CAPITOLO 83

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Grace's pov
Ormai era troppo tempo che avevo lasciato la squadra, ma avevo i miei buoni motivi per farlo, e finalmente era arrivato il momento di parlarne almeno con Victoria.
Aveva il diritto di saperlo in quanto fosse anche la mia migliore amica.
Infatti, quel pomeriggio la invitai a casa mia.
Avevamo molto di cui parlare.
"Allora...ehm...come va con Mike?" le chiesi appena arrivammo e ci sedemmo sul divano.
"Va tutto benissimo, ma non è di questo che dobbiamo parlare, giusto?" il mio era stato solo un modo per non andare dritta al punto, ma lei non voleva sentire altro se non l'argomento principale.
"Già...dobbiamo parlare del motivo per cui ho lasciato la squadra..." dissi abbassando lo sguardo.
Sapevo anche che fosse inutile girarci intorno: prima o poi l'avrebbe scoperto comunque.
"Esatto! E sappi che sono ancora molto arrabbiata con te per averci lasciate così..." Victoria non mi aveva mai perdonato, ma se avesse sentito le mie ragioni, avrebbe cambiato idea.
"Lo so, ma...vieni in camera mia! Devo farti vedere delle cose." a quel punto la trascinai al piano superiore.
Non avevo nemmeno il coraggio di guardarla negli occhi.
Ero solo...un po' spaventata.
Così, quando lei si sedette sul mio letto, io mi tolsi la maglietta.
"Allora? Non noti nulla di strano?" volevo che fosse lei a capirlo, perché io non avrei saputo come dire la verità.
"Ehm...ti sono cresciute le tette?" rispose lei scherzando e mettendosi a ridere.
Era evidente che non capiva.
"Quanto sei scema..." anche io mi misi a ridere perché Victoria era fatta così: trovava sempre il lato divertente di ogni cosa...o forse davvero non aveva capito.
Così andai ad aprire un cassetto del comodino di fianco al mio letto, presi in mano un astuccio e lo svuotai dov'era seduta lei.
"Oh cazzo! Questo significa che..." iniziò lei.
"Sì Vic...sono incinta. È per questo che mi sono trovata costretta a lasciare la squadra. Ho dovuto farlo..." Victoria non faceva altro che guardare tutti quei test di gravidanza che le avevo dato: erano tutti positivi.
"Quindi...questa pancetta che si vede...è proprio lui: vostro figlio..." non se lo aspettava affatto, e subito si alzò venendo verso di me e appoggiando delicatamente una mano sul mio ventre.
"Di quanti mesi è?" aggiunse lei.
"Di cinque mesi. Evidentemente non me ne sono accorta subito. Ma...sono così felice che finalmente Cal ed io siamo riusciti ad ottenere ciò che volevamo!" avevamo fatto centinaia di visite per cercare di capire quale fosse il problema per cui non riuscissi a rimanere incinta, e finalmente era successo.
"Wow! Grace, sono così felice per te, e...e...scusa...è che..." improvvisamente Victoria scoppiò a piangere e si sedette sul letto coprendosi il viso con le mani.
"Hey...va tutto bene?" le domandai precipitandomi da lei.
"Scusa...mi è solo tornato in mente quando..." non riusciva nemmeno a parlare a causa dei singhiozzi, ed io capivo benissimo.
"Lo so Vic...fa male, ed io lo capisco. Tu hai perso tuo figlio, ed io non riuscivo ad averne uno, quindi...so casa si prova, e so che non sei l'unica a starci male. Non ti eri accorta di essere incinta, e a volte può capitare...ma se volete riprovarci, potete farlo! Quello che è successo è stato solo un caso! Non è stato un punto di fine! Fa male pensarci, e potresti aver paura che tutto ciò accada di nuovo, ma quando meno ve lo aspettate potrebbe arrivare se voi lo volete. Dovete solo pensarci molto bene prima di fare questo grande passo, perché un bambino è una responsabilità molto grossa e impegnativa. Forse è meglio che voi ne siate sicuri al cento per cento prima di riprovare. Ma se lo volete, arriverà. Dico davvero..." cercai di farla sentire meglio, e speravo di riuscirci.
Ciò che più mi preoccupava era che lei e Michael non avessero mai voluto veramente avere un figlio: era solo capitato per caso.
Ma sarebbero davvero stati pronti ad affrontare tale responsabilità?
Probabilmente non ci avevano mai pensato davvero, e probabilmente non ne avevano neanche mai discusso.
Al contrario, Calum ed io ne avevamo parlato molto ed eravamo sicuri di ciò che volevamo.
Eravamo pronti a prenderci ogni responsabilità, e un figlio ci avrebbe anche unito di più.
Saremmo finalmente stati una vera famiglia.
Forse...Calum mi avrebbe anche fatto la grande proposta: quella di stare con lui per tutta la vita.
Volevo diventare sua moglie, e non ci importava se gli altri dicevano che fosse troppo presto e che stavamo insieme solo da un anno e qualche mese.
Ma ormai eravamo grandi abbastanza da sapere cosa volevamo, e noi volevamo una famiglia insieme.
"Grace...non preoccuparti per me. A me...passerà. Fa solo male pensarci, ma non importa. Questo è il tuo momento, ed io non voglio rovinare questo tuo momento di felicità." lei si asciugò subito le lacrime fingendo che tutto andasse bene...anche se sapevo che non fosse così.
Non dissi nulla per non farla soffrire ulteriormente.
"Comunque...l'hai già detto a Cal?" mi chiese Victoria dopo un po'.
"Ehm...io...non ancora..." abbassai lo sguardo perché quasi mi vergognavo.
Non ne avevo nemmeno parlato con il mio ragazzo.
Non ero stata in grado di dirgli che finalmente ero incinta.
"Che cosa?! E...e lui non si è accorto di nulla? Com'è possibile?" Victoria sembrava stupita, e chiunque lo sarebbe stato.
"Non so come dirglielo...fin'ora ho solo evitato che se ne accorgesse: non mi sono più tolta la maglietta...non mi sono fatta toccare..." avevo davvero fatto di tutto perché Calum non si accorgesse di nulla e ci ero riuscita anche se spesso lui mi chiedeva il motivo per cui io lo facessi.
"Vuoi dire che...per cinque mesi non avete fatto più nulla? Niente sesso...niente coccole a letto...niente di niente?!" domandò lei guardandomi perplessa.
Aveva ragione.
Tutto ciò sarebbe stato ridicolo.
"No...no, non sto dicendo questo. L'abbiamo fatto comunque in questi cinque mesi! La pancia ha cominciato a diventare un po' più tonda solo nelle ultime settimane. In ogni caso...ho solo evitato di togliermi la maglietta davanti a lui." avevo la fortuna di riuscire ancora a nascondere la pancia perché non era ancora tanto grossa.
Era solo un po' sporgente, ma non più di tanto.
"Capisco...comunque dovresti dirglielo. Non so perché continui a nasconderglielo se tanto è una cosa che volevate entrambi..." non poteva neanche immaginare quanto fosse difficile dirlo apertamente, ma non era solo quello...
"Volevo farlo in un modo speciale...come fanno nei film d'amore. Sai che sono romantica..." la verità era che volevo organizzare qualcosa di carino...qualcosa che facesse commuovere il mio Calum.
Ma fino a quel momento non mi era venuto in mente proprio nulla.
"Hai qualche ecografia da fare in questo periodo?" continuò lei.
"Ehm...sì, ce l'ho proprio oggi sul tardo pomeriggio. Ma perché me lo chiedi?" non capivo dove volesse arrivare, ma qualcosa mi diceva che lei aveva un'idea.
"Perché non lo porti con te senza dirgli dove stare andando? Al momento dell'ecografia capirà tutto." come al solito, le sue idee erano sempre geniali.
Beh...si poteva fare.
"È che...ho paura..." era stupido avere paura, ma era così che mi sentivo, ed io non potevo farci nulla.
"Non rompere i coglioni! Fai come ti ho detto! Non puoi avere paura! Lui non vede l'ora di avere un figlio con te! Lo sai!" già...lo sapevo.
Sapevo che Calum sarebbe stato felice, ma continuavo ad essere spaventata.
"Va bene...va bene! Ora lo chiamo." alla fine cedetti e chiamai Calum per chiedergli se fosse libero quel pomeriggio.
Subito mi rispose dicendomi che non vedeva l'ora di vedermi, e in fondo lo sapevo che per me sarebbe sempre stato libero.
"Ti va di accompagnarci?" Calum ed io ancora non avevamo la patente, e ovviamente nemmeno una macchina.
Forse prima o poi ci saremmo decisi ad iscriverci.
"Scusa, ma oggi devo andare a cena con Michael e suo padre...non voglio nemmeno immaginare cosa mi aspetta..." lei rifiutò la mia proposta alzando gli occhi al cielo.
Sapevo che non andava d'accordo con la famiglia di Michael ed io la capivo perché avevo lo stesso problema: la famiglia di Calum nemmeno sapeva di me.
In ogni caso, scrissi subito ad Ashton: sarebbe stato lui ad accompagnarci.
"Non avevi detto che suo padre ti adorava?" sapevo che anche se il loro rapporto non era dei migliori, almeno il padre di Michael aveva accettato la relazione che suo figlio aveva con Victoria, e ne era anche felice.
"Sì ma...comunque non sarò mai accettata nella loro famiglia. Sua madre nemmeno mi può vedere da quanto mi odia..." sembrava che ormai lei ci avesse fatto l'abitudine.
Non sembrava nemmeno dispiaciuta...probabilmente perché ormai ci aveva rinunciato.
Era così, e basta.
"Prima o poi se ne farà una ragione." non sapevo cos'altro dirle, ma pensavo che un giorno la madre di Michael si sarebbe rassegnata all'idea di vedere suo figlio fidanzato con una Brooks.
"Bah...io non credo..." commentò lei.
A quel punto decidemmo di non parlarne più.
Restammo insieme per tutto il pomeriggio come avevamo sempre fatto, poi lei se ne andò perché doveva prepararsi per andare a cena, ma io rimasi lì ad aspettare Calum che fu puntuale come sempre.
"Ciao amore! Come va?" appena gli aprii la porta, lui venne verso di me con un enorme sorriso e mi baciò.
"Benissimo!" risposi.
"Comunque non staremo in casa perché ti devo portare in un posto. Ho già chiamato Ash: ci porterà lui." ero già emozionata all'idea di dirgli la verità.
Non vedevo l'ora di vedere la sua reazione.
"Addirittura? Dove vuoi portarmi?" era evidentemente curioso, ma io non avrei fiatato a riguardo.
Volevo che fosse una sorpresa.
"Diciamo che...è una cosa che volevi accadesse da tanto tempo." non avrei aggiunto altro.
Stavo già dicendo troppo.
"Oh mio dio! Katy Perry viene in città per un concerto?" sapevo della sua ossessione per Katy Perry, ma lui sembrava più emozionato per quello che per qualsiasi altra cosa.
"No...cretino! È molto meglio! Stai zitto e vedrai." gli dissi mettendomi a ridere.
Lui decise di non provare neanche più ad indovinare, e nel frattempo Ashton arrivò, ci salutò calorosamente, e gli diedi l'indirizzo dove ci avrebbe dovuto portare.
Non avevo detto nulla nemmeno a lui.
"Ash? Tu ne sai qualcosa?" dopo un po', Calum chiese informazioni ad Ashton.
"No...Grace mi ha solo detto che dovevo accompagnarvi e che aveva bisogno anche di me..." avevo davvero bisogno anche di lui.
Ashton sarebbe stato 'lo zio' della creatura che portavo in grembo.
"La smettete di fare domande?! Quando arriveremo vedrete!" li zittii immediatamente, forse perché se avessero continuato a lanciare ipotesi, prima o poi avrebbero indovinato.
Così, nessuno parlò più finché non arrivammo a destinazione.
"Ma che posto è questo? Una clinica? È successo qualcosa?" Calum fu il primo a parlare non capendo assolutamente nulla, ma era meglio così.
Io non risposi, e subito andammo ad accomodarci in sala d'aspetto.
"Grace Russell?" in quel momento arrivò una dottoressa che mi chiamò, ed io scattai in piedi.
Non vedevo l'ora...
"Benissimo, porti pure chi vuole. Seguitemi." continuò vedendo che fossimo in tre.
Così la seguimmo all'interno dell'ambulatorio, mentre Calum e Ashton si guardavano intorno confusi.
"Si sdrai pure e scopra la pancia." appena la dottoressa pronunciò quella frase, Calum si sedette sulla prima sedia che trovò lì e scoppiò a piangere prendendosi il viso tra le mani.
"Oh mio dio...amore, tu sei...incinta?! Io...non ci posso credere! Perché non me l'hai detto prima?!" Calum continuava a singhiozzare, ma sorrideva ed era evidente che fosse felice.
"Hey...va tutto bene? Vuole che le porto un bicchiere d'acqua?" la dottoressa si accorse subito della situazione.
"S...sì, grazie. Mi scusi...è che...sono così emozionato! Io...io non posso credere che diventerò padre! Aspettavamo questo momento da troppo tempo...e...e..." lui si giustificò, e la dottoressa sorrise appoggiandogli una mano sulla spalla.
"Non si preoccupi. Capita spesso, soprattutto alla prima ecografia. Ora siete pronti a vedere per la prima volta il piccolo?" intanto lei portò dell'acqua al mio ragazzo, e lo rassicurò.
Ashton invece rimase lì in piedi senza dire nulla.
Potei solo vedere i suoi occhi lucidi.
Detto questo, la dottoressa mi mise del gel sulla pancia, poi iniziò a muovere lo strumento premendo in alcuni punti.
"Ecco! Qui si può già vedere il viso..." disse lei.
"Amore, guarda! È bellissimo..." dissi facendo scendere qualche lacrima dai miei occhi.
Calum mi prese per mano e sorrise guardando il monitor.
"Volete sapere il sesso del bambino? È girato in modo tale da essere già visibile..." Calum ed io ci guardammo per cercare una risposta.
"Sì! Sì! Sì!" fu Ashton a rispondere, e tutti noi scoppiammo a ridere.
"Ehm...scusate. Decidete voi..." beh...forse aveva ragione: ormai eravamo lì...tanto valeva saperlo.
Così, Calum ed io accettammo e dopo poco la dottoressa ci disse che era una femminuccia.
"Wow! Che bello! Ci speravo! Sarò zio di una piccola Hood!" Ashton esultò commuovendosi.
Tutti loro speravano in una femmina, ma per me era uguale: a me bastava avere un figlio sano e forte.
"Io...io non so che dire. Di quanti mesi è? Manca tanto? Non vedo l'ora di vedere questo piccolo scricciolo." Calum non aveva davvero parole, ed io ero felice di vederlo così commosso davanti al frutto del nostro amore.
"Siamo appena a metà della gravidanza! Dovrete aspettare ancora un bel po'. Dovrebbe nascere a marzo. Ma fidatevi di me: vale la pena aspettare." sapevo che ne sarebbe davvero valsa la pena, ma chiunque sarebbe stato impaziente.
"Non vedo l'ora di abbracciarla! Sarà bellissima..." continuò Ashton con un grande sorriso.
"Comunque...è tutto a posto, vero? La piccola sta bene?" a quel punto intervenne il mio fidanzato rivolgendosi alla dottoressa.
Volevo saperlo anch'io: quella era la cosa più importante.
"È in perfetta salute. Bisogna solo evitare sforzi eccessivi, fumo, alcool, e ogni tipo di stress." erano cose che ovviamente già sapevo.
Il mio unico problema era lo stress: ero sempre troppo stressata nel periodo scolastico.
In ogni caso, avrei provato a stare tranquilla per qualche mese ancora.
"Abbiamo finito. Può fissare il prossimo appuntamento quando vuole. Noi ci vediamo la prossima volta." quando la dottoressa terminò il suo lavoro, ci congedò.
Dopo aver preso l'appuntamento, uscimmo dalla clinica.
"Cazzo! Non ci posso credere! Piccola, sono così felice che finalmente ce l'avete fatta! Diventerò zio, e...ed è una cosa fantastica! Sono così emozionato!" Ashton quasi urlò da quanto fosse felice.
Lui sarebbe davvero stato 'lo zio Ash' per nostra figlia: era come un vero fratello di sangue per me e Calum.
"Lo so Ash..." risposi abbracciandolo forte a me.
"Figurati quanto possa esserlo io! Aspettavo questo momento da mesi, e...e ora è arrivato. Io...io non ci credo ancora..." a Calum scendeva ancora qualche lacrima dalla commozione, ed era bello vederlo così.
Era esattamente la reazione che volevo avesse.
"Facciamo che...oggi vi lascio soli, ma una di queste sere usciamo a festeggiare, okay?" propose Ashton.
Avremmo davvero dovuto festeggiare il fatto che io fossi incinta?
Forse non sarebbe stata la cosa migliore in quanto non volessimo rendere pubblica la cosa.
"Vedremo...in caso ti invitiamo a cena a casa di uno di noi due." gli dissi sorridendo.
Ciò significava che davvero non mi sembrava il caso di festeggiare.
"Va bene...lo apprezzo comunque. Ora salite! Vi riposto a casa." a quel punto, Ashton ci spinse a salire in auto e ci accompagnò a casa mia.
Fortunatamente avrei avuto casa libera fino al pomeriggio successivo.
Quando arrivammo, Calum ed io restammo sul divano a parlare, e lui non smetteva di sorridere per quanto fosse felice.
"Ma i tuoi genitori lo sanno? Voglio dire...sanno che aspetti un bambino? E sanno che sono io il padre, vero?" Calum iniziò a riempirmi di domande.
Domande più che lecite in quel caso.
"Cal...loro sanno tutto. Fin'ora è stata mia madre ad accompagnarmi alle visite. Devi stare tranquillo, okay?" gli spiegai rassicurandolo del fatto che fosse tutto a posto.
"Quindi...l'hanno presa bene?" mi chiese ancora guardandomi con sguardo preoccupato.
"Certo che l'hanno presa bene! Loro hanno avuto mia sorella quando avevano circa la nostra età. Non potrebbero dirmi assolutamente nulla. E poi...sanno bene quanto ci amiamo, e anche quanto vorremmo mettere su famiglia, quindi...è tutto a posto." i miei genitori sapevano tutto.
Inizialmente non erano molto contenti del fatto che io volessi avere un figlio proprio con Calum, principalmente perché era il mio fidanzato da solo un anno.
Ma a noi non importava di questo, perché volevamo stare insieme per tutta la vita.
Era lui la mia famiglia.
"E...i tuoi genitori cosa sanno?" aggiunsi dopo un po'.
Era ciò che volevo sapere davvero, anche se già conoscevo la risposta.
"Ancora niente..." affermò evitando il mio sguardo.
"Cal...stiamo insieme da più di un anno, e oltretutto stai per avere un figlio. Loro devono sapere! Ne hanno tutto il diritto!" ero dell'idea che i suoi genitori avrebbero dovuto sapere che presto sarebbero diventati nonni.
Non sarebbe stato affatto giusto tenerli all'oscuro di tutto.
"Farebbero di tutto per allontanarti da me." disse alzandosi in piedi.
Voleva evitare di guardarmi, e me ne resi subito conto.
"Non è vero, e questo lo sai bene. Forse a loro non piacerà il fatto che tu non abbia seguito le loro regole, ma c'è di mezzo un figlio! Capiranno!" ero certa che avrebbero capito e che avrebbero almeno provato ad accettarci come coppia per ciò che stava accadendo.
"No...non capiranno." lui sembrava sicuro di sé...anche fin troppo.
E questo non mi piaceva affatto.
"Voglio che glielo dici. Voglio che parli con loro." quella volta ero io a voler essere sicura di me, perché avevo un'opinione e l'avrei difesa.
Volevo che Calum mi ascoltasse.
"Non se ne parla! Io non dirò un cazzo!" insistette alzando un po' la voce.
Mi spaventava quando si metteva ad urlarmi contro.
"Pensi che in fondo non lo sappiano già?! È ovvio che hanno capito che stiamo insieme! Non sono stupidi!" ero certa che loro lo sapessero, ma che continuassero comunque a fare finta di niente.
Non potevano essere così stupidi da non rendersi conto di ciò che c'era tra me e loro figlio.
"E anche se fosse?! Non glielo dirò comunque!" rispose ancora gesticolando nervosamente verso di me.
"Sei tu che non vuoi parlarne con i tuoi genitori! Non capisco quale sia il problema...perché non vuoi farlo?" tutto ciò mi rendeva triste per quanto fosse ingiusto.
"Ma non possiamo semplicemente lasciare le cose come stanno?! Che fastidio ti dà se loro non sanno nulla?!" ancora una volta alzò la voce, ed io cercai di essere abbastanza forte da non cedere.
"Ti rendi conto che loro saranno i nonni della nostra bambina? Non voglio privarla dell'affetto dei suoi nonni! Pensaci Cal! Non sarebbe giusto!" mi chiedevo perché continuasse a non capire la gravità della situazione.
Pensavo avrebbe cambiato idea con l'arrivo di un figlio, ma sembrava proprio che io mi sbagliassi.
"Senti...ci penseremo, okay?" lui cercò di concludere quella discussione, ma non glielo avrei permesso così facilmente perché sapevo che quel 'ci penseremo' sarebbe stato un 'mai'.
"Se non vuoi farlo per me, almeno fallo per tua figlia!" il mio suonava più come un ricatto, e forse in fondo lo era, ma poteva essere l'unico modo per farlo ragionare.
"Smettila di metterla su questo piano!" insistette.
Evidentemente voleva lasciare da parte nostra figlia, ma era lei il centro del problema, e lui continuava a non capire.
"Ma perché non capisci che è importante che loro ci siano?! Se succedesse qualcosa a me, o...anche a te...chi si prenderà cura di lei? Chi? Pensaci Cal! Nostra figlia ha bisogno di entrambe le famiglie!" era incredibile che lui no si sciogliesse neanche al pensiero di lasciare nostra figlia senza genitori.
Come poteva essere così freddo?
"Perché dovrebbe succederci qualcosa proprio ora che aspettiamo nostra figlia?! Ti rendi conto che è semplicemente assurdo?! Ma non importa! Facciamo finta che tu abbia ragione...in ogni caso avrebbe comunque uno di noi due a prendersi cura di lei. Non sarà sola, e tanto meno avrà bisogno dei miei genitori!" insistette ancora.
Mi stava facendo innervosire parecchio, e questo non andava affatto bene.
"Stai privando nostra figlia dell'affetto dei suoi nonni!" glielo avevo già detto, ma lui non capiva.
"Capisci che non le daranno affetto?!" ero sicura che lui si sbagliasse a riguardo.
Anche il cuore più freddo avrebbe ceduto vedendo una bimba appena nata in cerca di affetto.
"Almeno provaci!" avrebbe almeno potuto provare, e se l'avrebbero allontanato, allora sarebbe finita lì, ma era un'occasione sprecata rinunciare a prescindere.
"No! Non se ne parla!" rispose voltandosi di spalle.
Odiavo il fatto che si stesse comportando in modo così infantile.
"Allora puoi benissimo uscire da casa mia." dissi con tono autoritario.
Avevo appena preso una decisione, e al momento era quella migliore.
"Che cosa?! Non puoi farlo! Lei è anche mia figlia!" Calum sembrava stupito della mia scelta, ma non avrebbe dovuto esserlo data la situazione.
"Allora dimostra di amarla! Perché non lo stai facendo comportandoti così!" il mio tono di voce era estremamente calmo e tranquillo.
Lo facevo principalmente per la bimba che portavo in grembo.
"Sto già dimostrando di amarla tenendola lontana dai miei genitori!" continuava ad insistere e difendere la sua idea, e questo era snervante.
"Cal...ascoltami! Le cose sono due: o andiamo adesso a dire tutto ai tuoi genitori, oppure esci da casa mia adesso e torni quando avrai cambiato idea. Non hai alternative." era già tanto che gli stessi lasciando una scelta, perché si trattava del bene di nostra figlia, non di certo del mio.
"Quindi...o dico tutto ai miei genitori, o tra noi è finita? È questo che stai dicendo?" come al solito, Calum interpretava male le mie parole.
Ovviamente non l'avrei lasciato, ma evidentemente aveva davvero bisogno di schiarirsi le idee.
"Non sto dicendo questo! Voglio solo che tu capisca quanto sia importante che loro sappiano di nostra figlia! Io ti avverto, Cal...se non lo fai tu, giuro che ora vado a casa tua e lo faccio io!" l'avrei fatto davvero, e non mi importava di come avrebbero reagito.
Aspettai una sua risposta, ma lui restò in silenzio.
"Benissimo. Ci vado io. Ti consiglio di venire con me, altrimenti non faresti altro che peggiorare la situazione." a quel punto indossati la giacca, presi la borsa con dentro l'ecografia, e uscii di casa aspettando Calum all'ingresso.
"Allora? Che intenzioni hai?" gli domandai ancora, in quanto non sembrasse affatto intenzionato ad uscire.
"Non lo so...io..." iniziò a balbettare, ed io avevo capito.
"Non faresti altro che fare una figura di merda, che oltretutto già stai facendo. Se io andassi dai tuoi genitori senza di te, si renderebbero conto di quanto tu sia immaturo." aveva già fatto una brutta figura tenendo i suoi genitori all'oscuro di tutto.
In quel modo avrebbe solo peggiorato le cose.
"Non sono immaturo!" tenette a dire.
"Allora andiamo! O hai così tanta paura?!" io lo provocai e a quel punto mi seguì camminando a testa bassa fino a casa sua senza proferire parola.
Per una volta avevo vinto io.
E quando arrivammo, non esitai a suonare subito a quella porta.
Non aspettai neanche Calum.
Venne ad aprire sua madre, ed io la salutai calorosamente come avevo sempre fatto.
Ormai mi conoscevano da tempo, in quanto fossi spesso a casa loro, e non c'era mai stato un clima di odio.
Erano solo all'oscuro della nostra relazione...e di tutto il resto...
"Ehm...dov'è papà?" chiese Calum notando che lì ci fosse solo sua madre.
"Ad una cena di lavoro. Voi volete restare?" lei ci invitò a restare, e Calum accettò senza neanche chiedermi cosa ne pensassi, ma in fondo mi andava bene così.
Forse sarebbe stato un bene che prima facessimo una cena insieme, almeno saremmo stati tutti più tranquilli per ciò che avrei dovuto dire.
Così, quando finimmo di mangiare, avvisai la madre di Calum che avevo qualcosa di importante da dire, e subito ci fece accomodare ad un tavolo.
"Beh...penso che ormai tu sappia che Calum ed io stiamo insieme da più di un anno, e...e so che non siete d'accordo, ma noi siamo innamorati e non possiamo farci nulla." iniziai da quello perché era la cosa più facile da dire.
"Lo sappiamo. Abbiamo sempre cercato di fare finta di niente, ma non possiamo neanche dare la colpa a voi: l'amore non si sceglie...capita e basta, quindi...anche se tutto ciò va contro le regole...a noi va bene che voi due stiate insieme. Non possiamo obbligarvi a non amarvi più." ero certa che avrebbe capito.
Era stata davvero molto comprensiva, e lo apprezzavo.
"Già...e...quindi per voi non ci sarebbe problema se noi volessimo andare oltre alla nostra relazione, vero?" forse la mia domanda fu fin troppo diretta, ma volevo solo arrivare al punto.
"Mamma...quello che Grace sta cercando di dire è che noi abbiamo intenzione di mettere su famiglia. Vogliamo solo questo..." inaspettatamente Calum parlò facendo un po' il punto della situazione.
Era ora che parlasse...
"Se voi siete sicuri di ciò che volete...non posso vietarvi nulla, e sarebbe inutile mettermi contro di voi dicendo che non sono d'accordo, perché voi lo fareste comunque." fortunatamente la madre di Calum si mise a ridere, e aveva ragione: se ci avrebbero impedito di realizzare i nostri sogni insieme, noi l'avremmo fatto comunque.
"Io...devo dire una cosa..." a quel punto decisi di dirlo.
Dovevo farlo.
"Io...sono al quinto mese di gravidanza, e Cal è il padre. Premetto che non è capitato per caso, perché era tanto tempo che lo cercavamo. Abbiamo molti progetti, e...e noi siamo felici così." sorrisi cercando lo sguardo del mio fidanzato.
Nonostante qualche discussione, noi eravamo davvero felici, ed eravamo pronti ad una vita insieme.
"Guarda mamma...questo è tuo nipote." fu Calum a prendere l'ecografia e metterla sul tavolo per farla vedere a sua madre.
Ero un po' agitata per ciò che avrebbe pensato lei, ma ormai era fatta.
"Wow...io...io non so cosa dire. È che..." non riuscivo a capire cosa pensasse.
Forse perché non la conoscevo abbastanza, ma speravo non cominciasse ad urlarmi contro dicendo di stare lontana da suo figlio.
Si limitava solo a guardare quell'ecografia senza aggiungere altro.
"Dicci solo che sei felice per noi. Chiediamo solo questo." continuò Calum.
"Vorrei che tu e papà foste pronti a dare affetto alla nostra piccola." aggiunse lui.
Erano esattamente le richieste che volevo facesse ai suoi genitori.
Evidentemente aveva capito.
"Io...beh...credo...credo di sì. Ne parlerò con tuo padre, okay? Ora...ora io devo andare a fare una telefonata." improvvisamente sua madre si alzò.
Non sembrava completamente a suo agio a quella notizia, ma almeno non aveva fatto scenate.
"Ehm...sì, allora...noi andiamo. Questa sera sto da lei." a quel punto anche noi ci alzammo e dopo aver salutato sua madre, andammo via.
Non era andata poi così male, ed io già lo sapevo.
In fondo...i genitori di Calum volevano bene anche a me, e ora che sarebbero diventati nonni, il loro affetto non poteva che aumentare.
Non nei miei confronti, ma in quelli della piccola.

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