67. So cosa mi vuoi dire, vieni qua

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Di tutto potetti fare quella sera, tranne distrarmi. Ero riuscita a non pensare alla mia rottura con il mio ex ragazzo, ma non riuscivo ad essere completamente me stessa. Niccolò era solo e il suo comportamento mi lasciava leggermente perplessa.

"Ma non si saluta più a casa tua?" Non avevo salutato Niccolò ed era vero, ma non avendo avuto alcun cenno da parte sua cercai di non parlargli. Stargli distante mi faceva soffrire, ma nonostante ciò non lo pressavo affatto, non meritava di essere schiacciato dalle mie paranoie. Poche sere prima di questa lo avevo sognato, un sogno molto strano, ma che mi faceva capire quanto tenessi a lui.

Eravamo soli in un ristorante, i nostri amici avevano deciso di far rimanere solamente noi due lì dentro, avevo la netta sensazione che volessero farci chiarire, ma non diedi peso a quel piccolo particolare. Niccolò uscì dalla sala e io lo seguii, non volevo farlo, ma allo stesso tempo sentivo come un peso che mi stesse trascinando insieme a lui, come se fossimo legati da un filo che ci faceva compiere gli stessi movimenti.

Si accese una sigaretta ed iniziò a fumare, avrei voluto dirgli tante di quelle cose, ma nessuna rendeva giustizia al mio stato d'animo. Cercai il suo sguardo, sapevo che avrei potuto ricevere risposte da esso.

"Dimmi." Mi disse sorridendo, aveva capito volessi parlargli.

"È che... Uffa! Non mi va di dirti nulla Nì, lo sai benissimo che c'è." Non riuscivo ad esternare nulla, non riuscivo proprio a farlo nonostante sapessi bene cosa stessi provando.

"So cosa mi vuoi dire, vieni qua." Prese il suo telefono dalla tasca del giubbino e dopo avermi osservato teneramente sbloccò il telefono e andò in galleria.

"Vedi questa foto?" Mi chiese facendomi provare una fitta al cuore. Ciò che i miei occhi videro fu una pugnalata. Era una sua foto con Federica, lei era felice rideva, lui invece, era bello come sempre. Non riuscivo nemmeno ad emettere un suono così che annuii per fargli capire che avessi visto ciò che mi aveva appena mostrato.

"Potrò stare in mille situazioni come questa, ma alla fine penso sempre a te." Non riuscii nemmeno ad emettere suono che la mia sveglia mi fece tornare alla realtà, fu un duro colpo da sopportare, sentivo un magone veramente forte che non aveva la minima intenzione di andar via.

"Niccolò non sono in vena di scherzare con nessuno." Dissi fredda ricordandomi del mio sogno, quanto desideravo che quelle parole venissero pronunciate davvero, ma era così surreale.

"Cos'è ti ha lasciato il fidanzatino?!" Era ironico, sapevo che non fosse a conoscenza della mia rottura, ma era davvero sfacciato a pormi quella domanda.

"Veramente l'ho lasciato io, nonostante fossimo entrambi d'accordo nel terminare la nostra storia, hai qualche problema?" Sulla sua faccia nacque un sorriso smagliante, sembrava davvero felice, io invece ero abbattuta, sembrava che tutto fosse contro di me.

"Non c'è niente di cui essere felici Niccolò." Diedi voce ai miei pensieri, se lui era felice di poter vivere senza alcun problema la sua storia d'amore, io, per colpa sua, ero stata "costretta", dal mio buonsenso, a lasciare il mio ragazzo. La mia mente era occupata giorno e notte a pensare a quel ragazzo che aveva preferito far vincere l'amore sull'amicizia. Nonostante gli volessi bene, un bene dell'anima, semmai fosse dovuto tornare nel gruppo avrebbe dovuto patire le pene dell'inferno per far sì che tra noi tornasse tutto come prima.

"Io invece son felice, sono felice perché quel ragazzo non faceva per te." Non capivo come in quel momento si stesse permettendo di dirmi cosa potesse fare o meno per me, non parlavamo più, non conoscevamo più le nostre abitudini, non ci confidavamo più, non poteva sapere come stessi mentre stavo con Antonio.

"Niccolò oramai non sei più nessuno per dire chi o cosa faccia per me, io e te abbiamo chiuso." Ero stata fin troppo diretta, ma non riuscivo più a tenermi nulla dentro. Chiusi gli occhi, appena pronunciai la parola chiuso e poco dopo sentii circondarmi la vita dalle braccia di Niccolò.

"Non puoi comportarti così con me, ogni volta! Non sono un giocattolo da manovrare a tuo piacimento, ho anche io dei sentimenti e in questo momento sono fin troppo ferita, lasciami." Non riuscivo più a fingere di essere serena. Volevo essere trattata allo stesso modo dalle persone, in presenza o in assenza di terzi, non mi piaceva che davanti a Federica non mi calcolasse e che ogni volta che lei non c'era mi desse retta. Parlare con Niccolò per me aveva la stessa importanza di respirare, ma quelle boccate d'aria, in quest'ultimo periodo, potevo prenderle solo di rado. Pronunciare quelle parole mi aveva fatto male e anche la faccia di Niccolò mostrava tutta la sua sofferenza, nonostante ciò non mi feci impietosire, dovevo rimanere ferma sulle mie decisioni.

"Non dovrei dirtelo, dovrei continuare a tenermi questo macigno dentro, invece adesso sono qui e te lo dirò, io ti porto con me, sempre, non ci sarà nessuna persona, nessun tempo, nessuno spazio in grado di separarci definitivamente e lo dimostra il fatto che in questo momento siamo qui io e te a parlare, ad abbracciarci e a confortarci. Nonostante sia un periodo difficile ti chiedo solo di avere pazienza tutto si sistemerà." Quelle parole mia avevano lasciata sconvolta, non credevo mi pensasse ancora, credevo che la bionda gli avesse tolto anche la libertà di pensiero, invece, non era così.

"Niccolò non sono un giocattolo, non è detto che ti aspetti in eterno, ti voglio bene più di quanto ne voglia a me stessa e tu lo sai, ma adesso è troppo, non posso sempre essere io a rincorrere te." Era vero, dovevo proteggermi, non potevo stare ferma, tutta la vita ad aspettare lui, nonostante fosse doloroso dovevo iniziare a percorrere la mia nuova strada, quella che non vedeva come compagno di avventura Niccolò.

"Non dovrai rincorrermi, sarò io che mi troverò dietro di te." Era un modo molto particolare per chiedermi scusa, non era un ragazzo che facilmente ammetteva le sue colpe o chiedeva scusa, cercava sempre frasi per farti capire che era un modo per scusarsi.

"Non è il caso di parlarne ora, più in là decideremo." Niccolò annuì sconfitto, forse non si capacitava di come fosse possibile che fossi diventata così dura con lui. Avevo costruito una corazza, dovevo pur proteggermi.

"Abbracciami." Disse serio, ma opposi resistenza, nonostante lo volessi con tutta me stessa non avrei potuto farlo, avrei distrutto in primis me stessa e in seguito anche lui. Decisi di dargli le spalle ed iniziare a camminare verso la macchina di mio fratello, non potevo ancora guidare, ma almeno riuscivo a schiarirmi nel migliore dei modi le idee. Il mio cammino venne, però, fermato dalla stretta della mano di Niccolò vicino al mio braccio.

"Non te ne andrai senza avermi prima abbracciato." Rimasi immobile, convinta della mia decisione, non avrei dovuto abbracciare per prima Niccolò. Rimasi ferma immobile sul posto, opponevo al massimo resistenza, ma le sue braccia mi circondarono il corpo, chiusi gli occhi beandomi del contatto e provando allo stesso tempo a bloccare le lacrime che sarebbero volute sgorgare dai miei occhi. Decisi di abbracciarlo anche io, ma non lo strinsi forte, le mie braccia avevano una presa leggera, come se non avessi abbastanza forze per stringerlo a me, in quel momento stava vincendo l'orgoglio e volevo fosse così. Si sa che l'orgoglio rovina i rapporti, ma in quel momento non si poteva fare altro che lasciare tutto com'era e non provare a salvare il salvabile.

Da quel giorno il mio rapporto con Niccolò non mutò per nulla per molti altri mesi, quando ci incontravamo non ci ritrovavamo mai da soli, nonostante ciò sentivo sempre il suo sguardo bruciare su di me e, ogni volta che i nostri occhi avevano la possibilità di incrociarsi, ci scambiavamo sguardi silenziosi bisognosi di affetto, quell'affetto di cui ci stavamo privando.

Fine flashback

Spazio autrice

In questi tre capitoli ho ripercorso ciò che è accaduto e sta accadendo nella mia vita, ma ovviamente ho cercato di adattarlo maggiormente alla storia.

Se vi è piaciuto il capitolo lasciate una stellina o un commento.

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