Inghilterra, Londra, 7 agosto, 1928

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Newt venne svegliato da un grido orribile, quasi inumano. Tina si stava dimenando accanto a lui, in preda a chissà quale incubo. Non poteva svegliarla, rischiava solo di peggiorare la situazione, quindi si limitò a chiamarla e a parlarle con voce calma e bassa. Lentamente si calmò e al posto delle grida, si lasciò andare ad un pianto disperato. Solo a quel punto Newt si fidò a prenderla tra le braccia. Non appena appoggiò la guancia alla sua fronte percepì qualcosa che lo fece preoccupare: scottava!

«Grazie di essere venuto!» Poteva non essere nulla, ma la situazione non gli piaceva affatto. «Abbiamo avuto una serata molto stressante ieri e adesso ha la febbre alta e non riesco a fargliela scendere. Per altro non mi sono fidato a darle nulla, perché non so come reagirebbe il bambino.

«Hai fatto bene.» Concordò James che immediatamente le controllò i segni vitali. «Hai detto che avete avuto una serata stressante. Potresti essere più preciso?»

«Una cena con mio padre.» Sapeva che non doveva aggiungere altro.

«Quello non è uno stress, Newt, quello è un suicidio assistito.» Mormorò seriamente James, mentre preparava un'ampolla. «Non preoccuparti, comunque, i segni vitali sono normali. Probabilmente è solo un crollo fisico, dovuto sia all'incontro con tuo padre che ai suoi ormoni.» Le fece bere il liquido e Tina rilassò immediatamente il volto. «Il bambino sta benone. Una semplice febbre non può fermarlo e anzi gli fa solo che bene. Quello che le ho dato è della semplice melatonina. Solo non esagerare, altrimenti ti dormirà giorni interi. Tre, massimo cinque gocce al giorno.»

«James, grazie, davvero.» Gli strinse la mano. «Ma ho avuto un attacco di panico, non avrei dovuto chiamarti a quest'ora.»

«Sono un medico, Newt.» Gli ricordò con un sorriso. «E sono anche il medico che segue la gravidanza della tua fidanzata, quindi, non esitare mai a contattarmi.»

«Indicazioni particolari?» Gli chiese mentre lo accompagnava alla porta.

«Nessuna a parte un po' di riposo.» Poi si fermò, come se si fosse ricordato qualcosa. «Ah, intendo riposo dal lavoro e da ogni attività stressante! Fidati quando ti dico che non è saggio rifiutare un rapporto alla tua compagna incinta. Tendono a diventare delle belve, altrimenti.» Gli diede una pacca sulla spalla. «Buona notte, Newt.»

«Notte, dottore.»

Quando si svegliò, si accorse immediatamente che c'era qualcosa che non andava. A parte il fatto che Newt la teneva più stretta del solito, aveva un martellante mal di testa. Cercò di scuotere la testa per levarsi la stanchezza di dosso, ma peggiorò subito la situazione.

«Ehi, Tina!» Mormorò la voce del mago. «Piano, fa piano.»

La aiutò a mettersi seduta. «Che è successo? Perché ho questo terribile mal di testa?»

«Devi avere ancora un po' di febbre.» Le spiegò, lasciandola di stucco. «Ieri sera scottavi.»

«Che cosa?»

«James ha detto che hai avuto un crollo fisico.» Le prese una mano e se la portò alle labbra. «Tina, mi dispiace tanto, è tutta colpa mia!»

Forse stava ancora dormendo e quello era tutto un sogno. «Che cosa è colpa tua? Che mi è venuta la febbre? Dura da incolpare qualcuno, è solo la natura umana.»

«No, Tina, hai avuto un crollo fisico a causa dello stress.» Spiegò e qualcosa le picchiettò la mano. «Perdonami...» Newt stava piangendo. «È tutta colpa mia! Non ti ho difesa. È colpa mia! È colpa mia!»

«Newt... No!» Le si spezzava il cuore a vederlo così. «No, no, nulla di tutto questo è colpa tua!» Lo prese tra le braccia e Newt si aggrappò a lei, come se fosse un'ancora in mezzo al mare. «È tutto apposto, Newt. Non è successo nulla di grave. Mi riprenderò. E ti prometto che da oggi in poi ti darò più ascolto.» Lo scostò e gli baciò via le lacrime. «Mi è anche passato il mal di testa.» Provò a rassicurarlo, anche se non era del tutto vero. «Ti porto qualcosa? Vuoi un tè?»

Un porto sicuro, tra le tue braccia!Where stories live. Discover now