Inghilterra, Derbyshire, 23 ottobre, 1929

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Venne svegliata dai due gemelli, che a quanto pareva si lamentavano del freddo. Si voltò nel letto e non trovando Newt accanto a lei, si tirò a sedere. Il sole, fuori dalla finestra, era coperto da dei terribili nuvoloni carichi di neve. Secondo suo marito non mancava molto alla prima nevicata della stagione.

Si accarezzò il ventre e sussurrò. «State calmi, ora vado a cercare il vostro papà e gli chiedo che gli è saltato in mente di lasciarci da soli.»

Si alzò e si coprì con una vestaglia pesante, prima di uscire dalla sua stanza. Sentì immediatamente la voce di Newt, ma c'era anche quella di Theseus. Il piano di fargliela pagare per averla lasciata da sola, andò in fumo... Per ora. Scese le scale e notò immediatamente i sorrisi sulle loro labbra: non era successo nulla di grave. Theseus stava lanciando in aria Nicholas che stava ridendo a crepapelle, felice di rivedere lo zio.

«Spero per te che non abbia appena mangiato.» I due fratelli si voltarono verso di lei. «Ciao, Theseus.»

«Ciao, Tina.» Sorrise l'ex-Auror. «Non preoccuparti, Newt mi ha assicurato che sono passate due ore da quando il piccolo ha fatto colazione.» Si rivolse nuovamente a suo nipote. «Vero che sono passate due ore, amore dello zio?»

Tina rise e si andò a nascondere nell'abbraccio caldo e rassicurante di suo marito. «Come vuoi.»

«Vuoi volare?» Gli chiese. «Vuole volare il mio tesoro?»

«Tì!» Rise Nicholas.

Mentre Theseus faceva volare in aria suo figlio, Tina si sporse verso Newt. «Non avresti dovuto lasciarmi da sola questa mattina.»

«Perdonami.» Mormorò piano suo marito, stringendola. «Ma mio fratello sta avendo continuamente degli incubi. Aveva bisogno di me.»

«Non posso neanche arrabbiarmi per questo.» Brontolò scherzosamente Tina, appoggiando il capo alla sua spalla. «Sei un ottimo fratello.»

«Mi farò perdonare.» Le sussurrò all'orecchio prima di baciarle la tempia. «Lo prometto, questa sera.»

«Sarai tutto mio?»

«Completamente.»

Theseus alla fine si fermò sia per pranzo che per cena. Raccontò anche a Tina il perché avesse ricominciato a fare incubi: suo padre, per vendicarsi del fatto che avesse lasciato il suo posto da Auror, non faceva che ripetergli che Leta era morta per causa sua, che non avrebbe mai più trovato il vero amore e che sarebbe stato condannato a soffrire per l'eternità. Fu difficile non chiedergli di rimanere lì con loro, almeno per qualche notte, così che Thomas Scamander non potesse neanche avvicinarsi a lui, ma Newt promise che avrebbe fatto due chiacchiere con il suo vecchio, appena avesse avuto un po' di tempo. Gli diede il rimedio che aveva funzionato così bene dopo Parigi e lo salutarono.

«Quel tuo due chiacchiere non mi piace proprio per niente.» Gli fece sapere, accarezzandosi il ventre, seduta sul letto. «Con tuo padre non sono mai solo chiacchiere.»

«Tranquilla, so chi gli fa molta più paura di me.» Replicò Newt, sedendosi accanto a lei e baciandole il ventre. «Se né occuperà mia madre, non mi va di farla diventare vedova così giovane.»

«Credo che le faresti solo un favore.» Commentò Tina, sdraiandosi e chiudendo gli occhi, lasciandosi invadere dalle sensazioni create dalle labbra del suo compagno. «Immagino tu non abbia dimenticato la tua promessa.»

«No.» Il suo respiro le solleticava il ventre. «Ma questa volta gioco io.»

Inarcò un sopracciglio e lo guardò confusa. «Che intendi dire?»

Le sorrise. «Le Maldive, Teenie.»

«Ah, no...»

Non la lasciò finire perché la baciò. «Tu non hai avuto pietà per me, ieri notte.» Poi le sue labbra si mossero lungo il collo, la spalla, lo sterno, fino a tornare al suo ventre. «La mamma si merita la tortura, vero, miei piccoli? Calciate se siete d'accordo.» Chiaramente, visto che erano svegli come grilli, un piede, o una manina, colpirono le labbra del padre che sorrise. «Visto? Mi danno ragione anche loro.»

«Non è valido!» Si lamentò Tina. «Li hai beccati svegli.»

«Come non è valido?» Si rivolse nuovamente ai due gemelli. «Non calciate se pensate che sia valido.» Rimasero assolutamente fermi. «Direi che è valido.»

«Non è giusto!» Piagnucolò Tina, già sapendo che avrebbe dovuto sorbirsi una lunga tortura. «Sei cattivo.»

«Io sono cattivo?» Rise Newt, lasciando che le sue mani le accarezzassero tutta la lunghezza delle gambe. «Senti chi parla.»

«Io ho avuto pietà di te ieri notte.»

«In realtà era già oggi.» Replicò suo marito, avvolgendole la schiena con le braccia e tirandola stretta a lui. «Quindi mi hai fatto patire per molte ore prima di avere pietà di me.»

«Dovrei essere io a torturarti.» Replicò a fiato corto Tina, inconsapevolmente inarcando la schiena contro di lui. «Mi hai lasciata da sola questa mattina.»

«Avevo le mie buone ragioni.» Mormorò, facendo risalire le labbra lungo lo sterno, la gola, per poi baciarla. «E comunque non pensare che non ti avrei riservato lo stesso trattamento.» In un tentativo disperato, gli avvolse la vita con le gambe e tentò di tirarlo verso di lei, ma Newt si limitò a ridere e ad indurire i muscoli della schiena. «Ah, no, signora Scamander, detto io le regole oggi.»

«Newt!» Lo supplicò. «Ti prego...»

«Questa l'ho già sentita, ma dove...?» Fece finta di pensarci. «Oh, giusto, ieri sera, quando ti pregavo di unirti a me, perché non ce la facevo più e perché stavo soffrendo le pene dell'inferno.»

«Sono incinta!»

«Non è una scusante.» La zittì immediatamente, le sue mani che risalivano i suoi fianchi, sfioravano l'ansa dei suoi seni e le sollevavano il volto per permettergli di baciarle la gola. «E neanche ti farà avere uno sconto di pena.»

La torturò per più di venti minuti, ridendo alle sue suppliche, bloccandola prima che potesse prendere il controllo, facendo addormentare i due gemelli così che la sua schiena si rilassasse, ma sapeva benissimo che il suo autocontrollo si stava riducendo lentamente a brandelli. Beh, conosceva un altro modo per torturarla. Lentamente, come mai prima, si unì a lei. Tina, inarcò la schiena e sospirò di sollievo, probabilmente cantando vittoria, ma la conosceva abbastanza bene da sapere che ora come ora avrebbe avuto bisogno che lui mantenesse un ritmo sostenuto, ma così non fu. Newt si mosse lentamente, senza fretta, l'autocontrollo che veniva molto più semplice ora che erano insieme.

«Newt!» Sbottò Tina dopo un po'. «Sei malvagio.»

«Ora capisci cosa ho sofferto io.» Le mormorò in un orecchio. «A che cosa mi hai sottoposto.»

Quando le gambe che aveva avvolto intorno alla sua vita si strinsero, Newt dovette bloccarsi: strinse con forza la testiera del letto e respirò profondamente un paio di volte, prima di riprendere il controllo. Sfortunatamente Tina lo aveva notato. Appena ricominciò a muoversi, inarcò la schiena, lasciando che il suo ventre toccasse il suo addome e strinse le gambe intorno alla sua vita, cercando di portarlo più vicino. Stava stringendo talmente forte la spalliera del letto che ormai aveva le nocche bianche, ma sfortunatamente sua moglie sapeva come fargli perdere il controllo. Infatti, dopo neanche una mezz'oretta cedette e aumentò il ritmo, le sue braccia che si stringevano intorno alla sua schiena, tirandola stretta a lui, con il desiderio di non lasciarla mai.

Un porto sicuro, tra le tue braccia!Where stories live. Discover now