18. Io sono Peter Pan

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"Ciao Nic, che ci fai tu qui?! Io cercavo Anna, le devo dare una cosa da parte di mia madre." Mi chiese sorpresa.

"Veramente la domanda dovrei farla io a te, ma la risposta già me l'hai data. E comunque questa è casa di mia madre, quindi è normale che io stia qui." La lasciai entrare, vederla mi aveva fatto uno strano effetto.

"Ciao Anna! Come stai? Mamma mi ha detto di portarti questo pacco perché era troppo impegnata. Non so cosa contenga, ma mi ha detto che tutto ciò che ti serve lo avresti trovato qui." Osservavo attentamente la scena senza proferire parola.

"Ciao Sara, appena torni a casa ringrazia tua madre da parte mia. Ora vuoi qualcosa? Vuoi rimanere a cena con noi?" Ci conoscevamo da una vita, ogni tanto, senza nemmeno avvisare, rimanevamo a mangiare l'uno a casa dell'altro, oggi però mancava un elemento: Adriano.

"No Anna, tranquilla, devo tornare a casa perché dopo cena devo uscire e non sono pronta, altrimenti mi avrebbe fatto veramente piacere." Chissà la meta della sua uscita quale fosse stata, in un certo senso speravo venisse al parcheggio così potevamo passare altro tempo insieme.

"Ah Niccolò hai visto?! Non ti ho sbattuto nessuna porta in faccia oggi." Risi per quell'affermazione.

"E menomale, anche se non credo sia il caso di cantare vittoria fin quando non varchi la soglia di questa casa." Mi tirò un pugnetto sulla spalla e si mise a ridere contagiando anche me.

"Di che porta parlate?" Si intromise mia madre.

"Ieri sera mentre tornavo a casa, dopo una serata con Martina, ho aperto la porta del palazzo e ho sbattuto la porta in faccia ad un ragazzo che imbacuccato com'era sembrava un ladro, ma poi ho capito che era Niccolò."

"Oh Niccolò e non ti sei preoccupato a tal punto di doverti misurare la pressione?!" Mi prese in giro conoscendo la mia ipocondria.

"No mà, ho dovuto calmare lei che per poco non si sentiva male per tutte le colpe che si stava dando." Gliela dovevo far pagare in qualche modo, no?! E qual era il miglior modo se non prenderla in giro?!

"Eddai Niccolò, mi dispiaceva seriamente averti fatto male. Se l'avessi fatto apposta di certo non mi sarei preoccupata così tanto. E poi ti sei accasciato a terra come una femminuccia" Aveva capito a che gioco stavo giocando e da buona miserabile aveva iniziato a controbattere.

"E certo c'hai dato na botta ar naso, nemmeno un colpo di un pugile sarebbe stato così forte."

"E non iniziate a battibeccare tra voi come i bambini all'asilo perché oramai siete grandi e vaccinati." Ci canzonò mia madre.

"Hai ragione Anna, ma qui c'è qualcuno che ha la sindrome di Peter Pan."

"Ma io sono Peter Pan."

"Sì Moricò e io so Trilly. Va bene dai, ora vado a casa, mi staranno dando per dispersa." Decisi di accompagnarla alla porta e prima che se ne andasse la fermai un attimo.

"Ancora non sono andato a casa, ma sono certo che hai fatto un buon lavoro. Grazie e scusami se stamattina ti ho lasciata da sola." Mi scusai perché mi era dispiaciuto andare via senza salutarla e senza spiegarle tutto a voce, ma allo stesso tempo mi dispiaceva maggiormente svegliarla.

"E di che, menomale che c'eri tu quando è arrivato Adri, io ero entrata nel pallone e comunque non mi hai lasciato sola, accanto a me c'era Spugna. Mi sono svegliata con qualcosa di peloso vicino e mi sono ritrovata faccia a faccia col tuo cane." Spugna sicuramente l'aveva riconosciuta ed era andato a farle compagnia, giocavano sempre e molte volte calcolava più lei che me, quello schifoso. La ringraziai ancora e poi andò via.

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