29. Ride bene chi ride ULTIMO

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Essere a cena con Sara come fidanzati mi rendeva la persona più felice del mondo. Ci limitavamo nello scambio di effusioni pubbliche, dato che avevamo paura di essere fotografati dai paparazzi ed eravamo più che convinti che non volessimo far scoprire in questo modo ad Adriano il nostro fidanzamento, si sarebbe di certo sentito tradito, sia da me, sia da sua sorella.

Ero veramente felice, non lo ero mai stato in quel modo prima di quel momento, non credevo potessi mai riuscire a conquistare colei che mi aveva dato la forza di andare avanti e colei che mi era stata vicino più di chiunque altro. Tutto andava alla perfezione, non desideravo di meglio o forse desideravo poter avere un suo semplice bacio in pubblico, ma non mi piaceva correre rischi, avremmo recuperato nelle ore successive, nel frattempo ci lanciavamo degli sguardi colmi d'amore che mi facevano pensare che il silenzio, il nostro silenzio, facesse bene al cuore. Appena terminammo la nostra cena tornammo a casa.

"Amore la cena è stata meravigliosa, siamo stati veramente bene." Mi urlò Sara dal bagno, mentre si stava struccando, decisi allora di raggiungerla.

"Speravo ti piacesse, nonostante ti conosca bene..." Mi interruppi all'istante pensando a come mi aveva appena chiamato. Sentirmi chiamare amore era stata la cosa più bella della serata. "Scusa come mi hai chiamato?" Chiesi con fare indagatorio, senza continuare a dirle ciò che le stavo dicendo.

"Niccolò, ti ho chiamato Niccolò." Disse con una faccia più rossa di un peperone. Si era di certo accorta del nomignolo che mi aveva attributo e non aveva il coraggio di ripeterlo.

"Va bene, faccio finta di crederci amore." Chiamarla così mi aveva reso felice, non potevo pensare che con un semplice nomignolo il mio cuore potesse riempirsi di gioia. La amavo veramente tanto e, nonostante non credessi nel per sempre, desideravo che la nostra storia potesse durare più a lungo possibile.

Nel mentre pensavo queste cose trovai piantati nei miei occhi gli occhi di Sara e le nostre labbra erano a pochi centimetri di distanza. Non ci pensai nemmeno un secondo in più che feci incontrare le nostre labbra, in un lungo e appassionante bacio. Desideravo con tutto me stesso che fosse mia, ma non volevo correre. Sarebbe stata la sua prima volta e desideravo che fosse proprio come nelle favole. Doveva essere speciale, non avrebbe mai dovuto dimenticarla.

Ci baciammo per interminabili minuti, nessuno dei due intendeva staccarsi, volevamo recuperare il tempo perduto nel ristorante. Eravamo rimasti senza fiato, ma non desideravamo altro che far aderire di nuovo le nostre labbra. Prima di fare ciò, però, il mio volto arrivò all'altezza del suo collo e iniziai a lasciare baci umidi su di esso, soffermandomi su un punto ben preciso. Terminai il mio lavoro e sentii il respiro di Sara sempre più affannato.

"Il bagno è il posto preferito per fare le tue sconcerie?" Mi canzonò, dopo avermi tirato un pugnetto scherzoso sul braccio, tra un respiro e l'altro. Ripensando al punto in cui avevo marcato il territorio mi sentii uno stupido, di certo Adriano avrebbe iniziato a fare le sue infinite domande riguardo quel succhiotto. Dopo aver realizzato a pieno la stupidaggine che avevo fatto mi tirai una manata sulla testa.

"Nic, cosa ho detto di tanto sbagliato da farti compiere questo gesto?!" Chiese preoccupata, ma allo stesso tempo divertita. Non credevo, però, che il suo divertimento potesse continuare dopo ciò che avrebbe visto.

"No nulla, è solo che se ti giri credo che tu mi voglia morto, e non voglio che mia ragazza diventi vedova prima di essere sposata." Dissi ridendo a crepapelle, una risata che, però, celava un po' di preoccupazione per la sua reazione.

"Niccolò! Potevi contenerti, ora cosa dirò ad Adriano, sai che sarà la fine. Io stasera ho dormito da Martina e non credo che lei desideri tanto farmi una macchia viola sul collo, cosa dirò a mio fratello uh un vampiro è entrato in camera mentre dormivamo e ha succhiato un po' del mio sangue?!" Aveva ragione, mentre lo facevo non avevo pensato alle conseguenze, faceva bene ad arrabbiarsi.

"Sara scusami, non avevo pensato subito a ciò che stavo facendo, mi ero fatto prendere dal momento." Gli dissi con voce triste e abbassando lo sguardo, mi sentivo in colpa. "Però una scusa ci sarebbe, se può interessarti."

"Sentiamo l'idea del secolo." Disse ironica, ma allo stesso tempo ancora un po' arrabbiata.

"Promettimi che mi perdoni e te lo dirò." Speravo non fosse così tanto arrabbiata, non volevo litigare già il primo giorno in cui stavamo insieme.

"Niccolò, ma credi che mi arrabbi così tanto da non poterti perdonare per un succhiotto?! Dobbiamo solo trovare una soluzione ed è tutto risolto." Fortunatamente non l'aveva presa così tanto male e mi sentii sollevato.

"Puoi semplicemente dire di esserti scottata con la piastra perché tu e Martina la stavate facendo di fretta, questa è la scusa che usano tutte le ragazze per non far sospettare nessuno riguardo i succhiotti." Rise di gusto e il suo ghigno di divertimento si trasformò in un ghigno malefico.

"Va bene Moriconi, la tua scusa mi ha convinta solo perché Adriano ci cascherà al cento per cento, non sa nemmeno come si prende in mano una piastra, fortunatamente. Adesso, però, devo vendicarmi." Avevo paura, a volte riusciva ad essere perfida al massimo. Ricordo alla perfezione quando stemmo lontani un mese per colpa di Federica, la quale mi aveva imposto di non poterla più vedere, perché aveva paura, data la nostra intesa, che ci potesse separare. All'inizio, per paura di perderla, accettai, ma dopo averci riflettuto bene tornai da Sara chiedendole scusa per il dolore che le avevo provocato scegliendo di stare con Federica e di conseguenza di rovinare la nostra amicizia. Quel periodo fu orribile perché Federica decise di prendere una pausa per vedere se volesse vivere ancora una relazione con me e Sara non mi aveva perdonato del tutto, ma dopo avermi fatto patire le pene dell'inferno. Sembrava che tutto fosse tornato come prima della litigata, ma proprio quando feci pace con Federica, Sara aveva iniziato una gara con la mia ex, stracciandola moralmente e dimostrandole che lei conoscesse tutto di me alla perfezione, a differenza sua che non conosceva veramente tutto. Ricordare quelle scene mi fece emettere un ghigno dalla bocca che terminò appena mi guardai allo specchio.

"Caro, ride bene chi ride ULTIMO!" Sara si era vendicata alla perfezione, mentre ero assorto a ricordare tutti i particolari della lite tra lei e Federica, mi aveva fatto un succhiotto sul lato sinistro del collo, succhiotto che non potevo coprire e scusare in alcun modo, facevo bene a temere una sua vendetta, ma oramai era fatta.

"Ma sei proprio stronza eh, io questo come lo giustifico?! Dico uh scusate un vampiro era assetato del mio sangue?!" Ripresi, con la sua stessa ironia le parole che aveva utilizzato contro di me.

"Beh ti inventerai qualcosa, non sono problemi miei questi!" Il suo carattere mi era sempre piaciuto, era forte e sicura di sé, riusciva a tenermi testa e a volte anche a farmi piegare al suo volere.

"Ah sì?!" Le urlai nell'orecchio mentre la presi in braccio correndo in camera mia e buttandola sula letto. "Non credo che nel caso in cui te ne faccia un altro tuo fratello creda alla scusa della piastra." Le dissi avvicinandomi sempre di più al lato del collo ancora non marchiato, ma lei, con uno scatto felino, posizionò le sue labbra al posto del suo collo e ci baciammo nuovamente.

"Non ti azzardare Niccolò che sennò mio fratello ti ammazza di botte e tu non potrai mai ribellarti." Mi fermai solo perché non mi andava di dover spiegare tutto ad Adriano così presto. Mi allungai al suo fianco e continuai a lasciarle dolci baci sul suo collo e sulle sue labbra, fin quando non ci addormentammo.

Spazio autrice

Sarò di poche parole. Oggi Nicco per te è un giorno speciale, spero che tu lo abbia vissuto e lo stia vivendo con le persone che ami e che ti amano. Tanti auguri Niccolò e grazie, grazie per farci sognare con la tua musica. Ti voglio bene. -F.

Spero che il capitolo vi sia piaciuto, se vi va lasciate una stellina e un commento.

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