37. Tu sorella, Adrià!

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"Niccolò dove siete?!" Urlò dall'altro capo del telefono Adriano, i due ragazzi non avevano notato che le lancette dell'orologio erano andate avanti di due ore e che Sara fosse in ritardo per il pranzo in famiglia.

"Oddio Adrià scusa, pochi minuti e ti porto Sara." Non voleva inventare nessuna scusa, altrimenti sarebbe stato tutto più complicato di come già era.

"Nun me di che ve siete riaddormentati eh..." Ecco Adriano in quel momento aveva fornito l'alibi perfetto ai due innamorati, tanto che Niccolò prese la palla al balzo e confermò la versione di Adriano che scoppiò in una fragorosa risata aggiungendo un è proprio da te Moriconi. Nel mentre Sara, avendo visto l'orario, era andata in camera a prepararsi, per non fare ulteriore ritardo. Appena Niccolò chiuse la chiamata la ragazza uscì dalla sua stanza ben vestita. Niccolò rimase a bocca aperta, ma dovette tornare subito con i piedi per terra, dato che erano già in un ampio ritardo. Prese un jeans strappato e la sua maglietta della Kappa e in un men che non si dica era pronto. I due uscirono di fretta di casa e partirono verso la destinazione e, sfrecciando per le strade di Roma, arrivarono dopo pochi minuti. Niccolò voleva approfittare di essere sotto casa di sua madre per salutare anche i suoi fratelli che non vedeva da un po'. Si diede appuntamento con l'amata per il giorno successivo e, dopo averle raccomandato di salutare i suoi genitori, si fermò al terzo piano, lasciandole un fugace bacio a stampo, che nessuno vide dato che i due ragazzi si trovavano soli nell'ascensore.

La mamma di Niccolò tutto si aspettava, tranne che di vedere suo figlio all'altro lato della porta, tanto che appena lo vide la sua bocca si curvò in un meraviglioso sorriso sorpreso. Non lo sentiva da pochi giorni, ma dati i suoi impegni il moro si faceva vedere poco e niente e quindi sembrava come se fossero passati anni. Si abbracciarono per minuti interminabili sulla porta, fin quando non sentirono una piccola folata di vento e Nic da buon ipocondriaco chiese a sua madre di farlo entrare.

"Ciao ma', tutto bene?" Esordì lui, provando ad evitare domande indiscrete.

"Sì sto abbastanza bene, ho visto che è uscito il disco ieri sera e ho sentito tutte le canzoni, sono bellissime come al solito. Sono fiera di te." Niccolò era felice di sentire quelle parole da sua madre. Se all'inizio tutti credevano che non potesse vivere di musica, lui è riuscito a dimostrare il contrario, stupendo tutti, anche se stesso. "Devi aver sofferto molto per essere riuscito ad esprimere quei sentimenti, mi dispiace non esserti stata vicino." Anna si sentiva in colpa, ma tra il lavoro e la lontananza era difficile riuscire a vedere suo figlio per più di pochi minuti.

"Nun te preoccupà ma', sto bene. È stato un periodo no, ma è passato. Sai ho fatto anche pace con Federica, ora parliamo come se nulla fosse successo tra noi." Il ragazzo era sereno, riusciva a parlare di lei senza alcun rimorso o rimpianto, grazie a Sara il ragazzo era riuscito ad andare avanti e ad accantonare la sua storia che fino a quel momento era stata la più importante della sua vita.

"Ah quindi siete tornati insieme?" Anna credeva che suo figlio fosse così felice perché Federica fosse tornata nella vita del moro, ma non poteva credere che dietro la sua felicità ci fosse una ragazza di soli diciotto anni che viveva due piani sopra casa sua, nell'ormai famoso quinto piano sopra tutti.

"No ma', assolutamente no. Ti ricordi che quando un vaso ti cade prendi scopa e paletta, metti l'anima in pace?!" Era la sua poesia più profonda, quella che come canzone era una delle più sottovalutate. Anna rimase colpita da quell'affermazione, non poteva credere che suo figlio riuscisse a superare quella rottura e a parlarne con molta tranquillità.

"Ah bene, perché credevo che quella macchia viola te l'avesse fatta proprio lei." Il ragazzo avvampò imprecando sottovoce, non poteva credere di non essersi accorto di nulla. Doveva scrivere alla sua ragazza e dirgliene scherzosamente quattro.

"Ops!" disse con una risata imbarazzata Niccolò "No, non è stata Federica, l'ho rivista molto tempo fa solo per Spugna, ma ti ripeto non siamo più niente. E comunque se ti dicessi che mi sono scottato con la piastra non ci crederesti, i miei capelli non sono così lunghi e per di più non ho una piastra in casa." Voleva parlare di tutto tranne che di Sara, cercava di sdrammatizzare in qualsiasi modo pur di non farsi chiedere chi fosse questa ragazza, non sapendo che Anna sarebbe riuscita comunque a captare qualcosa.

"Sei diventato tutto rosso Niccolò, ne stai nascondendo una delle tue, vero?! Se sei felice per me va bene, ma non cacciarti nei casini, mi raccomando." Niccolò stava cercando di controbattere quando suonarono al campanello, il moro si offrì volontario per andare ad aprire, avrebbe fatto di tutto pur di togliersi da quella situazione imbarazzante, non sapendo che quella che si sarebbe venuta a creare lo sarebbe stato ancora di più.

"Ciao Anna!" Esordì Adriano credendo di avere proprio la madre del suo migliore amico davanti, ma non fece in tempo a realizzare ciò che aveva detto che scoppiarono entrambi in una fragorosa risata. "Oh ciao Niccolò, non credevo fossi qui!"

"So rimasto un po' con mamma non la vedevo da tempo, vieni entra." Niccolò stava per chiudere la porta quando sentì una vocina che lo richiamò "Non chiudere, fai entrare anche me!" Era arrivata anche Sara e Niccolò aveva capito che sua madre in quel momento sarebbe venuta a capo di tutto. Una madre capisce sempre tutto, senza nemmeno una spiegazione. Il moro salutò la sua ragazza con un bacio sulla guancia sussurrandole all'orecchio un dopo me la paghi. Non le diede nemmeno in tempo di replicare che si precipitò vicino a sua madre, lasciando la ragazza interdetta da quell'affermazione.

"Anna, mamma voleva che stasera venissi a cena con noi, non ho capito bene cosa deve dirti, ma di certo saranno cose tra vicine." Anna era stata invitata dalla mamma dei due ragazzi a cena perché entrambe la sera stessa sarebbero rimaste sole, data l'assenza dei figli e dei mariti, chi per un motivo chi per un altro.

"Oh va bene, ci sarò, a meno che Niccolò non si tratterrà a cena." Anna desiderava che suo figlio le dicesse di sì, non perché non volesse andare a cenare dalla sua amica, ma perché voleva passare del tempo con lui.

"Mà stasera non posso, ho una cena con James e sto tizio qua di fronte per il tour, mi dispiace, ma ti prometto che in questa settimana o a pranzo o a cena verrò che te devo dì na cosa." Niccolò desiderava parlare con sua madre prima di partire per il tour aveva bisogno di alcune dritte.

"Va bene, allora dite a vostra madre che stasera ci sarò." I due ragazzi annuirono.

"A Nì, ma chi t'ha fatto quer succhiotto sur collo?!" Adriano sarebbe riuscito ad essere inappropriato in qualsiasi momento, ma la risposta di Niccolò lo sarebbe stato ancora di più.

"Tu sorella, Adrià!" La risposta di Niccolò era la risposta corretta, ma in quel caso il moro, con quella frase, voleva semplicemente dire fatti un po' gli affari tuoi. L'atmosfera in quella casa si gelò, il cantante aveva capito di aver usato impropriamente quel modo di dire, tanto che Sara si era gelata sul posto e Adriano muoveva gli occhi tra la faccia di Niccolò e quella di sua sorella. La ragazza sperava che Niccolò riuscisse a far rientrare l'allarme che aveva creato con una delle sue battute,altrimenti sarebbe stata la fine. Anna nel frattempo osservava la scena e cercava di capire qualcosa.

Spazio autrice

Niccolò ha utilizzato un modo di dire che poteva tranquillamente tenersi per sé, riuscirà a rimediare all'errore compito?

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