Inghilterra, Derbyshire, 28 dicembre, 1928

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«James, grazie per essere venuto.» Gli sorrise e aprì la porta.

«Tina, ti vedo particolarmente in forma.» Commentò il medico, entrando e scrutandola con occhio critico. «Anche se forse sei un po' rigida.» Si tolse il cappello e il pesante giaccone. «Nicholas sta bene?»

«Sì, sì...» Perse il coraggio di dirgli il vero motivo per cui l'aveva fatto venire e invece gli chiese. «Vuoi un tè?»

«Volentieri.» James andò verso la culla e osservò Nico dormire pacificamente. «È bello paffutello. Si vede che sta crescendo bene.» Socchiuse leggermente gli occhi. «Ma se lui sta bene, perché mi hai chiamato?»

«In realtà è una mia curiosità.» Mormorò Tina, passandogli la tazza di tè. «Nico non c'entra... O per lo meno, non completamente.» Si sedettero sul divano e Tina racimolò il coraggio necessario per chiedergli quello che voleva. «James... Sei sicuro sui tre mesi?»

Il medico comprese immediatamente ciò che voleva dire, perché sorrise. «Alcune nuove teorie parlano di meno.»

«Quanto?»

James rise. «Allora ci avevo visto giusto.» Quando lei inarcò un sopracciglio, il medico spiegò. «Avevo capito fin dal primo momento che quello con più autocontrollo dei due fosse Newt, ma visto che il fenomeno è raro, non ci credevo. Ora è abbastanza chiaro.»

«Rimane il fatto che non ce la faccio più!» Sbottò Tina, incrociando le braccia al petto. «Sto diventando nevrotica e Nicholas lo percepisce... E diventa a sua volta nevrotico.»

«D'accordo, facciamo così...» Ridacchiò James. «Diamoci almeno quaranta giorni dal parto... Vieni da me il venti di gennaio e vediamo come stai, poi decidiamo, va bene?»

«Va benissimo, grazie.» Era già qualcosa.

Un porto sicuro, tra le tue braccia!Where stories live. Discover now