Italia, Firenze, 31 luglio, 1929

4 0 0
                                    


«Questo significa avere la pellaccia dura.» Commentò Giovanni ridendo, quando vide che il morso del vampiro era già completamente cicatrizzato. «Assurdo!» Glielo fasciò con una benda pulita. «Beh, se ti prendi l'antidoto per qualche altro giorno, male non ti può fare.»

«Grazie, Giovanni.» Newt sorrise e ruotò la spalla ferita, senza alcun problema. «Mi hai salvato la vita di nuovo, non so come ringraziarti.»

«Beh, se vai in Giappone, mi porteresti un Kappa?»

Il magizoologo scoppiò a ridere. «Beh, mi sembra giusto.» Si alzò e gli tese una mano. «Farò il possibile per portarti un Kappa, ma non credere che sia come gli altri tuoi demoni. Lo sai che sono leggermente diversi, vero?»

«Conosco i giapponesi meglio di quanto tu creda.» Rise il dominatore, stringendogli la mano con forza. «Mi raccomando, per qualsiasi cosa vieni a trovarmi.»

«Sarà fatto.»

Appena entrato nel suo cottage venne accolto dalla voce di Tina. «Newt! Vieni a vedere!»

Ma non fece in tempo a girare l'angolo che Nicholas gli venne incontro gattonando. «Ehi, Nico!» Rise aprendo le braccia e accogliendo il figlio. «Quando hai imparato?»

«Adesso.» Rise Tina. «Letteralmente. Poco fa era ancora lì a provarci, poi ti ha sentito rientrare ed è partito.» Gli si avvicinò e si nascose nel suo abbraccio. «A quanto pare gli mancavi.»

«Ti mancavo?» Nicholas si limitò ad annuire. «Ah, mi dispiace averti lasciato, ma dovevo andare da Giovanni.»

«Che ti ha detto?»

«Che sono completamente guarito, contro ogni aspettativa.» Rise Newt. «A quanto pare ho la pellaccia dura.»

«Sì, ma non tiriamo la corda.» Era più una supplica che un rimprovero. «D'accordo?»

«Non preoccuparti.» La baciò dolcemente. «Non ti sarà così semplice liberarti di me.»

La sera portò Nicholas a fare il giro delle creature con lui. Lo lasciò gattonare liberamente e il piccolo si diresse immediatamente nello scenario di Spina. Newt rise e lo lasciò andare. Diede da mangiare a tutti, lasciando per ultimo i due draghi, che sapevano stavano sempre insieme. Quando arrivò da Spina, notò i due draghi attorcigliati intorno a Nicholas che stava beatamente dormendo appoggiato a Yu. Il magizoologo sorrise e si diresse dai due che non appena lo videro, gli fecero spazio. Prese in braccio suo figlio, fece due coccole ai due draghi, diede loro da mangiare, poi uscì dalla sua valigia. Mise nel suo lettino Nico, poi andò in soggiorno. Tina era seduta sul divano, davanti ad una bella tazza di tè fumante. Sotto i riflessi delle candele era davvero magnifica. Lo era sempre, ma chissà perché quando le ombre, create dal fuoco, danzavano sul suo volto diventava ancora più bella. Beh, stava decisamente meglio se riusciva a provare desiderio per lei... Quasi non finì il pensiero che percepì un'ondata dello stesso mozzargli il respiro. Sì, era completamente guarito.

«Che fai?» La sua voce lo riportò alla realtà. «Mi spii?»

«Sei davvero bellissima, sai?» Sollevò una mano. «Mi concederesti un ballo?»

«Non c'è musica o sbaglio?»

«Balla con me, Teenie.» Ripeté, il bisogno che aveva di lei che lo faceva sragionare. «Per favore.»

Come poteva dirgli di no quando glielo chiedeva così? I suoi occhi verdi erano infuocati, ma non le aveva mai chiesto di ballare quando era in quelle condizioni. Spesso non riusciva neanche a parlare. Però Tina era pronta a concedergli qualsiasi cosa, se poi la conversazione si fosse spostata nella camera da letto. Adesso che sapeva che era completamente guarito, non provò rimorso quando il desiderio le bussò alle porte del cuore. Aveva bisogno che Newt cancellasse quel terribile mese di paura e ansia. L'unico sollievo che poteva trovare era tra le sue braccia.

Poggiò sul tavolo la tazza di tè e si avvicinò a suo marito che le avvolse la vita con un braccio, tirandola stretta a lui. Poggiò una mano sulla sua spalla, mentre l'altra la intrecciò a quella di Newt. Cominciarono a ballare un lento valzer, su delle note immaginarie, il tempo battuto dai loro cuori.

«Ti ricordi in Scozia?» Chiese ad un certo punto Newt. «Quando praticamente mi pregasti di stare insieme?»

«Certo.» Mormorò Tina, poggiando la fronte contro il suo petto. «Non lo dimenticherò mai, perché?»

«Volevo ringraziarti.»

«Ringraziarmi?»

«Sì.»

«E per cosa, Mercy Lewis?» Chiese ridendo.

«Per avermi reso completo.» Mormorò poggiando la fronte sulla sua. «L'unica cosa che ho sempre cercato eri tu: mi sono accerchiato di creature, sperando di trovarne una che potesse rendermi un uomo, vero e completo. Ma è solo dopo quella notte, grazie a te, che ho trovato l'ultimo pezzo del puzzle: te.» Le avvolse il volto con le mani. «Tu sei l'unica donna che io abbia mai desiderato, l'unica in grado di farmi impazzire con meno di uno sguardo, l'unica che io voglia rendere felice, mi costasse quel che mi costasse.»

Si era quasi scordata di quanto facile fosse piangere quando aspettava un figlio e soprattutto quando Newt le parlava così apertamente di ciò che nascondeva il suo cuore, la sua anima. «Newt... Mannaggia a te, mi fai piangere così!»

«Ti amo, Teenie.» Aveva il fiato corto.

«Newt, Mercy Lewis, sta zitto!»

Lo baciò prima che potesse continuare a blaterare. La avvolse tra le braccia e la sollevò senza sforzo. Era tornato! Dopo tutto quel mese di ansia, terrore di perderlo, era tornato da lei. Sapeva che non l'avrebbe abbandonata, sapeva che avrebbe combattuto con le unghie e con i denti per sopravvivere. Si ricordò che aveva una cosa da dirgli, solo quando, distesi sul letto, Newt le baciò il ventre, giusto per torturarla un po' di più, come se il mese che aveva passato a temere per la sua vita non fosse abbastanza.

«Newt...» Mormorò già senza fiato. «Devo dirti una cosa.» Sollevò gli occhi su di lei e inarcò le sopracciglia, aspettando che andasse avanti. «Io... Ecco...» «Né sarà felice! Ma diglielo, per l'amor del cielo!» Stava per parlare, quando ovviamente lui si stufò e tornò al suo lavoro sicuramente più piacevole di ridurla all'incapacità mentale. «Mercy Lewis, mi ascolti?»

«No.»

«L'avevo notato.» Pensò, prima di ribattere. «È importante, ti prego.»

«La vuoi la verità?» Sussurrò Newt, sollevandosi e guardandola dritta negli occhi. «Potresti dirmi che hai ucciso il re d'Inghilterra e non me né importerebbe un fico secco.» Poi la sua voce divenne supplicante. «Ti prego... Ho bisogno di te, dammi un paio d'ore poi ascolterò qualsiasi cosa tu abbia da dirmi.»

«Solo se prometti di smettere di torturarmi.»

«Hai fatto a brandelli il mio autocontrollo.»

«Allora aspetterà.»

Le loro labbra non si erano quasi toccate, che i loro corpi si unirono in uno solo. Istintivamente Tina inarcò la schiena per farsi più vicina e le braccia di Newt gliela avvolsero stringendola a lui con forza. Non mantenne il solito ritmo pacato, ma uno decisamente più veloce, ma in qualche modo lo faceva sembrare tenero e rilassante, al contrario di quando lo faceva lei che era chiaro avesse solo bisogno di sfogarsi. Quando Tina manteneva un ritmo pacato lo faceva solo per torturare il suo povero marito. A quanto pareva oggi sarebbe stata una giornata sbagliata per torturarlo.

Un porto sicuro, tra le tue braccia!Where stories live. Discover now