Inghilterra, Londra, 25 gennaio, 1928

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Tolliver le aveva chiesto altre tre volte di uscire. Ogni sera andava sempre nello stesso modo: Achilles che parlava ogni secondo e Tina che tentava di ascoltarlo. Poi tornava a casa, lui la baciava con la stessa aggressività del solito, Theseus si addormentava sul divano nel tentativo di aspettarla, lo copriva e andava in camera sua a piangere a dirotto. Quel che era peggio era l'indifferenza assoluta di Newt. Peggiorava ogni giorno che passava. Adesso neanche la salutava la mattina o la sera. La stava letteralmente distruggendo.

Per quello, quella sera, sapendo di trovarlo nel seminterrato a dare da mangiare alle sue creature, decise che né aveva avuto abbastanza. Aprì la porta e la richiuse, serrandola con un incantesimo e scese le scale come una furia.

«Newton Fido Artemis Scamander!» Ruggì, facendolo voltare.

Era seduto sulla scrivania, intento a scrivere qualcosa nel quaderno degli appunti che lei gli aveva regalato, con la piuma che lei gli aveva restituito... La scena la fece quasi capitolare.

«Esigo una spiegazione!» Ringhiò. «Perché ti comporti così con me? Perché mi eviti?» Newt si alzò e si voltò verso di lei, aprì la bocca per parlare, ma era da troppo tempo che si teneva dentro tutto questo. «Sei soltanto un'egoista! Credi che per me sia facile? Mi sei sempre stato vicino in questi mesi. Perché tutto d'un tratto mi eviti? Non mi parli neanche, quasi non mi guardi. Ti faccio tanto schifo? Se è così dimmelo che la finiamo subito.»

«Sai benissimo che non è così.»

«Allora che c'è?» Sbraitò Tina, lacrime furiose che le bagnavano le guance. «Perché? Perché mi eviti? Che cosa ti ho fatto? Perché mi odi così tanto? Perché mi allontani quando ho più bisogno di te? Non capisci che sono disperata e distrutta? Non ce la faccio più... Non sopporto più... Perché, Newt, perché?»

«Perché ti amo!» Ruggì tanto forte Newt, facendole sollevare lo sguardo di scatto.

Quelle parole gli erano rimaste dentro per tanto tempo che non poteva più riuscire a trattenerle. «Ti amo con tutto il cuore, con tutto me stesso. Ti amo alla follia, Tina!» Toccò a lui piangere adesso. «Io non odio te, odio Tolliver! Perché lui ti ha portato via da me. Perché lui è un Auror e io no. Perché lui può darti così tanto e io no. Perché lui può renderti felice e io no.» Si asciugò con rabbia le lacrime. «Credi che sia semplice per me? Vedo come ti tratta, come ti parla e non lo sopporto. Più imparo a conoscerlo e più il mio odio cresce. Io! Newt Scamander che odia qualcuno! Non è mai successo! E odio me stesso per questo.» Abbassò lo sguardo, il suo tentativo di fermare le lacrime andato a farsi benedire. «Ma io non sono un uomo egoista come credi tu, Tina. Ti rispetto... E rispetto le tue decisioni. Ho capito che hai scelto lui e io non mi volevo mettere in mezzo. Se ti ho fatto soffrire, facendo così... Non era mia intenzione, pensavo fosse quello che volevi. Passare del tempo con lui... Anche se la sola idea mi manda in pezzi. Mi dilania... Mi distrugge... Ma sei tu, Tina.» Si strinse nelle spalle. «E io ti amo ed è per questo che mi sono fatto da parte. Per vederti felice.»

«Ho sentito bene?» Si chiese Tina, sbattendo le palpebre qualche volta, per assicurarsi di non stare sognando. «Ha detto che mi ama?» Senza pensarci si fiondò fra le sue braccia. «Newt...» Mormorò quando lo sentì irrigidirsi e non rispondere all'abbraccio. «Ho bisogno che tu mi abbracci, ti prego.»

Con un sospiro, le sue braccia le avvolsero la schiena e la strinsero forte a sé. Tina scoppiò a piangere: non c'era parola in grado di descrivere quanto le fosse mancata la sensazione di sicurezza che un suo abbraccio poteva darle. Nascose il volto nel suo petto e lasciò andare tutte le lacrime. Sentì qualcosa di freddo picchiettarle il collo e seppe che anche lui stava piangendo. Si strinse ancora di più a lui: voleva dimenticare quelle terribili settimane. Voleva dimenticarsi di Tolliver. Voleva perdersi nel suo abbraccio, non lasciarlo più.

Fu lui a scostarla gentilmente. Stava per protestare, ma poi Newt le poggiò due dita sotto il mento e le sollevò leggermente il volto. Il cuore di Tina minacciò di fermarsi quando comprese quello che stava per accadere: voleva baciarla. E anche lei lo desiderava. Lo desiderava con tutto il cuore. Quando i loro volti furono a pochi centimetri di distanza, chiuse gli occhi, le mani che si appoggiavano alle sue spalle, come se fossero le uniche cose sicure in quel mondo ostile.

Poi però, quando le loro labbra erano ad un soffio di distanza, la porta del seminterrato sbatté e Newt si scostò di scatto, sollevando lo sguardo verso l'alto. Aveva un'espressione talmente mortificata che a Tina fece quasi pena.

«Tina...» Mormorò, guardando ovunque, tranne lei. «Perdonami.»

Prima che potesse fermarlo, si smaterializzò. Tina, volente o nolente, ricominciò a singhiozzare. Si smaterializzò nella sua stanza e si raggomitolò nel suo letto. Pianse finché la stanchezza non ebbe la meglio su di lei.

Newt si passò una mano fra i capelli: c'era mancato veramente poco. Ma che diavolo gli era saltato in mente? Dirle quello che provava... Tentare di baciarla? Quello non era un comportamento leale. Per quanto Tolliver non gli piacesse, non meritava un trattamento del genere, soprattutto perché era suo ospite. Che diavolo di padrone di casa bacia la ragazza di un proprio ospite? Si sentiva un vero schifo. L'unica nota positiva era che almeno Tina non l'aveva allontanato per sempre. L'idea di perderla era in grado di lacerargli il cuore in mille pezzi, ma non era accaduto. E non doveva più accadere. Avrebbe trovato una sistemazione per Tina e Tolliver l'indomani mattina. Non sopportava più averli sotto lo stesso tetto. Non sopportava più vedere Tina ogni giorno e semplicemente evitarla. Non ce la faceva più!

Un porto sicuro, tra le tue braccia!Where stories live. Discover now