Inghilterra, Londra, 26 agosto, 1928

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Newt si svegliò presto. Non aveva riposato molto. Si girò su un fianco e, sorridendo, accarezzò la guancia di Tina che nel sonno mormorò qualcosa e si fece più vicina a lui. Amava quella donna come non avrebbe mai pensato di poter fare. Credeva di essere innamorato di Leta, ma rispetto a quello che provava per Tina... Era già tanto definire il loro rapporto come amicizia superficiale. Con Tina c'era questa sorta di connessione, si capivano al primo sguardo, le parole spesso erano superflue e per la barba di Merlino, stare con lei era catartico. Newt non aveva nessun'altra storia con cui compararla, ma non gli serviva per sapere che il loro amore era straordinario, in ogni modo possibile.

Notò un movimento sul suo ventre ed immediatamente ci poggiò sopra una mano: un minuscolo piede lo calciò... O era una mano che gli tirava un pugno? Qualsiasi cosa fosse, era molto forte. A Newt scappò una lacrima: era una sensazione magnifica poterlo sentire. Era un po' invidioso di Tina: perché lei poteva avere il potere di portare in grembo un bambino e lui no? I cavallucci marini, ad esempio, facevano il contrario. Sapeva, però, che era un ragionamento davvero stupido. Questa volta i movimenti non si fermarono e Newt rise piano.

Si chinò sul ventre di Tina e ci piantò sopra una serie di baci. «Buon giorno, piccolo mio... Siamo attivi questa mattina.»

Continuò a sussurrargli cose senza senso, fino a quando Tina non si stiracchiò. «Stai di nuovo parlando al bambino?»

«Ahia...» Rise Newt. «Devo andare, piccolo, altrimenti la mamma si ingelosisce.»

«Che stupido!» Brontolò Tina, girandosi su un fianco. «La tua fortuna è che sei tanto dolce, quindi ti perdono tutto.»

«Grazie.» Scherzò Newt, baciandole il collo e avvolgendole la vita con un braccio. «Ti amo tanto anch'io.»

«Ma taci.» Ribatté Tina, facendolo nuovamente ridere.

Poi, però, una delle sue mani coprì quella di Newt che si era andata a poggiare sul suo ventre. «Anche tu, amore mio, sei facilmente persuadibile.»

«Se la vuoi mettere così...» Mormorò Tina, prima di voltarsi, inchiodarlo al materasso e sollevandosi a cavalcioni sopra di lui. «Le sue parole verranno punite severamente, signor Scamander.»

«Qual è il verdetto?»

«Colpevole di aver leso il mio orgoglio.»

«E la mia punizione quale sarà?»

«Rimanere a letto con me fino a quando non mi avrà convinta che si merita la libertà.»

«Che destino terribile!» Newt si finse preoccupato, ma le sue braccia le avvolsero la schiena. «Ma accetto la sua sentenza.»

Ottenne la libertà solo dopo pranzo. Si smaterializzò subito dopo al ministero della magia. Salì all'ufficio di Theseus e bussò. La voce di suo fratello gli diede il permesso di entrare.

«Ehi, Theseus.» Gli sorrise e chiuse la porta. «Grazie per aver trovato il tempo per me.»

«Figurati.» Girò la scrivania e lo strinse in un abbraccio. «Che ti serve?»

«Voglio trasferirmi.» Spiegò Newt, quando i risedettero. «La mia casa a Londra è confortevole, nulla da dire, ma ha tante scale e diventeranno un problema quando nascerà il bimbo. Vorrei comprare una casa di campagna, simile a quella dove siamo cresciuti, così che le mie creature abbiano più spazio per muoversi, senza temere di essere visti dai Babbani. Un luogo dove mio figlio o figlia potranno crescere a contatto con la natura.»

«Mi sembra un'ottima idea.» Esclamò Theseus con un sorriso. «Hai già in mente un luogo?»

«Il Derbyshire magico.» Sorrise il magizoologo.

«Beh, più naturale di quello non esiste.» Rise l'Auror. «Ma non ci sono case coloniali lì. La costruirai tu?»

«Sì, e vorrei che tu mi dessi una mano.» Il piano che cominciava a formarsi nella sua mente. «Vorrei che fosse il mio regalo di nozze per Tina.»

«L'adorerà.» Concordò Theseus, tendendogli una mano. «Sono a tua disposizione, fratello.»

Un porto sicuro, tra le tue braccia!Where stories live. Discover now