Scozia, Loch Ness, 10 marzo, 1928

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Erano quasi a metà soggiorno. Il Kelpie non l'avevano più visto, ma secondo Newt era una buona cosa, significava che si era perfettamente riadattato, altrimenti sarebbe tornato in superficie alla sua ricerca. Il magizoologo si era ripreso velocemente, con il pensiero che a casa avrebbe trovato altre centinaia di creature che avevano bisogno delle sue cure.

Tina riceveva ogni giorno aggiornamenti da parte di Theseus. Non c'erano novità, chiaramente, ma ringraziava il cielo per la distrazione. Ogni momento libero, in cui non aveva nulla da pensare, ritornava con la mente alle notti che passava insieme con Newt ed era una vera tortura, per lo meno durante il giorno. Adesso che il suo corpo si era abituato... Arrossiva solo al pensiero di quanto le piacesse. E Theseus aveva ragione: li aveva uniti, aveva rafforzato il loro legame in modo incredibile.

Quella mattina avevano deciso di passare la giornata al lago. Si erano trovati una bella spiaggetta in una piccola rientranza che li schermava da tutto ciò che c'era intorno. Era una bella giornata ed era insolitamente caldo. Quindi entrambi si erano messi in costume. Tina si avvicinò all'acqua e lasciò che le lambisse le caviglie. Rabbrividì, ma era piacevole visto il caldo che c'era fuori. Si voltò verso Newt per fargli sapere che l'acqua non era poi così fredda, ma il magizoologo era già tutto impegnato a scrivere qualcosa su quel suo taccuino. Tina sbuffò poi le venne un'idea e sogghignò. Si diresse verso di lui a passo svelto, si schiarì la gola perché Newt si concentrasse su di lei e in un secondo gli tolse taccuino e penna.

«Ehi!» Protestò Newt, anche se era più divertito che arrabbiato. «Ridammelo!»

Glielo sventolò in aria. «Vieni a prendertelo!»

Newt si alzò e fece il gesto di tirarsi su le maniche. «Ah, sì, la metti così, eh?» Tina sollevò le sopracciglia, un sorriso che le appariva sul volto. «Vieni qui!»

L'Auror lanciò un grido divertito, lasciò cadere il taccuino, ma Newt non lo degnò neanche di uno sguardo e rincorse Tina. Quando la raggiunse se la lanciò sulla schiena come un sacco di patate. Lei strillò e tentò di liberarsi ridendo, ma il magizoologo la teneva ben stretta.

Quando si diresse verso l'acqua Tina rise più forte. «Newt! No, fermo!»

Non l'ascoltò e invece si immerse nelle acque del lago finché il livello non raggiunse la sua vita, poi la lasciò cadere. Tina tornò in superficie ridendo: la sua risata doveva essere il suono più bello del mondo intero.

Gli porse una mano. «Dammi una mano a tirarmi su.»

Questo poteva anche concederglielo, ma non appena gliela afferrò, lei lo strattonò, facendogli perdere l'equilibrio e farlo finire in acqua accanto a lei. Quando riemerse Tina stava ridendo a crepapelle. Se era così che voleva metterla, allora... Le spruzzò dell'acqua addosso e lei si zittì, ma solo per qualche secondo. Quando si riprese dallo shock cominciarono una battaglia a chi riuscisse a bagnare più l'altro. Aveva fatto bene a chiederle di accompagnarlo. Non si era mai divertito tanto in vita sua. E quando si stufò di prendersi dell'acqua in faccia, si immerse per riemergere ad una decina di centimetri da Tina, avvolgerle la vita con le braccia e tirarla a sé per baciarla. La sentì sospirare e avvolgergli le braccia intorno al collo per approfondire il bacio.

Quando gli mancò l'aria si scostò e poggiò la fronte sulla sua, respirando profondamente un paio di volte. «Perché non torniamo al cottage?»

Tina sorrise e gli baciò una spalla. «Mi sembra un'ottima idea.»

Si smaterializzarono lontano da lì e per un paio d'ore nessuno dei due pensò al lavoro.

Un porto sicuro, tra le tue braccia!Where stories live. Discover now