Victoria's pov
Dopo aver sentito la voce di Michael anche solo attraverso un cellulare, sentii il bisogno di stare sola...di riflettere.
Era la prima volta che gli rivolgevo la parola da quando era uscito dal coma, e forse avevo anche sbagliato a farlo.
In quel momento non mi importava più né di Isabelle, né di Luke.
Uscii dalla stanza velocemente pensando solo alla cazzata che avevo fatto.
"Hey! Dove vai così di fretta?!" uscendo dal college, riuscii anche ad andare a sbattere contro qualcuno che nemmeno avevo visto.
"Scusa...non guardavo dove andavo..." alzando lo sguardo vidi Julia.
Non mi dava più fastidio vederla.
I rancori che avevamo sempre avuto erano stati messi da parte già da tempo.
Entrambe eravamo cambiate, e ormai potevamo anche considerarci amiche.
"Tranquilla. Non importa. Piuttosto...non sembra che tu stia bene. Vuoi sederti un attimo?" effettivamente ero parecchio agitata e Julia l'aveva capito subito.
"No, no...non preoccuparti..." non osai nemmeno guardarla in faccia.
Sentivo come dei sensi di colpa, eppure non avevo fatto nulla di sbagliato...a parte rivolgere la parola a Michael.
"Dai, facciamo due passi. Se vuoi parlare con me...io ti ascolto." a quel punto lei mi prese sottobraccio, e in silenzio iniziammo a camminare per il cortile.
Finimmo per sederci sulle gradinate della tribuna del campo da football.
"Perché mi hai portata qua?" le chiesi, in quanto fossimo lì a guardare la squadra che si allenava.
Lei arrossì leggermente, ma non rispose.
"Ti piace qualcuno della squadra di football?" continuai volendo delle risposte.
Forse io non ero la sola che aveva bisogno di parlare con qualcuno.
"Sì...cioè...più o meno..." sembrava molto imbarazzata.
La vacchia Julia sicura di sé era completamente sparita.
"Punti sempre in alto, eh?" scherzai cercando di capire chi fosse il ragazzo che Julia continuasse a seguire con lo sguardo.
"No...questa volta è diverso. Non ho speranze, e forse è meglio così." lei non faceva altro che sottovalutarsi.
Forse era proprio la sua reputazione ad averla resa così insicura.
"In ogni caso...siamo qui per te. Hai voglia di parlarmi di ciò che è successo?" avevo cercato di evitare il discorso, ma forse parlarne non sarebbe stato poi così male.
Forse poteva darmi qualche consiglio.
"Beh...io...ho rivolto la parola a Michael..." detto così poteva sembrare banale, ma non lo era per me.
"Non dovresti essere felice?" mi chiese.
"Non lo sono! Mi sento solo dannatamente in colpa! Era al telefono con Isabelle, e ad una domanda di Michael, istintivamente ho risposto. Io...come puoi vedere me ne sono andata, e lui...lui ha concluso la chiamata senza dire niente." spiegai velocemente cosa fosse successo, e anche io mi resi subito conto di quanto fosse stupida quella storia.
"Non capisco perché continuate ad evitarvi. Capisci che non ha senso?! Perché non vi parlate così da chiarire le cose una volta per tutte?" la sua proposta era a dir poco assurda.
"Credo che non sia una buona idea. Per lui esiste solo 'la sua Catherine', e...non vuole più avere niente a che fare nemmeno con i suoi migliori amici." da quando quella ragazza era tornata nella vita di Michael, lui non era più lo stesso.
Non riuscivo nemmeno a capire quale fosse il vero Michael: quello che avevo conosciuto io? Oppure quello che stava con Catherine?
"Sai bene che è lei a condizionare ogni sua scelta. Non avercela con lui." sapevo bene quanto fosse grande l'influenza che Catherine aveva su Michael, ma a lui stava bene così, e quella era la cosa peggiore.
"Non potrei mai avercela con lui. La colpa è solo mia. Se solo mi fossi resa conto fin da subito di ciò che provo per lui...le cose sarebbero andate diversamente." non ero ancora riuscita a superare il tutto.
Non riuscivo a smettere di colpevolizzarmi per ciò che gli era successo.
"È giusto che tu non dia la colpa a Mike, ma non è giusto che tu sia convinta di essere colpevole di tutto. E poi...ormai è successo, e nessuno può farci niente." forse Julia aveva ragione, ma ero così testarda da non darle nemmeno ascolto.
"Già...è questo il punto: nessuno può farci niente...soprattutto io." era frustrante sapere che non ci fosse soluzione, ma se il destino aveva deciso di allontanare Michael da me, probabilmente c'era un motivo.
"Io ti ho dato la mia opinione, e sarai tu a decidere cosa fare, ma tienimi aggiornata. E se hai bisogno, io ci sono. Ora è meglio che io vada: non sarebbe piacevole essere beccata qui a osservare la squadra di football..." Julia scherzò e sorrise, e dopo avermi abbracciata, si alzò e andò via.
Ora che ero sola, camminai per lunghi minuti passando dal parco fino ad addentrarmi laddove la vegetazione si faceva più fitta.
Non pensai a nulla.
Non sapevo nemmeno dove mi stessero portando i miei piedi...o forse lo sapevo.
Dopo un po' mi ritrovai in un posto che consideravo speciale.
Era il luogo in cui tutto era iniziato.
Il luogo dove Michael ed io ci eravamo baciati per la prima volta.
Ormai era diventato anche il mio posto preferito: ci andavo spesso mentre Michael era in coma.
"Hey! Cosa ci fai tu qui?" improvvisamente sentii una voce che mi fece sussultare.
Una voce che avrei riconosciuto tra mille.
Per poco non urlavo dallo spavento.
"Ehm...scusa...io non credevo che...scusa...me ne vado..." quando abbassai lo sguardo e vidi Michael sdraiato sul prato, mi sentii in colpa ed ero anche piuttosto intimorita da una sua possibile reazione.
Infatti, indietreggiai subito per andarmene da lì.
Avevo sbagliato ad andarci.
Commettevo sempre errori.
"No! Puoi restare e...sederti qui...se vuoi." inaspettatamente lui mi fermò mettendosi seduto e facendomi un cenno per invitarmi a stare accanto a lui.
Con molta titubanza lo feci.
Andai a sedermi a debita distanza.
Non sapevo nemmeno se avrei dovuto dire qualcosa.
"Mi dispiace..io...io non volevo impossessarmi di questo luogo. So quanto sia importante per te, e..." mi sentii in dovere di scusarmi.
Sapevo di non avere il diritto di restare lì.
"Smettila di scusarti..." il suo comportamento era completamente freddo e distaccato.
Non osava nemmeno guardarmi.
"Allora...come stai?" mi domandò dopo un paio di minuti di silenzio.
Non capivo nemmeno perché me l'avesse chiesto.
"Bene...credo. E tu?" ovviamente stavo mentendo, ed ero certa che lui se ne sarebbe accorto...anche se non avrebbe detto nulla a riguardo.
"Non lo so. Penso che sia una domanda troppo difficile a cui rispondere." mi preoccupai subito per lui.
Stava male?
Chi gli aveva fatto quello?
"Capisco..." la verità era che non pensavo sarebbe stato così sincero con me, e questo mi portava a non sapere cosa dire.
"Non questa volta. Non puoi capire." ero ancora stupita dalla freddezza con cui mi stesse parlando.
Ci rimasi così...male.
In fondo era l'amico più stretto che avevo avuto durante gli ultimi mesi.
Ma questo faceva parte del passato.
Così decisi che restare lì non avrebbe avuto senso, infatti mi alzai in piedi con l'intento di tornare al college...o lontano da lui.
"Vicky!" inaspettatamente Michael mi richiamò, ed io mi fermai voltandomi verso di lui.
Almeno mi chiamava ancora con quel soprannome.
"Catherine ed io ci sposiamo..." non potevo credere a ciò che aveva detto.
Per un attimo mi si gelò il sangue, poi ripensai alle sue parole.
"Bello scherzo, Mikey! Peccato che non sia il primo di Aprile..." era ovvio che fosse uno scherzo.
Mi chiedevo soltanto il motivo per cui mi avesse detto una cosa del genere.
"Non è uno scherzo." la sua serietà mi spaventava.
Solo in quel momento realizzai che fosse tutto vero, ma cercai di restare impassibile.
"Beh...non sembri molto felice." la cosa più strana era che Michael fosse lì a guardare il vuoto.
Non avrebbe dovuto festeggiare?
"Questi non sono affari tuoi!" sbottò lui facendomi indietreggiare.
Era come se io fossi intimorita da lui, e non mi era mai successo prima.
"E comunque...io sono felice." aggiunse poi.
Non sembrava affatto che lo fosse, ma non avrei aggiunto altro a riguardo.
Michael aveva ragione: non erano affari miei.
"Allora perché me lo stai dicendo?" la domanda mi sorse spontanea.
Cosa c'entravo io in tutto ciò?
"Mi sentivo in dovere di dirtelo. Sei la prima a saperlo. A parte le sue amiche...ovviamente: Catherine avrà già avvisato il mondo intero del nostro fidanzamento." lo vidi alzare gli occhi al cielo, e sul suo volto nemmeno un sorriso.
Ma cosa significava?
"Ciò che conta è che tu sia sicuro al cento per cento della tua scelta." ormai ciò che contava per me era solo che lui fosse felice.
"Non è stata una mia scelta...è stata lei a propormelo." le sue parole mi lasciarono spiazzata.
Che fine aveva fatto la tradizionale proposta di matrimonio?
Non doveva essere lui a farlo?
"Sì, ma...tu hai accettato." dissi con tono ovvio.
Chiunque dei due avesse fatto la proposta, lui era comunque consenziente.
"Hai ragione, e...per questo motivo credo che sia meglio...non vederci più. Scusami Victoria...scusami davvero tanto, ma è ciò che vuole Catherine e...e io non posso fare altro." ciò che disse mi spezzò il cuore...o quello che rimaneva di esso.
Era come se Michael avesse messo definitivamente fine a tutto quanto.
Aveva smesso di chiamarmi 'Vicky', aveva smesso di essere sé stesso...aveva vinto Catherine.
"È davvero questo ciò che vuoi?" volevo capire se quella decisione avrebbe reso felice Michael, o se fosse a vantaggio di Catherine.
"Io...beh...sì! Certo che...lo voglio." la sua insicurezza era evidente, ma aveva parlato chiaro.
"Allora...questo è un addio." affermai guardandolo negli occhi sapendo che sarebbe stata l'ultima volta.
"Non lo è. 'Addio' significa andare via e dimenticare, e sappiamo entrambi che questo non è possibile." stavo trattenendo le lacrime più che potevo.
Non volevo piangere davanti a lui: avevo già pianto fin troppo nell'ultimo periodo, ma sentire le sue parole mi distruggeva.
Improvvisamente Michael di alzò correndo verso di me, e mi abbracciò.
Mi abbracciò forte stringendomi a sé più che poteva.
Non riuscii a non ricambiare.
Era tutto così triste...
"Vicky, sappi solo che io ti a...ehm...voglio dire...ti vorrò bene per sempre, okay? Anche se non potremo più vederci. Voglio che tu lo sappia." mi sussurrò all'orecchio.
Sembrava davvero dispiaciuto, ma allora perché lo stava facendo?
Come poteva non avere scelta?
Quando sciolse l'abbraccio e si allontanò un po', potei notare che i suoi occhi fossero diventati lucidi.
Ancora mi chiedevo come potesse essere così gentile con me dopo avermi odiato per tanto tempo.
Forse perché ora sapeva che sarebbe stato definitivo.
Ciò che faceva più male era che aveva scelto Catherine nonostante le sue bugie.
Credeva a lei, e non a me...e nemmeno ai suoi amici.
Michael dava ancora la colpa a me per ciò che gli era successo, e anche io mi colpevolizzavo, ma ancora credeva che io non gli fossi mai stata accanto...che lo avessi abbandonato.
"Ti prego, non piangere...rendi le cose ancora più difficili, e...e poi ti cola tutto il trucco..." la verità era che non riuscivo ad avercela con lui.
Nemmeno mi ero accorta di aver cominciato a piangere.
Lui mi asciugò subito le lacrime dalle guance, e aveva proprio ragione: stavo rendendo le cose ancora più complicate.
"Michael? Sai che io sono sempre stata al tuo fianco, vero? Mi credi? Per favore...io...io non avrei mai potuto..." volevo solo la conferma che lui mi credesse.
Se quella era l'ultima volta che gli avrei parlato, allora dovevo avere delle risposte.
"Non voglio parlare di questo. Lo sai..." lui mi interruppe e mi fece immediatamente capire che pensava che tra me e Catherine, la bugiarda fossi proprio io.
"Okay...io...io me ne vado. Devo andare." a quel punto volevo solo stare sola.
Era come se anche io desiderassi non vederlo più.
Ora era lui che continuava a fare soffrire me, e davvero mi meritavo tutto questo?
"Vicky! Aspetta!" non capivo perché continuasse a fermarmi.
Perché non voleva lasciarmi andare se era proprio questo che voleva?!
"Michael...non abbiamo più nulla da dirci." nel frattempo le lacrime non smettevano di scendere dai miei occhi, e il trucco scendeva lungo le mie guance.
"Non dimenticarti di nulla. Promettimelo." era assurdo che lui volesse che io ricordassi ciò che eravamo stati, mentre io volevo solo dimenticare.
Non risposi.
Mi limitai ad abbassare lo sguardo per poi voltarmi e andarmene.
Volevo arrivare al college il prima possibile per poter passare il resto della giornata sdraiata a letto.
E poi...non volevo che qualcuno mi vedesse in quello stato.
"Vic! Oh mio dio! Cosa ti è successo?" appena entrai nella mia stanza, venni accolta subito da Isabelle che nonostante i suoi mille problemi, non esitò a venire ad aiutarmi.
Non riuscivo nemmeno a parlare a causa dei singhiozzi, e Isabelle mi portò a sedermi sul letto dicendomi di stare tranquilla e di respirare profondamente in modo da riuscire a parlare.
"Io...Michael..." ancora non riuscivo a mettere due parole in fila.
Mi sentivo così stupida!
"Che cosa? Cosa ha fatto mio fratello?" Isabelle alzò gli occhi al cielo al solo sentire il nome di suo fratello.
"Lui...mi ha detto che...che si sposa con Catherine, e...e..." finalmente riuscii a dire qualcosa.
"Con Catherine? Quella puttana?! No, cazzo! No! Non voglio che faccia parte della nostra famiglia! Devo trovare il modo di far annullare tutto!" proprio mentre parlava, Isabelle prese il suo cellulare, e senza che io potessi fermarla, fece una telefonata.
"Mike? Mi devi dire qualcosa?" quando Michael rispose, lei non lo salutò nemmeno, arrivò subito al punto.
"No! Vicky non mi ha detto nulla! Ma so per certo che ogni volta che torna qui in camera piangendo, tu c'entri qualcosa. Allora? Hai delle spiegazioni?" a quel punto Isabelle attivò il vivavoce in modo da farmi sentire la conversazione.
"Io...io... Isabelle...la mia ragazza mi ha chiesto di sposarla...e...e..." sentivo Michael piangere quasi disperatamente...quasi come stavo facendo io.
Nemmeno lui riusciva a parlare a causa dei singhiozzi dovuti al pianto.
"E cosa? Hai scelto tu di sposarla! E ora piangi come un bambino?!" mi dispiaceva del fatto che Isabelle lo stesse trattando in quel modo.
Capivo che potesse essere arrabbiata, ma in fondo la colpa non era di Michael.
"Sono stato obbligato a dirle che non posso più né vederla, né parlarle...io...io mi sento in colpa...non ce la faccio..." Michael continuava a piangere ininterrottamente, e questo faceva male sempre di più.
"Cos'è cambiato? L'avevi già allontanata da te. Fino a ieri dicevi di odiarla, e ora piangi per lei?" quello era ciò che mi chiedevo anche io.
In fondo...non era cambiato nulla.
Ma allora perché mi sentivo così male?
"Come potrei odiarla? È solo che...non credo al fatto che mi sia stata accanto, e...e poi...è colpa sua se io sono finito in coma. Ma nonostante tutto...io la am...ehm...la ammiro molto..." sentire ancora una volta quelle parole da parte sua, mi distrusse definitivamente.
Era colpa mia!
Era solo ed esclusivamente colpa mia!
Ancora non riuscivo a togliermi dalla testa l'immagine di Michael su quel lettino di ospedale.
Ero stata io farlo finire lì.
"Prima di tutto, sei un coglione! Come puoi anche solo pensare che Vic non ti sia stata accanto per tutto il tempo?! E secondo...tu cosa?! La ammiri molto? Chi vuoi prendere in giro?! Perché non dici semplicemente la verità?" era bello sapere che Isabelle fosse dalla mia parte.
Ne avevo bisogno.
"Ormai...non sono più sicuro di nulla. Sto malissimo, Isabelle...mi sento male. Puoi...puoi venire da me? Ti prego...ho bisogno della mia sorellina. Io...io ho bisogno che tu mi stia accanto..." Michael non aveva ancora smesso di piangere, ma anzi...piangeva sempre di più.
Non l'avevo mai sentito in quel modo.
Era letteralmente distrutto...forse anche più di me.
Isabelle mi lanciò uno sguardo come per chiedermi se potesse lasciarmi sola, ed io annuii.
Forse sarebbe stata la cosa migliore da fare.
"Va bene, Mike. Arrivo, ma ci metterò un po': sai che non guido." così Isabelle ripose il telefono nella sua borsa, e si avviò alla porta.
"Sei sicura che ti posso lasciare da sola?" mi domandò lei gentilmente.
Io annuii, e lei uscì.
Ero rimasta sola, e le lacrime continuavano a scendere come involontariamente.
Ero distrutta, e anche se era egoistico da parte mia, in fondo ero felice che anche Michael si sentisse allo stesso modo.
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Forbidden Love 2 // 5sos
أدب الهواةOrmai le cose stavano cambiando...io stavo cambiando. Pensavo non potesse accadere, ma forse mi sbagliavo. Dovevo solo capire quale fosse la causa di tutto questo, e non sarebbe stato facile, perché non lo sapevo nemmeno io, e probabilmente non l'av...