Italia, Firenze, 10 giugno, 1929

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Quel giorno aveva deciso di portare Tina e Nicholas a conoscere una persona molto particolare, che viveva da solo, lontano da tutto e tutti, con cui Newt aveva fatto amicizia quando era in visita dai nonni, da piccolo. Gli aveva salvato la vita e da allora quell'uomo gli aveva insegnato molte cose del suo mondo.

Superati dei cespugli, la casa entrò in bella vista. Era piccolina, fatta tutta in legno, ma resisteva ad intemperie e creature magiche. Soprattutto perché intorno c'era una barriera molto particolare a proteggerla. Non era la classica magia, ma qualcosa di peggio, di molto più antico e potente.

Newt si avvicinò tranquillo alla porta e bussò. Non ci mise molto ad aprirsi sul volto scuro, duro, severo di Giovanni da Firenze. Era esattamente come se lo ricordava: un uomo dall'aspetto burbero, in forma per la sua età, con una lunga cicatrice che gli rigava l'occhio e un sacco di amici pericolosi.

«Newton?» Lo riconobbe praticamente all'istante. «Newton Fido Artemis Scamander?»

«Sì, signore.»

«Ma guarda chi si vede!» Fece un grosso sorriso e lo strinse in un abbraccio. «Come stai, amico mio?»

«Bene, grazie.» Gli diede delle pacche sulla schiena. «Sono qui in vacanza con la mia famiglia.»

«Immagino siano quella giovane donna e il bambino.»

«Più tutte le mie creature.» Gli indicò la sua valigia. «Ti ho portato qualcosa di interessante.»

«Grande!» Si fece da parte. «Entrate.» Allungò una mano verso Tina. «Mi chiamo Giovanni da Firenze, un vero onore conoscerti.»

«Onore mio.» Sorrise Tina. «Tina, Tina Scamander.»

«Cognome da Nubile?»

«Goldstein, signore.» Poi spiegò, non appena notò il volto confuso dell'italiano. «Sono di origine americana, signore.»

«E cosa ci fa un'americana con un inglese come lui?» Chiese curioso, poi socchiuse gli occhi e scoppiò a ridere. «Arrestare una persona è decisamente il modo migliore con cui iniziare una relazione, signora Scamander.»

«Ma come...»

«Oh, i miei amici sono dei chiacchieroni.» Giovanni fece un gesto di noncuranza con la mano. «E sanno molte cose.»

«Per caso sanno anche dove si nasconde Grindelwald?» Chiese Newt non appena fu in casa. «Quello sì che sarebbe utile.»

Giovanni rimase in ascolto, poi mormorò in italiano. «I demoni mi dicono che certe domande sono pericolose, Newton.»

«Lo so, ma siamo disperati.»

«Mi dispiace, meglio non chiedere.» Sospirò mestamente Giovanni, facendoli accomodare. «Allora, che mi hai portato?»

Newt mise a terra la sua valigia e la aprì, poi prese in mano la bacchetta. «Accio Obscurus.» Il parassita magico, rinchiuso nella sua bolla, si sollevò e il magizoologo lo posizionò direttamente di fronte a Giovanni. «Ti ho portato un Obscurus.»

«Magnifico!» L'uomo si sollevò e lo osservò da vicino. «Che creatura splendida. Africano, giusto?»

«Sì, esatto.»

«Una bambina... Mi dispiace.» Lo guardò con ammirazione. «Hai tentato di salvarla. Dice che gli hai dato del filo da torcere.»

«Parli con gli Obscurus?» Chiese Tina sempre più confusa.

«Non sono i soli.» Rise Giovanni, sollevando una mano e inserendola nella bolla. «Anche se non avevo mai visto un Obscurus così da vicino. È la prima volta. Sapevo che contattare Newton era una buona idea.»

«Ma, esattamente, tu chi sei?»

I suoi occhi si poggiarono su Tina. «Sei una donna coraggiosa, Propertina. Orfana di entrambi genitori così giovane, eppure ti sei sempre occupata di tua sorella come se fosse tua figlia. Hai combattuto per arrivare dove sei oggi. Nulla di ciò che hai, ti è stato dato, te lo sei meritato.»

«Come...»

«Come so queste cose?» Il suo sorriso inquietava persino Newt. «Nello stesso modo in cui so che tu sei ebrea, che i tuoi genitori sono morti di Influenza di Drago, che tua sorella Queenie si è unita a Grindelwald e sì temo che i tuoi sospetti siano giusti nel credere che la vecchia Queenie sia morta e sepolta, ormai. Ma personalmente non so nulla di tutto ciò, me lo dicono.»

«Chi?» Sembrava nervosa e aveva tutti i buoni motivi per esserlo.

«I miei alleati.» Indicò con un cenno del capo l'Obscurus. «Quelli simili a lui. Quelli simili al Dibbuk che hai incontrato all'inizio della tua carriera. Io sono un dominatore, signora Scamander. I miei alleati sono creature antiche e molto potenti.»

Tina lanciò un'occhiata a Newt che sospirò lentamente, prima di dire. «I demoni, Tina. Gli alleati di Giovanni sono demoni.»

«Quindi...» Si rivolse all'uomo, improvvisamente interessata. «Quello che ho incontrato... Quella bambina, non era un Obscurus.»

«No, certo che no!» Scoppiò a ridere Giovanni. «Gli Obscurus non fanno quei danni. Quello era un Dibbuk. E credimi quando ti dico che sei stata fortunata. I vostri demoni, quelli della demonologia ebraica, sono tra i più potenti e pericolosi. Comunque, sei stata coraggiosa a tentare di salvare l'anima di quella bambina.»

«È qui?»

«Il Dibbuk?» Quando Tina annuì, Giovanni tese una mano all'oscurità da cui all'improvviso spuntò una mano ossuta. «Loro sono tutti qui con me.» La creatura infernale si fece lentamente avanti, trattenuta dal dominatore. «Questo è l'essere con cui ti sei scontrata.»

«Creatura interessante!» Mormorò Newt, desiderando col tutto il cuore di poterla studiare.

«Per te sono tutte interessanti, Newton.» Rise Giovanni, rispedendo nell'oscurità il Dibbuk. «Ma avvicinarti a loro è pericoloso. Non sono come le tue creature e immagino che tu lo sappia.»

Stavano per andarsene, quando Giovanni la bloccò poggiandole una mano sul braccio. «Spero di non averti spaventata troppo.»

«Sono un Auror.» Sorrise Tina. «Ho sentito di peggio.»

«Chiaramente.» Ridacchiò il dominatore. «Forse te lo avrà già detto Newt, ma... Non uscire la sera.»

«Allerta vampiri, sì, me l'ha detto.» Confermò l'Auror. «Non c'è da preoccuparsi.»

«Non ci sono solo quelli.» Mormorò mestamente Giovanni. «I lupi mannari sono forse anche più pericolosi. E anche se qui siamo in pieno territorio di licantropi, è sempre meglio non tirare la corda con la fortuna.»

«Niente di più vero.» Concordò Tina. «Non ti preoccupare, staremo attenti.»

«Tienilo d'occhio.» Indicò Newt con un cenno del capo, che adesso stava giocando con Nicholas. «Il ragazzo tende a farsi prendere dalla brama di conoscenza. Non so se ti ha raccontato come ci siamo conosciuti.»

«Ha detto che gli hai salvato la vita.»

«Non ti ha detto in che senso, vero?» Quando scosse il capo, Giovanni sospirò e raccontò. «Aveva poco meno di dieci anni. Si era allontanato da casa dopo un litigio col padre... L'ennesimo. Finì nel territorio di caccia dei vampiri. Uno di loro riuscì a beccarlo. Essendo uno stregone, il morso non l'ha trasformato, ma il veleno di vampiro è molto potente e lo ha quasi ucciso. Era solo un graffio, ma l'ho recuperato per i capelli. Mandai un Mangianime a salvarlo e ad uccidere il vampiro. Io non sono così potente da affrontare un vampiro. Il demone mi riportò un bambino bianco come un cadavere, ma riuscii comunque a salvarlo. All'epoca non era neanche un magizoologo...» Si voltò verso di lei e le poggiò una mano sul ventre. «Per il tuo bene e del bimbo che porti in grembo, proteggilo.»

«Come fai a...» Si ricordò dei demoni e sorrise. «Non c'è pericolo, lo terrò d'occhio.»

«Grazie.»

Un porto sicuro, tra le tue braccia!Where stories live. Discover now