Inghilterra, Londra, 10 gennaio, 1928

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La vita era diventata un vero inferno da quando era arrivato Tolliver. Achilles non la lasciava sola un solo secondo. Parlava a ruota e lei era costretta ad ascoltare, perché non sarebbe stato carino interromperlo. Eppure più lui parlava e più lei si sfiniva. Arrivava a casa distrutta. Un po' perché Theseus l'aveva, come da lei richiesto, sommersa di lavoro, per tentare di tenerla il più distante possibile dall'Auror americano e un po' perché Newt la stava evitando. Da quando era arrivato Tolliver, era già tanto se si scambiavano un buon giorno la mattina e un buona notte la sera. Lei non lo sopportava più. E il peggio era che non riusciva a mandarlo via! Aveva sperato che Madama Picquery lo avrebbe richiamato in servizio, ma quella dannata lettera non arrivava mai e lei stava letteralmente impazzendo.

La notte, quando finalmente la lasciava andare, si sedeva sul suo letto e piangeva disperata. Rivoleva la sua vita tranquilla. Rivoleva le sue lunghe chiacchierate con Newt e rivoleva la sua libertà. Quel Tolliver era come una palla al piede. Mercy Lewis, Queenie aveva ragione su di lui: non sapeva fare altro che prendere. A lei serviva qualcuno che desse, senza pensarci due volte, perché anche lei era una che dava senza ripensamenti. Ma Tolliver la stava letteralmente prosciugando.

«Buon giorno!» Esclamò Tolliver contento quella mattina, chinandosi su di lei e baciandola sulla guancia. «Come sta la mia dolce bambina oggi?»

«Non sono una bambina.» Gli fece notare. «Sono una donna adulta e per altro un Auror rispettato del ministero della magia Britannica.»

«Oh, qualcuno ha una vena di ribellione nel corpo?» Chiese con lo stesso tono che avrebbe usato con un cagnolino disubbidente.

Tina notò Newt irrigidirsi e nei suoi occhi sempre gentili passò un velo di furia cieca: anche lei non era meno arrabbiata per quel commento. «Devo andare al lavoro.»

Non fece in tempo ad arrivare alla porta, che Achilles l'aveva raggiunta. «Senti, perché sta sera non ce né andiamo a cenare da qualche parte? Ho visto un bel ristorantino qui vicino.»

Forse non era poi una così cattiva idea: avrebbe potuto dirgli di uscire dalla sua vita una volta per tutte. «Sì, va bene.»

«Grandioso!» La bloccò nuovamente prendendola per il braccio. «Mettiti qualcosa di carino, okay? Un bell'abito da sera.»

«Detesto i vestiti e lo sai benissimo.» Sibilò sull'orlo di una crisi di rabbia Tina.

«Ma sono sicuro che per me farai un'eccezione.» Prima che potesse bloccarlo, l'aveva già baciata.

Non era la prima volta, ma questo bacio le sembrò più arrogante del solito. Si staccò per prima, aprì la porta e si smaterializzò velocemente, prima che potesse reagire in alcun modo.

Il pomeriggio, anche se con molta disperazione, chiese udienza a Theseus per farselo dare libero. L'Auror si mostrò molto preoccupato per la sua situazione, ma Tina cercò di tranquillizzarlo: sarebbero solo usciti per una cena e poi l'avrebbe convinto a tornarsene in America e restarci.

«Va bene, Tina.» Sospirò Theseus, appoggiandosi allo schienale della sedia. «Lo sai che per qualsiasi cosa siamo qui per te, vero?»

«Certo, grazie...» Si accorse solo allora che non avrebbe saputo dove trovare un vestito. «Sai per caso dov'è Newt?»

«Credo sia ad Hogwarts.» Gli occhi di Tina si illuminarono all'istante, ma Theseus dovette deluderla. «Si tratta di Fanny, la fenice di Silente. Non si sente molto bene e voleva che Newt la visitasse. Mi dispiace, Tina.»

«Non fa niente.» Mormorò, ma non riuscì a nascondere la sua delusione. «Grazie di tutto, Theseus.»

Un porto sicuro, tra le tue braccia!Where stories live. Discover now