CAPITOLO 43

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Victoria's pov
Passarono circa venti minuti da quando il dottore era entrato nella stanza di Michael.
Mi chiedevo perché non uscisse più da lì.
Volevo sapere cosa stesse succedendo.
Ormai erano ore che non facevo altro che piangere per lui.
Luke ed io eravamo seduti su una panca lì davanti.
Io ero appoggiata alla sua spalla, mentre lui cercava in ogni modo di trattenere le lacrime, ma era distrutto almeno quanto me.
Sapevo che non piangesse solo per non fare crollare del tutto anche me.
Dopo poco, sentii una porta aprirsi e subito entrambi scattammo in piedi.
Mi asciugai velocemente le lacrime, e andai subito dal dottore.
"Allora? Come sta Michael?" chiesi immediatamente, non dandogli nemmeno il tempo di togliersi la mascherina.
All'inizio non rispose.
Lo vidi solo scuotere la testa con lo sguardo basso.
Non era per niente un buon segno.
"Andiamo a sederci. Mi piacerebbe dirvi di avere una buona e una cattiva notizia, ma purtroppo...nemmeno quella buona lo è davvero." il dottore ci mise ad entrambi una mano sulla schiena, e ci accompagnò a sederci.
Quello non era per niente un buon segno!
"Le sue condizioni sono stabili. Sfortunatamente non ci sono miglioramenti. La buona notizia è che ha superato la notte, ma quella cattiva è che...se non ci saranno miglioramenti, presto gli staccheranno l'apparecchio della dialisi, il respiratore, e tutto il resto, e questo significa che..." anche lui non sapeva come dircelo.
Era dispiaciuto, e questo era evidente.
Sapevo cosa volesse dire.
"...morirà..." Luke continuò la frase che il dottore aveva lasciato in sospeso.
Non capivo con quale forza fosse riuscito a dirlo.
"No! Non possono farlo! Non possono ucciderlo! Lui ce la farà! Si riprenderà! Io ne sono certa! So quanto lui sia forte!" mi alzai subito urlando sia contro a Luke, sia contro al dottore.
"Ho provato a convincerli di non farlo, ma tutto ciò che sono riuscito a fare è stato rimandare di qualche giorno. Come vi ho detto...non ci sono segni di miglioramento e le sue condizioni sono parecchio critiche. Non c'è molto che si possa fare..." le mie lacrime non fecero che aumentare.
Avevo troppa rabbia dentro di me.
"Ho detto che Michael ce la farà! Lei non capisce! Non capisce cosa io stia provando in questo momento!" lo accusai.
Mi dispiaceva trattare in quel modo l'unica persona che mi aveva aiutato fino a quel momento, ma non riuscivo a controllarmi.
Le parole uscivano da sole.
"Ti capisco molto bene, invece. Vieni qua un attimo..." il dottore mi porse una mano ed io cedetti andandomi a sedere in mezzo tra lui e Luke.
Poi mi mise una mano sulla spalla e iniziò a parlare.
"Vorrei che tu capisca che per noi medici, la cosa peggiore è proprio segnare l'orario del decesso su una cartella clinica. Facciamo di tutto per salvare i nostri pazienti. Spesso non dormiamo per giorni, e restiamo con il fiato sospeso esattamente come voi che state fuori ad aspettare. E sai perché ho deciso di fare questo lavoro? Te lo dico subito: quando avevo nove anni stavo andando in centro con mia madre. Eravamo in macchina, ed era già buio, quando ad un certo punto un camion ci tagliò la strada. Mia madre perse il controllo dell'auto e ci fu un grave incidente. Lei morì sul colpo, ed io riuscii a sopravvivere. Centinaia di volte ho desiderato di essere al suo posto, ma poi mi sono reso conto che se solo fossi stato in grado di fare qualcosa, forse mia madre si sarebbe salvata. Solo in quel momento capii che questo è il lavoro che avrei fatto. Non volevo che nessuno soffrisse come ho sofferto io. Ora mi credi se dico che ti capisco, e capisco anche cosa provi?" per tutto il tempo rimasi in silenzio ad ascoltare le sue parole.
Tutto ciò mi colpì particolarmente.
Avrei solo voluto scusarmi con quel dottore per averlo accusato di non capirmi, ma rimasi in silenzio.
Non avevo nemmeno più la forza di piangere.
Tutto ciò era surreale...
"È...è davvero orribile ciò che è successo a sua madre..." commentò Luke rompendo il silenzio.
"Potrebbe sembrarlo, in quanto io abbia perso mia madre. Ma mi rendo conto che non sarei qui se non fosse stato per ciò che è successo. Io amo salvare vite. Per me, e per tutti noi, non è solo un lavoro. Capite cosa intendo?" entrambi capimmo perfettamente ciò che ci stava dicendo.
"Questo...questo significa che salverà il mio Michael?" non mi rendevo neanche conto di ciò che stavo dicendo.
Tutto ciò che volevo era rivedere i suoi bellissimi occhi e il suo sorriso.
Non poteva morire in quel modo.
"Non posso assicurarvi nulla, ma farò del mio meglio. Non permetterò che un ragazzo così giovane ci lasci." in quel momento mi sentii un po' meglio sapendo che Michael sarebbe stato aiutato tanto.
A quel punto il dottore si alzò dando una pacca sulla spalla sia a me, sia a Luke.
"Mi ricorderò di avvisarti. Credo che ci vedremo spesso." il dottore se ne andò, e Luke mi lanciò subito un'occhiata come per chiedermi spiegazioni.
"Gli ho dato il mio numero, così può avvisarmi quando qui non ci sarà nessuno. Isabelle non vuole che io stia qui, ma io ho bisogno di Mikey e...e non lo lascerei da solo per nessun motivo. Lui...per me è tutto..." ancora una volta alzai la testa in modo da non far scendere altre lacrime, ma fu abbastanza inutile.
Non sarei mai riuscita a restare lì senza versare neanche una lacrima.
"Vedrai che Isabelle capirà." anche se Luke cercava di rassicurarmi, io sapevo la verità: Isabelle avrebbe sempre pensato che fossi io la causa di tutto.
E la verità era che avesse ragione.
"Non sarà così. In ogni caso...i genitori di Michael saranno qui in tarda mattinata. Credo che sia meglio andare prima che arrivino loro. Il dottore mi scriverà appena se ne saranno andati. Sono certa che non staranno qui tanto." avvisai Luke che presto avremmo dovuto andare.
Non potevamo stare lì.
"Non pensi che a loro faccia piacere vedere che ci sia qualcuno che tiene tanto a loro figlio? O addirittura qualcuno che lo ama..." sapevo dove volesse arrivare Luke, e la sua proposta era anche insensata.
"Penso che mi odierebbero. Sai bene che ho una cattiva reputazione. Cosa penserebbero se vedessero qua la riccona snob che va a letto con mezza città? Penserebbero che io stia usando loro figlio. E poi...credo che sappiano che lui sia in fin di vita solo a causa mia. La colpa è solo mia! Farebbero bene ad odiarmi! Anche io mi odierei, ed è quello che sto facendo: mi odio per ciò che ho fatto! Vorrei solo riavere Michael! Non chiedo altro..." come già si poteva intuire, io scoppiai a piangere un'altra volta sulla spalla di Luke, che non esitò a consolarmi strofinandomi una mano sulla schiena.
"Non è colpa tua. Non preoccuparti: Michael ce la farà. Tornerà a sorridere e a romperci i coglioni come ha sempre fatto, okay? Sarà così. Ha solo bisogno di tempo per riprendersi." ero consapevole del fatto che le sue fossero tutte bugie, ma mi piaceva crederci.
Non risposi nemmeno alla sua affermazione, altrimenti sarei finita per crollare un'altra volta.
Non avrei neanche saputo cosa dire.
Non avevo parole per ciò che stava succedendo.
E sembrava che nemmeno Luke ne avesse.
Restammo lì seduti per ancora molto tempo nella speranza di ricevere informazioni positive su Michael, ma da quella maledetta stanza non uscì mai nessuno.
"Vicky? Adesso andiamo. Se andiamo al college, forse ci distrarremo un po'. E poi...dobbiamo andare via in ogni caso se non vuoi incontrare i genitori di Mike." la verità era che non volevo andare via.
Avevo troppa paura di lasciare Michael, ma avevo anche paura del giudizio dei suoi genitori.
"Non preoccuparti. Il dottore ha detto che le sue condizioni sono stabili. Se ci saranno peggioramenti, o miglioramenti lo sapremo e ti porterò subito qui. Farà bene anche a te uscire da questo posto." a quel punto Luke si alzò e mi prese per mano per farmi fare lo stesso.
Così uscimmo dall'ospedale con titubanza e cercando di non guardarci indietro, salimmo sulla sua moto.
Quando arrivammo al college, come al solito, avevo lezione in comune con Luke.
Andando verso la nostra classe, nessuno di noi due proferí parola, finché...
"Lukey? Ma non vai da Jenna?" improvvisamente, prima di entrare in classe mi resi conto che Luke non avesse detto niente riguardo a lei.
Che fosse successo qualcosa?
"No...non mi va...davvero..." tutto ciò era strano.
Continuavo a non capire.
"Come mai? È tutto a posto con lei?" non potei fare a meno di domandarglielo notando il suo sguardo basso e la sua voglia di evitare il discorso.
"Sì...sì...però...non me la sento di vederla. Non in queste condizioni. Il mio migliore amico è in fin di vita, e non mi va di divertirmi...nemmeno di socializzare." non potevo dargli torto, perché anche io la pensavo in quel modo.
Non avevo più la forza di fare nulla senza Michael.
Istintivamente abbracciai forte Luke.
Avevo bisogno di un suo abbraccio prima di entrare in classe.
Inutile dire che non riuscii a seguire nulla durante tutte quelle ore di lezione fino all'ora di pranzo.
Non ero nelle condizioni di farlo.
Non rivolsi la parola a nessuno, neanche quando ci trovammo al tavolo tutti insieme.
"Scusate...io...io non ce la faccio...ho bisogno del bagno." nessuno stava parlando.
Tutti tenevano la testa bassa.
Anche Isabelle e Ashton non riuscivano nemmeno a guardarsi in faccia, lo stesso valeva per Grace e Calum, e anche per Jenna e Luke.
Ma io non riuscii più a restare lì.
Dovetti alzarmi e andare in bagno.
Entrai subito in uno di essi e accostai la porta.
Scoppiai in lacrime ancora.
Non volevo che qualcuno mi vedesse...ma fu inutile.
Non riuscivo a smettere di singhiozzare.
"Hey? Va tutto bene? Non so chi tu sia ma...forse posso aiutarti..." una ragazza bussò, aprendo leggermente la porta.
"Oh mio dio! Victoria! Cosa succede? Non ti ho mai vista piangere così..." appena alzai la testa vidi Julia.
Non avevo neanche la forza di mandarla via.
Infatti lei venne subito verso di me appoggiandomi una mano sulla schiena.
Ultimamente era cambiata anche lei.
Mi chiedevo solo come avesse fatto, e soprattutto il motivo per cui fosse diventata così gentile con me.
"Riguarda quello strano ragazzo che frequenti, vero? Ti ha fatto qualcosa?" quella sua supposizione mi innervosí.
Come poteva anche solo pensare che Michael sarebbe stato in grado di farmi del male?
"Lui non mi toccherebbe mai neanche con un dito! Sono io ad avergli fatto del male..." confessai, cercando di trattenere i singhiozzi almeno mentre davo spiegazioni.
"Dai, non dire così. Non penso proprio che tu possa avergli fatto tanto male. E comunque...se l'hai fatto, avrai avuto le tue buone ragioni. Non hai nulla di cui preoccuparti." Julia cercò di tranquillizzarmi, ma evidentemente non capiva.
"Julia...è tutta colpa mia, cazzo! È colpa mia! Se solo non fossi stata così codarda da scappare da lui...sarebbe ancora qui!" ormai era come se non stessi facendo più caso alla presenza di Julia.
Era come se stessi parlando a me stessa.
Le parole mi uscivano da sole.
"Cosa intendi con 'scappare da lui'? Spiegati meglio." forse un suo consiglio mi sarebbe stato utile.
Ormai, in quello stato avrei accettato consigli da chiunque.
"Tra noi...c'è stato un bacio e...e io ho provato qualcosa di vero, qualcosa di molto forte soprattutto a livello emotivo...ma ho avuto paura e sono scappata. Ti giuro che non ho mai trattato così male una persona...io...gli ho detto delle cose orribili per farlo allontanare da me! Non...non si meritava tutto questo! Per colpa mia ha fatto un incidente, e...e ora sta morendo! Se solo non fossi stata così stupida...sarebbe ancora qui a sorridere. Io...io non ce la faccio più...vorrei essere al suo posto! Dovrei esserci io lì!" sbottai non riuscendo a smettere di piangere.
Julia mi guardava lì immobile, come pietrificata.
"Che...che cosa? Come...come sarebbe a dire che sta morendo? Io...oh mio dio...ma è...è orribile! Non so cosa dire! Sai che non mi è mai andato a genio, ma di certo non si merita di morire. Solo...mi dispiace...però non devi colpevolizzarti, e non devi assolutamente dire di voler morire al posto suo. So che forse non accetterai, ma...se ti va posso accompagnarti lì in ospedale e stare un po' con te. Anche se non so quanto possa farti piacere la mia compagnia. So cosa pensi di me..." le sue parole, nonostante tutto, furono carine, e lo stesso valeva per la sua proposta.
Si stava davvero rivelando un'amica?
Non sapevo se fidarmi, ma quel momento di debolezza mi fece cedere miseramente.
"Davvero...davvero lo faresti?" le chiesi cercando una conferma nel suo sguardo.
"Ma certo! Andiamo adesso se vuoi. A me manca solo un'ora di lezione, e non mi importa di saltarla. Voglio solo aiutarti. So cosa vuol dire perdere qualcuno..." Julia sembrava capire, ma non ero certa che lei sapesse davvero cosa significasse perdere qualcuno come lo sapevo io.
Ma senza aggiungere altro, mi alzai e insieme uscimmo.
Quando arrivammo alla sua macchina, però, mi fermai un attimo.
"Julia! Aspetta! Devo guardare una cosa. Ho dato il mio numero a un dottore. Voglio assicurarmi che i genitori di Michael non siano lì. Non sanno nulla di me e...e sai che non ho una buona reputazione. Non voglio che mi vedano lì..." a quel punto presi in mano il cellulare nella speranza di vedere un messaggio da parte del dottore.
*12:45 p.m.; mittente: sconosciuto;
Signorina Brooks. Sono il dottore. I genitori del ragazzo sono appena andati via. È rimasta solo una ragazza.*
Fortunatamente si era ricordato di scrivermi, anche se stavo leggendo quel messaggio quasi due ore dopo.
Ma avevo un brutto presentimento.
"Allora? Cosa dice?" mi chiese subito Julia notando la mia espressione perplessa.
"Dice...dice che sono andati via, ma...c'è una ragazza..." sapevo che il pensiero che una ragazza potesse essere lì, mi avrebbe tormentato finché non saremmo arrivate all'ospedale.
"Una ragazza? Sarà sua sorella...o sua cugina..." lei cercò di trovare una spiegazione, ma cominciavo ad avere paura che Michael potesse nascondermi qualcosa.
"Sua sorella è la mia compagna di stanza, ed è qui, e...che io sappia lui non ha cugine..." sapevo che la sua unica sorella fosse Isabelle, e Michael non mi aveva mai parlato di cugine.
C'era qualcosa di strano in tutto ciò.
"Ah...allora non saprei. Quando saremo lì lo scopriremo. Stai tranquilla, okay?" detto questo, entrambe salimmo in macchina.
Quando arrivammo all'ospedale, portai Julia davanti alla stanza di Michael, dove effettivamente c'era seduta una ragazza.
Aveva i capelli scuri, masticava una gomma e se ne stava al cellulare con un atteggiamento menefreghista.
Oltretutto...sembrava avere molti più anni di noi.
Non poteva di certo essere una parente di Michael.
Quando ci vide, si alzò in piedi, e subito notai che avrebbe fatto prima a non vestirsi del tutto da quanto fosse corta quella gonna e da quanto fosse scollata quella maglietta...se così si poteva chiamare.
"Scusa? Posso sapere chi siete?" subito ci guardò con aria da snob e le braccia incrociate al petto.
"Potremmo farti la stessa domanda." Julia si intromise subito.
Forse aveva capito che io non sarei stata in grado di ribattere.
"Nessun problema. Ve lo dico subito. Sono la ragazza di Michael." in quel momento mi si gelò il sangue ancora una volta.
Non potevo credere che Michael me lo avesse nascosto.
Io mi fidavo di lui.
"Cosa, scusa? È chiaro che tu stia mentendo. Perché non dici la verità? Faresti più bella figura, sai?" ero felice che Julia si fosse schierata dalla mia parte, e di certo non me lo sarei mai aspettato da parte sua.
"E va bene. Diciamo che...ero la sua ragazza. Lo ero qualche anno fa. Ma poco importa. Lui tornerà con me." lei scrollò le spalle come se tutto ciò fosse normale.
"Io non credo proprio. Evidentemente sei rimasta un po' indietro, cara mia." era come se Julia volesse far credere a quella ragazza che io fossi la fidanzata di Michael.
La situazione sarebbe degenerata...già lo sapevo.
"E con questo, cosa vorresti dire?" quella ragazza, oltre ad essere una facile, era anche molto stupida.
"Ma quanto sei ingenua! Ormai Michael è innamorato di un'altra ragazza. Rassegnati, sfigatella!" ribattè Julia con sicurezza e decisione.
Quella era la Julia che avevo sempre odiato, quella che aveva sempre da ribattere e che sapeva sempre cosa dire, ma in quel momento non potei che adorarla.
"Io sfigata? Ti sbagli di grosso! Qui l'unica sfigata è la povera illusa che pensa di poter essere amata da Michael." affermò lei.
Forse aveva ragione...forse ero solo una povera illusa.
"Le sfigate sono quelle come te: false fino al midollo! Probabilmente nemmeno tu sai il motivo per cui ti trovi qui. Non sembri molto dispiaciuta per ciò che è successo a Michael. Si vede quanto ti importa di lui...e poi tu ti consideri anche la sua ragazza?! Fossi in te mi vergognerei." ero pienamente d'accordo con ciò che stava dicendo Julia.
Se solo fossi riuscita a dire qualcosa, al posto che starmene zitta tutto quel tempo...
"A te invece importa, giusto?! Non fai altro che stare qui ad accusarmi senza nemmeno conoscermi..." la ragazza si lamentò.
"Alcune cose sono talmente evidenti! Non c'è bisogno che io ti conosca per capire che tipo di persona sei. Sei falsa! Michael è in fin di vita e tu te ne freghi! Ecco qual è la verità!" Julia le andò contro ancora una volta ed era evidente che la ragazza di fronte a noi non sapesse cosa dire.
Julia l'aveva letteralmente asfaltata.
"Beh...io...potrei dire lo stesso di te!" cercò di difendersi.
Ma era inutile.
Mi chiedevo soltanto il motivo per cui fosse lì.
Non era di certo interessata a Michael, e questo era evidente.
"Già...potresti dirlo di me: io non conosco Michael. Non ci ho nemmeno mai parlato. Ma lei...lei ci tiene davvero! Tu neanche volendo arriveresti ad essere come lei." improvvisamente Julia rivelò che la ragazza di cui si parlava fossi proprio io.
Non sapevo quale sarebbe stata la reazione della ragazza.
"Quindi sei tu la nuova cotta di quel cretino?! Beh...fatti da parte tesoro..." il suo tono era minaccioso, ma non avevo affatto paura di lei.
Anzi, avrei tanto voluto prenderla a pugni anche per il modo in cui parlava di Michael.
"Non permetterti di chiamarlo in quel modo! Vai a fare la troia da un'altra parte!" le dissi a denti stretti, cercando di non piangere per le condizioni in cui si trovasse Michael.
Non mi sarei mai aspettata di trovarmi a litigare per un ragazzo.
"In effetti lo farei. Ma Michael dovrà tornare con me, quindi..." era facile capire che a lei non piacesse Michael.
Non gli portava nemmeno rispetto, neanche sapendo che fosse in coma.
"Almeno a me importa di lui! Non fingo di tenerci solo per un secondo fine che tu evidentemente hai." mi difesi mettendo in evidenza un suo punto debole.
"Okay...potrei avere dei secondi fini. Ma lui non lo saprà mai. Oltretutto...i suoi genitori mi adorano. Cosa c'è di meglio?!" non sapevo quale potesse essere il suo secondo fine, ma quel suo sorriso così falso sul suo volto...avrei voluto eliminarlo completamente.
Era brutto da dire, ma in realtà era proprio lei che volevo eliminare...sì...dalla faccia della terra.
"E te lo chiedi anche? Di meglio ci sarebbe la tua faccia contro il muro. Oppure il fatto che tu te ne vada per evitare danni..." la attaccai ancora una volta, consapevole che non se ne sarebbe andata in ogni caso.
"Ops...mi cercano. Credo di dover andare davvero. Sappi solo che verrò qui tutti i giorni. Quando Michael si sveglierà, sarò la prima persona che vedrà. Addio sfigate!" a quel punto girò i tacchi e se ne andò camminando come se stesse sfilando su una passerella.
Ma come faceva a piacere a Michael una così?
"Quella è fissata!" Julia commentò subito la ragazza di cui nemmeno sapevamo il nome.
Io scoppiai a piangere per il dolore che provavo.
Faceva davvero male tutto ciò.
"Hey! Hey! Non piangere. Michael non tornerà con quella lì! Se non stanno più insieme...un motivo ci sarà, no?" il problema era che non riuscivo a credere alle sue parole.
Sapevo quanto Michael potesse essere imprevedibile.
Improvvisamente mi arrivò una telefonata, e senza nemmeno guardare chi fosse, risposi.
"Vicky! Stai bene? Dove sei? Ti ho cercata ovunque!" era Luke, ed era piuttosto nervoso.
Non l'avevo nemmeno avvisato...
"Lukey...io...sono all'ospedale..." risposi con le lacrime agli occhi.
"All'ospedale? Cosa? Dimmi cosa ti è successo! Vicky...per favore, non farmi preoccupare..." forse mi ero spiegata male.
Pensava che fossi io in pericolo.
"Sono qui per Michael...io...io sto bene...credo..." gli dissi con titubanza.
Non stavo per niente bene: avevo il cuore spezzato.
Almeno...quel poco che rimaneva del mio cuore...
"Perché non me l'hai detto? Ti avrei accompagnata! Come hai fatto ad andare fino a ?" mi chiese subito.
"Mi ha accompagnata Julia. Ora è qui con me. Da sola non ce l'avrei fatta..." spiegai cercando di fargli capire che fosse tutto a posto.
"Con Julia? Devi essere impazzita! Devi stare attenta a lei, hai capito?" lui sembrava avercela con me per essere andata lì con Julia e non con lui.
"Non preoccuparti. Mi sta aiutando. Dico davvero..." lo rassicurai anche se sapevo che non si sarebbe mai fidato di Julia.
"Farò finta di non sapere con chi sei lì. Dopo ti raggiungo. A dopo Vicky." a quel punto la telefonata terminò ed io vidi Julia abbassare lo sguardo quasi dispiaciuta.
"Non si fida di me, vero?" chiese lei.
"No...ma gli farò cambiare idea. Tu mi stai aiutando molto..." non volevo che si sentisse a disagio.
Forse Luke non l'avrebbe mai accettata, ma anche lei meritava una possibilità.
"Non preoccuparti. Ha dei validi motivi per odiarmi. Al suo posto...anche io mi odierei..." Julia sospirò.
Non aveva nemmeno alzato lo sguardo.
"Cosa ti ha fatto cambiare?" sapevo che lei fosse cambiata tanto ultimamente, e ancora non ne capivo il motivo.
"La falsità. Ho sentito quelle che credevo essere mie amiche parlare male di me. Lo fanno di continuo quando io non ci sono, e...e io mi sento così stupida! A volte penso di essere diventata la stronza che sono, solo a causa loro. Forse l'ho fatto per essere accettata." mi colpí ciò che mi stava dicendo Julia.
Non me l'aspettavo.
"E...e allora perché stai ancora con loro?" la mia domanda sorse spontanea.
Se sapeva che le sue amiche le avevano sempre mentito, perché le frequentava ancora?
"Perché sono le uniche che nonostante tutto mi sono sempre state accanto. So che molto probabilmente nemmeno mi sopportano, ma non ho nessun altro a parte loro..." era chiaro che Julia volesse solo piangere in quel momento.
Forse solo io potevo capire come si sentisse, ed era una sensazione orribile.
"Ti direi di stare con noi ma..." volevo aiutarla esattamente come lei stava aiutando me, ma non era per niente facile.
"...ma gli altri non mi sopportano...lo so. Non c'è problema. La mia vita è sempre stata questa. Non cambierà neanche se cambiassi me stessa. Forse migliorerà tutto quando finirò il college." anche io la pensavo come lei.
L'unico lato positivo era che nulla potesse peggiorare perché peggio di così non si poteva.
"Non sai quanto ti capisco! So cosa si prova, e tu lo sai. Sai cosa mi è successo negli ultimi anni, e ora...ora anche questo..." sembrava che io non fossi l'unica ad avere una vita di merda.
Mi dispiaceva per lei, ma almeno non ero sola.
"Già...bello schifo, eh?!" commentò sospirando per l'ennesima volta.
"Scusa se te lo chiedo...ma tu non stavi con il capitano della squadra di football?" avevo un vago ricordo riguardo della sua relazione con un giocatore, ma non ne avevo più saputo nulla.
"Era solo una scappatella di qualche notte: a me piaceva ancora Ash in quel periodo, ma anche quella per lui è stata solo una stupida cotta. Poi...sono cambiata. Ora voglio qualcosa di serio. E...cazzo Vic! Mi dispiace tanto per tutto ciò che ti ho fatto passare quando stavi con Ash! Anche per averci provato con il tuo migliore amico...anche per aver snobbato Hood...non è poi così male. Non lo è mai stato in realtà. Quel ragazzo ha tutto, e anche una ragazza che lo ama davvero. Se lo merita..." Julia sorrise dicendo quelle parole, ed io ero felice che si fosse scusata per tutto ciò che aveva fatto a me e ai miei amici.
"Già...a quanto pare è l'unico che è riuscito ad ottenere tutto. Sarà il karma..." ciò che intendevo dire era che tutti ci eravamo sempre presi gioco di Calum, e ora sembrava essersi preso una bella rivincita.
Doveva essere il karma...non c'era altra spiegazione.
"Vic...tu lo ami, vero? Mi riferisco a Michael." quella domanda era la più difficile a cui potessi rispondere, perché non conoscevo la risposta.
E poi...perché quella domanda?
"Io...Julia, io...non lo so. Anche se fosse...non riuscirei mai ad ammetterlo a me stessa. So solo che mi piace. Mi piace da impazzire. Mi ha fatto letteralmente perdere la testa...ma..." non sapevo cosa dire.
Quella era la verità.
Non potevo negare di essere attratta veramente da lui, ma era troppo perfetto per stare con una come me.
"Cos'hai provato quando ti ha baciata?" mi domandò ancora.
"Ho provato tante emozioni. Qualcosa di molto forte che mi ha spaventato, e...continua a farlo. Sentivo come...qualcosa allo stomaco, brividi sulla schiena, le gambe e le braccia mi formicolavano, e...e non lo so...mi sentivo strana, come se tutto intorno a noi si fosse fermato. È stato qualcosa di indescrivibile..." spiegai sperando che almeno lei capisse cosa fosse quella strana 'malattia'.
"Si chiama 'amore', cara Victoria. È questo ciò che si prova quando si ama una persona." non ero convinta di ciò che diceva.
Quello non poteva essere amore.
"E tu? Hai mai amato davvero?" le chiesi cambiando discorso.
Volevo sapere di più di lei.
Ormai di me si sapeva tutto.
"Credo di sì. L'ho capito nel momento in cui ho cominciato a cambiare. Ma è un amore impossibile. Non ci provo nemmeno..." il suo era un atteggiamento sbagliato, e onestamente lo era anche il mio, ma non era di me che stavamo parlando.
"Invece dovresi! Non mollare proprio adesso che sei cambiata. Fai vedere a tutti che non sei più la stessa! Questo ti aiuterà..." volevo solo rassicurarla.
Non ero sicura che avrebbe funzionato davvero, ma di una cosa ero certa: non avrebbe mai dovuto mollare a prescindere.
"Fidati, non ho speranze con lui. Non ci ho nemmeno mai parlato tanto e...ovviamente continuerà ad essere così. Non ho intenzione di fare assolutamente nulla..." lei sorrise per nascondere la delusione, ma continuavo a dispiacermi per lei.
"Mi sembra di sentire me quando ho una cotta per qualcuno: parto sempre con il presupposto di non piacere. Per questo non ci provo nemmeno." la verità era che non ci avevo mai provato davvero con nessuno.
Tranne che con Michael...anche se con lui era diverso in quanto io non mi fossi mai resa conto di essere attratta da lui.
"Sarà per la nostra cattiva reputazione..." sapevo quanto avesse ragione.
Ma in fondo...eravamo noi ad aver voluto tutto questo.
Non potevamo lamentarci: la cattiva reputazione ce l'eravamo creta noi stesse.
"E...e invece con Ash? Com'è andata? Voglio dire...vi siete messi insieme praticamente appena vi siete conosciuti..." non avevo mai pensato al fatto di essere diventata la ragazza di Ashton senza neanche conoscerlo.
Ci conoscevamo da davvero poco tempo, eppure era successo ciò che era successo...
"Con lui...beh...io non ho fatto assolutamente nulla per fargli capire che mi piaceva. Semplicemente un giorno ci siamo baciati, e poi mi ha chiesto di essere la sua ragazza. Non ricordo esattamente come siano andate le cose...è passato tanto tempo ormai, ed io ho avuto da pensare a molte altre cose...come puoi benissimo immaginare." era incredibile che io non ricordassi bene come si fossero sviluppate le cose con Ashton, mentre con Michael...mi ricordavo ogni singola cosa, ogni piccolo gesto, ogni momento passato con lui.
"Se non ti ricordi bene, significa che non è stato poi così importante, non credi?" poteva non sembrare carino da parte sua insinuare una cosa del genere, ma non potevo darle torto.
"Non lo è mai stato. Non eravamo fatti per stare insieme: lui mi tradiva di continuo, ed io ho fatto lo stesso. Era chiaro che non potesse funzionare." non avevo paura di ammettere che con Ashton nulla sarebbe andato bene: nessuno di noi due era pronto ad avere una relazione, e quelli erano i risultati.
"Credo di dovermi scusare un'altra volta. È anche colpa mia se Ashton ti ha tradita..." ovviamente lo sapevo già, ma non potevo prendermela con lei.
"Ashton non mi ha tradito solo con te, ma con chissà quante altre ragazze. E comunque...io lo tardivo con il suo migliore amico praticamente ogni giorno. Finché non siamo stati beccati e...il resto della storia la conosci già..." tutti sapevano cosa fosse successo tra me e Ashton, in quanto fosse accaduto tutto al college davanti agli occhi di tutti.
"Posso chiederti una cosa?" dopo tutto ciò che ci stavamo dicendo, mi venne in mente solo una cosa.
Lei annuì.
"Quel ragazzo di cui sei innamorata è Ash, dico bene?" stava chiedendo anche fin troppo di lui.
Come potevo non pensare che a lei piacesse ancora?
"No! Assolutamente no! Ormai non sono più interessata a lui. Il ragazzo di cui credo di essere innamorata è un altro. Come ti ho detto...non ci ho mai parlato più di tanto con lui. Nemmeno lo conosco bene..." non mi ricordavo di quel particolare: aveva detto di non averci mai parlato, mentre con Ashton c'era sempre stata più che un'amicizia.
"Dimmi chi è! Posso parlarci io se vuoi." volevo davvero darle una mano.
In fondo...io non avevo nulla da perdere se nemmeno conoscevo quel misterioso ragazzo.
"Non se ne parla! Vorrei evitarmi certe figure di merda..." lei rise, ed io mi unii alla sua risata.
Nemmeno mi ero resa conto di aver sorriso.
Pensavo non sarebbe stato più possibile, ma grazie a Julia ero riuscita a farlo.
Chi l'avrebbe mai detto che proprio Julia Sanders avrebbe potuto farmi tornare il sorriso?
"Signorina Brooks! Vedo che hai ricevuto il mio messaggio. E vedo anche che stai un po' meglio." improvvisamente arrivò il dottore facendomi subito notare che fossi riuscita a distrarmi almeno un po'.
"Salve dottore. In effetti ha ragione. Grazie alla mia amica sono riuscita a distrarmi un po', ma questo non significa che io non stia ancora male per Michael. Sa qualcosa di lui?" gli chiesi, e lui invitò me e Julia a sederci sulla panchina con lui.
Non riuscivo a decifrare il suo sguardo.
Non capivo se dovessi preoccuparmi, oppure no.
Perché ci metteva tanto a parlare?
Iniziavo ad agitarmi.
La paura tornò a farsi sentire anche più di prima.

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