Inghilterra, Londra, 3 luglio, 1928

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«No!» Si svegliò di soprassalto. «No, non ti dirò nulla!»

Si chinò su di lei. «Tina, calmati, è solo un brutto sogno.»

Tina aprì gli occhi di scatto e tirandosi su, per poco, non ebbe un frontale con Newt. Aveva gli occhi terrorizzati e le lacrime agli occhi. Si guardò intorno per qualche secondo, poi dovette accorgersi di dove fosse, perché si lasciò andare ad un pianto liberatorio. Non appena Newt le avvolse le spalle con una delle sue braccia, Tina si voltò verso di lui e affondò il volto nel suo petto.

«Va tutto bene, sei al sicuro adesso.» Le mormorò piano, cullandola fra le braccia. «Sei a casa.»

«Sapevo che saresti venuto a prendermi!» La sua voce era smorzata dalla sua camicia, ma la sentì. «Non ho mai perso la speranza.»

«È stata quella speranza che mi ha permesso di trovarti.» Le avrebbe raccontato più avanti di Fanny e di tutto il resto, adesso doveva riposarsi. «Ora cerca di dormire, okay?»

«Sì, ma tu non lasciarmi.» Singhiozzò aggrappandosi a lui come se fosse un'ancora di salvezza in mezzo al mare.

«Non potrei mai.» Si alzò e si sdraiò accanto a Tina, che immediatamente si fece più vicina a lui. «Riposati un po'.»

Venne svegliata da un dolce bussare alla porta. «Tina? Sono Diana, posso entrare, cara?»

L'Auror sbatté un paio di volte gli occhi e sospirò di sollievo: era davvero a casa. Non l'aveva solo sognato. Dopo tre giorni di prigionia, adesso era al sicuro. Si tirò a sedere e Diana entrò con un vassoio che le fece brontolare lo stomaco.

«Mercy Lewis, ho una fame!» Quasi non ricordava il sapore di un pasto normale. «Grazie, Diana.»

«Figurati, cara, ma cerca di non ingozzarti, altrimenti rimetterai tutto come al solito.» Scherzò la madre di Newt.

Quelle parole la bloccarono e istintivamente si portò una mano al ventre. «Il mio bambino...»

«Sta bene.» La rassicurò Diana immediatamente e per poco non scoppiò nuovamente in lacrime. «Sei una donna forte, Tina, la tua speranza, la tua fiducia nelle capacità di mio figlio hanno fatto in modo di schermare tuo figlio da uno stress che gli sarebbe stato fatale.»

Si asciugò una lacrima. «Grazie al cielo. Stavo per cedere, ero stremata, ma sapevo che Newt sarebbe venuto a salvarmi.» Poi guardò il piatto che le aveva portato e nuovamente il suo stomaco brontolò. «Scusa...»

«Non dire sciocchezze.» Rise Diana, dandole delle pacche sulla mano. «Tuo figlio richiede nutrimento immediato e anche il tuo corpo. Mangia.» Si alzò e si diresse verso la porta, per poi ricordarsi qualcosa. «Ah, e il medico ti ha ordinato una settimana di completo riposo. Completo Tina!»

Quasi non si strozzò con il tè. «Ho capito, Diana, grazie.»

Diana scoppiò a ridere e la lasciò sola a mangiare. Tina affondò i denti nel pane tostato e sospirò di sollievo: Mercy Lewis! Sarà la settimana più lunga della mia vita, pensò arrossendo Tina, per poi divorare la sua colazione in pochi minuti, senza, per la prima volta, avere conseguenze. Forse anche suo figlio aveva talmente tanta fame che avrebbe accettato qualsiasi cosa, pur di mettere qualcosa sotto i denti. Adesso non restava che dirlo a Newt.

Un porto sicuro, tra le tue braccia!Where stories live. Discover now