Capitolo 1363

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Em: cosa pensi che voglia? Non é che se l'é presa per il fatto che sono uscita?

V: ma va,anzi sembrava convinto stessi male. Secondo me vuole chiederti dei tuoi.

Em: i miei?

V: quando sei uscita ha detto che faremo un lavoro sulle colonie e i paesi ad influenza britannica e ha detto che tu avresti potuto parlarci di Malta.

Rimango piacevolmente colpita dalla cosa: il nostro vecchio professore non aveva mai fatto delle cose del genere e personalmente la trovo un'idea molto interessante.

V: beh,ci vediamo fuori. Le tue cose le porto su io.

Mi saluta prendendo la sua bottiglietta d'acqua ed il resto,uscendo poi insieme agli altri. Mi siedo al mio banco aspettando che escano tutti e appena la classe si svuota,il professore va a chiudere la porta,andando a mettersi in piedi appoggiato davanti alla cattedra.

Em: mi dispiace.

C: come scusa?

Le mie parole sembrano lasciarlo confuso e questo mi fa pensare che non volesse che fossi io a parlare per prima,ma ormai l'ho fatto e quindi tanto vale suicidarmi del tutto.

Em: le chiedo scusa per stamattina. Io non ho pensato che potesse essere un professore e le ho parlato senza riflettere. Generalmente sono molto educata con chi non conosco,ma credevo fosse un ragazzo e...

C: respira Emily.

Mi sorride accennando una piccola risata: non era il primo che reagiva così,quando finivo per diventare un fiume in piena di parole. Non avevo avuto la forza di parlare fino a poco prima,ma ora sento il bisogno di giustificarmi. Mi fermo e rimango in silenzio aspettando che sia lui a parlare stavolta.

C: non sono di certo arrabbiato. Non lo potevi sapere,anche se non é che tu mi abbia dato molto modo di dire qualcosa...

Mi sorride ancora e il sapere che non si sia arrabbiato,mi toglie parte del peso che mi sono portata addosso fino ad ora. In effetti stamattina mi sono presentata molto in fretta,cominciando a straparlare come mio solito.

C: avevo capito fossi molto loquace,se possiamo dire così. Per questo mi é sembrato strano vederti in difficoltà,ma ho pensato fosse per quello che era successo.

Em: mi dispiace davvero,non so cosa mi sia preso: avrei dovuto capirlo.

C: te l'ho detto,stai tranquilla e personalmente volevo dirti che non c'é nessun problema.

Em: ci tenevo a dirglielo perché non volevo si facesse una cattiva impressione.

C: direi tutto il contrario.

Em: meno male.

Sorrido e sospiro allo stesso tempo perché mi ha proprio tolto un peso dal cuore: al di là di tutto,ci tengo a fare buona impressione su tutti. Sembra aver capito anche lui che la cosa mi aveva tormentata per tutto il tempo,perché si mette a ridere.

C: allora posso sperare che da domani tornerai a parlare come sei solita fare?

Em: assolutamente. Guardi la ringrazio davvero e mi creda arriverà ad odiarmi per quanto parlo.

C: vedremo. Intanto cerca di smettere di darmi sempre del lei e fare come gli altri.

Em: certo,mi scu...ah scusa.

C: ok tranquilla. Ora vai,ti ho già rubato troppo tempo.

Em: oh no,non si preoccupi. In realtà sarei dovuta andare a fare una cosa di cui non avevo molta voglia,ma purtroppo....

Solo a metà di quella che sarebbe stata una delle mie solite lunghissime frasi,mi rendo conto che probabilmente mi sto dilungando,raccontandogli cose che nemmeno gli interessano.

Em: oddio,scusi! Forse era meglio che rimanessi col pensiero di aver fatto una pessima figura: quando mi sbocco,parlo a ruota libera e non credo che le mie faccende le possano importare un gran ché.

Mentre gli parlo,tengo lo sguardo leggermente abbassato,tanto quanto basta per non incontrare il suo,come se stessi parlando a me stessa. Faccio subito per andare via,ma lui mi richiama e mi volto subito,come se non avessi voluto altro.

Em: sì?

C: se vuoi puoi sederti e continuare a dirmi qualcosa di te. Questa volta senza il pensiero di aver fatto brutta figura,ma...se non ti va,tranquilla: non voglio che tu ti perda l'intervallo per questo.

Em: no,mi va.

Per quanto la mia testa continui a dirmi di rifiutare e andare a fare quello che dovevo,il mio istinto risponde al mio posto e cerco di dissimulare il modo convinto con il quale gli ho risposto.

Em: preferirei in italiano peró,se non é un problema.

C: va bene. - mi sorride - Tanto non credo ti serva esercitarti. Apri solo la porta per favore,così in caso abbiano bisogno di me,sapranno che sono libero.

Anche se avrei preferito che restasse chiusa,non posso non dargli ragione: raramente gli altri rientravano,ma non si poteva mai sapere visto che spesso i professori erano richiesti nei cambi di ora.

Biondo ed Emma - Ricordati di ... 7Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora