevo solo restare lì da sola nel punto esatto in cui avevo incontrato Michael per la prima volta.
Ormai era come un posto speciale.
Un luogo in cui era nato un bellissimo rapporto.
Un luogo testimone di mille lacrime causate soprattutto dalla mia famiglia...se così si poteva considerare.
Quando arrivai lì, mi sdraiai sull'erba e accesi la musica sul mio cellulare.
La musica era ad un volume piuttosto basso, e faceva solo da sottofondo a tutto quello schifo.
Non sapevo per quanto tempo rimasi lì a fissare il cielo e a cercare di smettere di piangere...forse passò un'ora.
Poi mi misi seduta, portai le ginocchia al petto, e ci appoggiai la testa sopra.
Inutile dire che le lacrime non facevano altro che aumentare, ed io non facevo altro che chiedermi perché tutto ciò dovesse capitare proprio a me.
Odiavo la mia vita...e nessuno mi avrebbe mai capita davvero.
Non sapevo cosa fare se non...
"Vicky! Oh cazzo! Cos'è successo?" improvvisamente sentii qualcuno correre verso di me, per poi mettermi subito una mano sulla schiena.
Alzai un po' la testa anche se era inutile: le lacrime mi offuscavamo la vista, ma non avevo bisogno di guardare per capire chi fosse.
Avrei riconosciuto quella voce ovunque.
Anche tra milioni di persone avrei riconosciuto la voce di Michael.
"Vicky...cosa ci fai qui a quest'ora? Perché stai piangendo? Mi stai facendo preoccupare..." Michael andò avanti a farmi domande, in quanto io continuassi a non rispondere.
"Okay...se non vuoi parlarne, lo capisco. E comunque ho tutta la sera libera, e sono disposto a stare qui con te finché non ti sentirai meglio." lui mi confortò, e toccandomi i capelli e ogni tanto anche la schiena, mi fece capire che sarebbe rimasto davvero lì con me.
Avrei voluto dirgli qualcosa, o almeno ringraziarlo, ma i continui singhiozzi mi impedivano di farlo.
Riuscii solo ad appoggiare la testa sulla sua spalla, in modo che lui potesse abbracciarmi.
Solo così riuscii a smettere di piangere, ma ci misi un po'...
"Grazie Mikey..." fu la prima cosa che dissi appena riuscii a parlare nuovamente.
"Non c'è bisogno che tu mi ringrazi." lui sorrise continuando ad accarezzarmi la schiena.
"Come mai sei qui al parco?" avrei tanto voluto sapere perché fosse lì.
Era stata davvero una fortuna incontrarlo.
"Ogni tanto vengo qui e mi faccio un giro. Lo sai che mi rilassa..." effettivamente lo sapevo.
Infatti, spesso andavo lì con lui a passare la serata.
"E tu, invece? Cosa ci fai qui?" continuò, forse approfittando del fatto che mi fossi calmata un po' per sapere cosa fosse successo.
Qualcosa mi portava ad essere sempre sincera con lui, quindi cominciai a parlare.
"Volevo evadere da quel posto di merda per non tornarci mai più. I miei mi odiano..." confessai, cercando ancora una volta di trattenere le lacrime.
"Perché dici questo? Io non credo che..." Michael iniziò.
Era chiaro che non capisse...
"A loro importa solo dei soldi! Non mi hanno nemmeno chiesto come stavo, nemmeno di come è andata la gara. E come al solito la loro giustificazione è stata: 'E quindi? È solo una garetta del cazzo.'! Questo non è normale, Michael...non è normale! Io voglio solo avere una famiglia...sentirmi amata...ma non è mai successo! Desidererei solo che qualcuno dicesse di essere orgoglioso di me, che sarebbe disposto a starmi vicino qualunque cosa accada, e...e non penso di chiedere troppo, ma a quanto pare è così che deve essere la mia vita: una merda totale..." non riuscii più a trattenere le lacrime.
Ricominciai a piangere, ma quella volta non mi stavo più nascondendo.
"Posso essere io quel qualcuno...se tu me lo permetti." notai solo che la voce di Michael fosse spezzata, poi si asciugò gli occhi.
Stava piangendo anche lui...o era solo una mia impressione?
"Che...che cosa intendi dire?" non capivo dove volesse arrivare, ma improvvisamente si alzò prendendomi per mano.
"Vieni! Ti faccio vedere!" io mi alzai titubante.
Ne capivo sempre meno.
"Cosa vuoi farmi vedere?" in quel momento riuscii anche a sorridere un po' per il fatto che Michael mi stesse letteralmente trascinando via.
"Lo vedrai. È un posto...diciamo speciale..." speravo sapesse dove stavamo andando in quanto fossimo appena arrivati alla base di una collina da cui iniziava un fitto bosco.
"Mi stai portando nel bosco per uccidermi? O per qualche strano rito satanico?" scherzai, anche se dovevo ammettere che un po' di paura ce l'avevo...
"Certo che ne hai di fantasia! Anche se...in effetti potrei pensare di ucciderti. Ma non questa volta, mi dispiace..." lui rimase al gioco, ma non era affatto rassicurante quel posto.
Fortunatamente, dopo pochi metri il bosco cominciava a farsi sempre meno fitto, finché arrivammo in punto in cui il bosco si apriva creando una specie di radura semicircolare circondata da alberi, e davanti a noi, dove la vegetazione era meno fitta, si poteva scorgere tutta la città.
Eravamo parecchio in alto.
Non pensavo che a Sydney potesse esserci un luogo così meraviglioso come quello.
Era tutto così naturale ed incontaminato.
Una sorta di paradiso terrestre.
Non avevo mai viso nulla di simile.
"Ti piace?" lui si fermò mettendosi davanti a me e prendendomi entrambe le mani.
"Come hai scoperto questo posto? È bellissimo! Davvero...io...non so cosa dire. È stupendo!" non avevo parole per descrivere quel luogo.
Non facevo altro che guardarmi intorno sorridendo.
Per un po' mi dimenticai del motivo per cui avessi pianto fino a poco prima.
E dovevo solo ringraziare Michael per questo.
"L'ho scoperto molti anni fa. Mi ricordo di essere scappato di casa perché i miei genitori litigavano, e quando sono venuto qui al parco...ho cominciato ad esplorare, finché non sono arrivato qui. Da quel giorno, questo posto è diventato come il mio rifugio segreto..." Michael parlò guardandomi negli occhi, come se volesse farmi capire cosa avesse provato...e anche cosa stesse provando in quel momento.
"È semplicemente bellissimo..." l'avevo già ripetuto più volte, ma era la verità.
"Non hai ancora guardato in alto..." Michael si spostò da davanti per farmi guardare meglio il cielo.
Rimasi ancora più stupita nel vedere la luna, le stelle e e tutte le costellazioni...così chiaramente e così luminose.
Sembrava tutto così vicino...e non fui in grado di dire nulla se non un semplice 'wow'.
"Dai, vieni a sederti." a quel punto, Michael ed io andammo a sederci sull'erba fresca.
Quasi mi dispiaceva schiacciarla e rovinare quel paradiso, ma lo feci lo stesso.
"Ah! Quasi dimenticavo! Chiudi gli occhi." improvvisamente si voltò verso di me.
Sembrava agitato...o in ansia per qualcosa.
"Perché dovrei farlo? Devo avere paura?" scherzai facendo ridere anche lui.
"No cazzo! Fallo e basta!" feci ciò che mi aveva detto, ma era come se ad occhi chiusi mi sentissi a disagio...come se non sapessi più come comportarmi.
Sentii solo uno strano rumore, poi qualcosa di gelido e metallico sul petto.
Ma cos'era?!
"Ora puoi riaprire gli occhi..." quando riaprii gli occhi guardai subito cosa fosse quell'oggetto freddo che Michael mi aveva messo al collo.
Era una collana.
Sembrava fatta di tanti piccoli diamanti, e rappresentava una grande mezzaluna con una stellina che pendeva al centro.
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Forbidden Love 2 // 5sos
FanfictionOrmai le cose stavano cambiando...io stavo cambiando. Pensavo non potesse accadere, ma forse mi sbagliavo. Dovevo solo capire quale fosse la causa di tutto questo, e non sarebbe stato facile, perché non lo sapevo nemmeno io, e probabilmente non l'av...