Italia, Firenze, 24 giugno, 1929

3 0 0
                                    


Tina guardò un'altra volta l'orologio: Newt era in ritardo. Era uscito di corsa dalla valigia dicendo che uno dei suoi Snasi era scappato nuovamente, ma le aveva promesso che sarebbe tornato per l'ora di cena. Erano quasi le nove di sera e adesso cominciava a preoccuparsi seriamente. Dove diavolo era finito? Per calmarsi un po', scese nella valigia ed immediatamente venne affiancata da Dugal. Tutte le creature avevano percepito che lei era di nuovo incinta. Presto glielo avrebbe riferito anche a Newt, ma aveva voluto aspettare i due mesi per esserne sicura, prima di innalzare le sue speranze inutilmente. Sarebbe entrata presto nel terzo e allora glielo avrebbe detto.

«Dugal, che c'è?» La stava tirando verso l'habitat degli Snasi. «Lo so, né è scappato uno, Newt è andato a prenderlo.» Ma il demiguise continuò a tirarla verso quello scenario e alla fine, più per calmare Dugal che per altro lo seguì. «Ecco, siamo qui, e manca un...» Un brivido gelido le morse il cuore. «Ci sono tutti! Che cosa ha visto scappare Newt?» Cercò di non farsi prendere dal panico, ma non era semplice. «Dugal... Tieni d'occhio Nicholas. Spina!» Il drago mise fuori la testa dal suo scenario e Tina gli saltò in groppa. «Dobbiamo andare da Giovanni e in fretta anche!»

Si smaterializzarono fuori dal cottage e Spina si sollevò in aria. Volò più velocemente del solito e atterrarono davanti alla casetta del dominatore in meno di due minuti. Tina scese dalla schiena di Spina e andò di corsa a battere sulla porta di Giovanni.

Quando si spalancò, il volto duro del dominatore assunse una nota preoccupata. «Che gli è successo?»

«Non lo so!» Stava per scoppiare a piangere. «Ha detto di aver visto uno Snaso scappare, ma ci sono tutti gli Snasi.»

«Allucinazioni... Maledizione! Entra, Tina, svelta.» La fece sedere e ordinò al buio di prepararle un tè. «Quando è partito?»

«Circa le cinque e un quarto...» Adesso stava decisamente piangendo. «Ha detto che sarebbe tornato per cena, ma...»

«Calmati, d'accordo.» Giovanni chiuse gli occhi e mormorò qualcosa in una strana lingua. «Ho chiamato aiuto, lo troveremo.» La porta si spalancò di getto e la figura di un uomo alto e atletico mandò un'ombra sul pavimento. «Azazel, trova Newt. Credo che sia nei territori di caccia dei vampiri. Sbrigati!»

Il demone fece un profondo inchino. «Sì, mio signore.»

Poi svanì in una nuvola nera. «Perché sei sicuro che siano vampiri?»

«Allucinazioni.» Delle mani sbucarono dal buio con due tazze di tè fumante. «Gli unici ad avere capacità del genere sono i vampiri e quelli più antichi anche.» Quando la vide singhiozzare, le diede delle pacche sulla mano. «Non temere, lo troverò.»

Newt non aveva mai corso così tanto dietro ad un maledettissimo Snaso come quel giorno. Eppure era certo di aver chiuso bene la serratura. Ovviamente il ladruncolo si stava dirigendo verso la città. Doveva solo tornare entro sera, altrimenti sarebbe stato in pieno territorio di caccia dei vampiri e sarebbe stato in guai seri. Quando sbucò fuori dal bosco, inoltrandosi per le vie di Firenze, aumentò il passo anche se i suoi muscoli gli lanciavano fitte terribili e i polmoni chiedevano pietà in ginocchio.

Lo inseguì per mezza Firenze, prima di perderlo in un vicolo cieco. «Dannazione!» Si avvicinò al muro di fronte a lui e si guardò intorno. «Dove ti sei cacciato maledetto ladruncolo?»

«Newton Fido Artemis Scamander.» Sibilò una voce alle sue spalle. «Uno dei maghi più potenti che esistano, figlio di Scamander e di Ecatis, magizoologo di fama mondiale e scrittore bestseller, eppure non riesci a distinguere un'allucinazione dalla verità.» Il sole decise proprio in quel momento di abbandonarlo e dall'oscurità appena ottenuta, uscì un uomo. «È stato quasi fin troppo semplice farti uscire di casa.»

Comprese immediatamente che cosa avesse davanti. «Sei un vampiro.»

«Proprio così.» Gli mostrò le zanne. «Vuoi studiarmi, signor magizoologo?»

«No.» Era in guai seri davvero. «Che cosa vuoi?»

«Non lo immagini?» Chiese il vampiro spalancando le braccia. «Ho fame e tu sei la mia preda.»

«Beh, questa preda non si farà dissanguare senza combattere.»

«E come farai senza questa?» Gli mostrò la sua bacchetta. «Ops...»

In un battito di ciglia lo attaccò, ma Newt fu veloce. «Crucio!» La maledizione funzionò e il vampiro crollò in ginocchio a venti centimetri di distanza dal mago. «Non credere che sarà così facile, vampiro! Incarceramus

Lo bloccò a terra, ma si sarebbe liberato in fretta, quindi scappò. «Scamander!»

Lo sentì gridare, ma non si fermò. Non conosceva Firenze così bene, quindi si ritrovò più di una volta in un vicolo cieco. Cominciò a sentirsi al sicuro quando in lontananza vide la foresta: territorio di caccia dei licantropi, non un luogo sicuro per un vampiro. Sfortunatamente non si avvicinò nemmeno agli alberi che qualcosa lo placcò. Si ritrovò con una mano al collo e due enormi occhi rossi fiammeggianti che lo guardavano con odio.

«Ti ho sottovalutato, lo ammetto.» Ringhiò il vampiro. «Ma la caccia è stata divertente. Però io ho fame e non intendo aspettare oltre...»

«Reducto!» Ruggì Newt, lanciando il vampiro a metri di distanza da lui.

Si rialzò e tornò a correre verso il bosco. Era quasi arrivato, ormai sentiva l'odore del legno, ma una mano lo afferrò per il braccio: l'arresto fu talmente improvviso che gli lussò una spalla. Ma non fu quello a fargli più male. Probabilmente per evitare altri combattimenti, il vampiro affondò le zanne nel suo braccio. Il veleno entrò immediatamente in circolo e il magizoologo crollò a terra, fitte di dolori lancinanti che gli laceravano il corpo.

Il vampiro si staccò e scoppiò a ridere. «Oh, così la smetti di lanciarmi contro incantesimi.»

Stava per affondare le zanne nel suo collo e quindi ucciderlo, quando un enorme nube nera lo placcò. Newt aveva la vista offuscata, ma vide chiaramente la nebbia prendere sembianze umane: un demone. Doveva essere potente, perché non appena il vampiro gli si lanciò contro, gli staccò di netto la testa, senza muoversi di un centimetro. Il demone lo smembrò e gli diede fuoco con uno schiocco delle dita. Poi si voltò verso di lui.

Camminò lentamente e si inginocchiò di fianco a Newt. «Il lupo perde il vizio ma non il pelo, eh?»

Quando lo sollevò, il dolore fu talmente improvviso e lancinante da fargli perdere completamente conoscenza.

Un porto sicuro, tra le tue braccia!Where stories live. Discover now