Inghilterra, Derbyshire, 5 dicembre, 1928

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Non era più abituato a svegliarsi da solo, quindi quando l'aria fredda dell'inverno gli colpì la pelle nuda, lo fece rabbrividire. Si svegliò di scatto e si tirò a sedere. Il letto accanto a lui era vuoto: dov'era Tina? Si alzò e scosse la testa per svegliarsi. Si mise i pantaloni, una camicia e la vestaglia che usava per casa. Uscì dalla stanza e si mise a girare per il corridoio in cerca di sua moglie. Era strano che si fosse svegliata così presto a meno che non ci fosse un problema. Scese le scale e un enorme peso gli si sollevò dal petto: era in soggiorno, davanti al fuoco, seduta sul divano.

«Tina?» Si avvicinò, ma lei non rispose. «Ehi, va tutto bene?» Le poggiò le mani sulle spalle e sentì che era piuttosto rigida. «Tina, che c'è?»

All'improvviso prese un grosso respiro profondo e gli sorrise. «Newt... Credo che sia arrivato il giorno.»

Comprese immediatamente a cosa si riferisse. «Chiamo James?»

«Oh, no, non ancora.» Replicò Tina, prendendogli la mano e guidandolo a sedere affianco a lei. «È ancora presto. Non è neanche sorto il sole. Lascialo in pace ancora per un po'. Tanto il piccolo non arriverà così presto.»

Newt le avvolse le spalle con un braccio e Tina si appoggiò a lui. «D'accordo, come vuoi, ma appena saranno le otto, lo chiamerò.»

«Mi sembra un compromesso adeguato.» Lo guardò, leggermente preoccupata. «Tu resterai qui con me, vero?»

«Certo.» Le baciò una tempia e lei chiuse gli occhi. «Vuoi un po' di tè, qualcosa da mangiare?»

«No, solo stammi vicino, okay?»

«Certo.»

I dolori erano ancora sopportabili quando arrivavano. Ma avere Newt accanto a lei, diminuiva il terrore che provava in realtà. Era davvero felice all'idea di conoscere il suo bimbo, ma aveva anche timore del parto. James le aveva detto che era molto doloroso e Tina cominciava a sentire il nervosismo salirle lungo la spina dorsale. La verità era che se non ci fosse stato Newt, lei sarebbe già andata nel panico più totale. Non aveva voluto svegliarlo, ma era stata incredibilmente sollevata quando era stato lui a cercarla.

Non appena scoccarono le otto, Newt chiamò il medico, come si erano ripromessi. James arrivò di filato, seguito da Diana, che Tina voleva accanto a sé, Theseus, Jacob e Nagini. Nagini si sarebbe presa cura delle creature di Newt, mentre Theseus e Jacob non potevano rimanere a lungo: dovevano andare al lavoro, ma si fecero promettere di mandare novità appena fosse successo qualcosa. La presenza di Diana era confortante, ma mai quanto quella di Newt.

Lentamente le contrazioni divennero molto più vicine e terribilmente più dolorose. James la rassicurò che era tutto nella norma e che mancava effettivamente ancora un po' al momento cruciale. Le fece preparare del tè e dei biscotti secchi: aveva bisogno di forze per affrontare il parto.

«Newt?» Era Nagini. «Scusatemi, ma Spina non si fa avvicinare. Sembra un demonio.»

«Ma...»

«Newt.» Il magizoologo si concentrò su Tina. «Va da Spina: ha bisogno di te.»

«Sicura?»

«Vai tranquillo, Newt.» Lo rassicurò James. «Qui siamo ancora in alto mare.»

«Va bene.» Le accarezzò una guancia. «Sono solo qui sotto, chiamami se hai bisogno.»

«Sì, vai tranquillo.» Lo baciò dolcemente, poi lo guardò scendere le scale del seminterrato fin quando la porta non si chiuse.

Le contrazioni continuarono a peggiorare e Newt non tornava su. Spina doveva davvero essere un diavolo, altrimenti non ci avrebbero messo così tanto. Che sentisse la sua preoccupazione?

Un porto sicuro, tra le tue braccia!Where stories live. Discover now