Italia, Firenze, 1 luglio, 1929

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Intinse il panno nell'acqua gelida, prima di asciugare la fronte bollente di Newt. Era passata una settimana dall'attacco e anche se il magizoologo non migliorava, per lo meno non stava neanche peggiorando. Giovanni adesso era ottimista: nonostante la ripresa sembrasse lontana, almeno avevano la certezza che l'antidoto stesse facendo effetto, altrimenti Newt sarebbe già morto. Ogni giorno il dominatore gli iniettava quella sorta di intruglio argenteo per eliminare ogni tossina dal suo corpo. Non aveva ripreso esattamente conoscenza, ma più di una volta, quando gli prendeva una mano, lui la stringeva. Tina era decisamente più tranquilla, ora che lo vedeva riprendersi anche se molto lentamente. Non importava, era sempre stata una donna paziente. Era sempre febbricitante, ma Giovanni diceva che era una buona cosa: il suo sistema immunitario stava combattendo per eliminare il veleno dal suo corpo.

All'improvviso, Newt, si irrigidì, mentre una fitta di dolore gli lacerava le carni. «È tutto a posto, Newt...» Mormorò il più calma possibile. «Passerà in fretta...» Si asciugò la guancia, bagnata dalle lacrime. «Il peggio è passato... Oh, Newt!» Scoppiò in lacrime e si strinse al suo petto, attenta a non sfiorare il braccio ferito. «Torna da me, ti prego... Torna da noi.» Gli prese una mano e se la poggiò sul ventre. «Noi tre abbiamo bisogno di te per vivere. Ti amiamo con tutto il cuore.»

Rimase sdraiata, il volto nascosto nel suo petto, ad ascoltare il battito del suo cuore che era lento, ma regolare e lentamente si addormentò.

Un porto sicuro, tra le tue braccia!Where stories live. Discover now