Capitolo 1380

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Mi metto di fianco a lui ed iniziamo a studiare: non avevo dubbi,ma non pensavo che sarebbe stato così bravo. Se fosse lui il mio professore di matematica probabilmente avrei tutti dieci,ma credo che il mio sia un giudizio di parte. Quando non capisco qualcosa,lui me lo rispiega con molta calma e me lo riesce a far capire,tanto che tutti gli esercizi mi vengono senza problemi. Tutto procede in modo talmente fluido che finiamo circa mezz'ora prima e quindi ci mettiamo a parlare come al solito. Ad un certo punto,Colin sposta lo sguardo sul suo orologio.

C: cavolo,sono già le sei meno un quarto: ci siamo persi.

Em: il tempo é volato.

C: quando inizi a parlare non ti ferma nessuno.

Continuiamo a ridere,ma alzandoci notiamo che ha iniziato a piovere molto forte: eravamo così presi dal parlare,da non aver sentito nemmeno il grande rumore che la pioggia sta facendo sui vetri.

Em: sta diluviando.

C: hai sempre detto che ti piace la pioggia.

Em: sì,ma non se devo tornarmene a casa a piedi.

C: ah...beh non puoi telefonare ai tuoi genitori e dirgli di passare?

Em: i miei sono via fino a domani. Aspetta,chiamo mio fratello. Tu vai pure intanto.

C: no,aspetto con te.

Prendo il telefono dalla tasca e chiamo Alex,ma non parte nemmeno la chiamata e mi accorgo solo dopo che non c'é campo.

Em: non c'é segnale.

C: aspetta... - prende il suo cellulare - niente anche nel mio. Questo temporale é decisamente bello forte.

Em: beh aspetto qui un po',magari si calma e posso uscire di corsa.

C: Emily sono quasi le sei,é buio pesto e fuori c'é il diluvio universale: non ti faccio stare qui da sola e tornare a casa a piedi.

Em: mi metto ad aspettare in segreteria e mio fratello capirà di dover venire a prendermi.

Avevo detto ad Alex che sarei tornata da sola,ma sicuramente,non vedendomi arrivare nel giro di mezz'ora,si sarebbe messo in macchina e sarebbe venuto a prendermi.

C: non ti lascio qui ad aspettare chissà quanto. Dai andiamo.

Em: andiamo?

C: ti porto a casa io.

Em: non credo sia il caso,non é una tua responsabilità.

C: la sicurezza di uno studente é una mia responsabilità.

Il modo quasi "analitico" in cui lo dice,mi colpisce non proprio positivamente perché mi fa pensare che lo avrebbe fatto per qualsiasi persona. Io non volevo che lo facesse più che altro per evitare che qualcuno,vedendoci,potesse pensare male. Ancora una volta peró,come già era successo altre volte,sembra leggermi nella mente.

C: non voglio che ti ammali perché sei tornata a casa bagnata fradicia e poi...non riuscirei ad andare a casa tranquillo,sapendoti qui da sola.

Il suo sguardo incrocia il mio e forse per la prima volta dopo tanti mesi lo sento sincero,senza quei filtri che il suo ruolo gli impongono. Non so se si sia reso conto di quello che ha detto,ma a giudicare dal modo in cui mi guarda,direi di sì.

Em: allora non ti permetteró di avermi sulla coscienza.

Con la mia battuta riesco a tornare a farlo ridere: stemperare la tensione era la cosa migliore che io potessi fare per evitare che cadesse troppo imbarazzo tra di noi.

C: dai prendi tutto che andiamo.

Metto tutto nel mio zaino e lui fa lo stesso,poi scendiamo andando verso l'ingresso della scuola a quest'ora praticamente deserta se non per qualche eccezione,uscendo poi fino a dove rimane riparato.

C: aspettami qui,così vengo sotto con la macchina e non ti bagni.

Em: ti bagnerai tu peró.

C: non ce la fai proprio a fare quello che uno ti chiede,senza ribattere eh?

Em: ok,agli ordini.

Mi limito a sorridere,passandomi le dita sulla bocca imitando una cerniera e facendogli così alzare gli occhi al cielo.

Biondo ed Emma - Ricordati di ... 7Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora