89. Andiamo a casa

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"Nicco io sono stata male, ma tanto male, non mi reggevo più in piedi, sono finita qui, dopo due settimane di quasi digiuno. Non mangiavo perchè avevo la nausea, dormivo solamente, lo facevo per non pensarti. Ma ogni sera mi appariva in sogno la lite che avevo avuto con Federica quella in cui lei metteva in discussione la tua fedeltà ed io ti difendevo, ti difendevo perché ero convinta che tu non potessi mai fare una cosa del genere, sei sempre stato troppo sincero per questo mondo. Non potevo crederci, non potevo crederci che tu mi avessi tradito, mi sono sentita distrutta ed umiliata e quando provavo a pensare che non fosse possibile che tu avessi quella maledetta macchia di rossetto sulla camicia si ripresentava davanti ai miei occhi e mi faceva ricredere, mi faceva pensare che tu non avessi rispettato prima te stesso e poi me. Non era un tradimento e lo sapevo bene, eravamo in pausa e tu eri libero di fare ciò che volevi, ma a me faceva male, perché io volevo che quella pausa ci rendesse più forti."

"Amore non lo avrei mai fatto nemmeno in pausa, non meriti un trattamento del genere, io ti amo e ti voglio dimostrare quanto tengo a te, vedere Federica quel giorno, di nascosto, è stato l'errore più grande della mia vita e quell'errore ci ha portato qui, in questo posto perché non ci siamo parlati e non ci siamo spiegati, ma io ti prego di credermi, te lo dico con il cuore in mano."

"Ti stavo dicendo Nicco che sono felice di averti difeso quel giorno, ma soprattutto sono felice che tu abbia rispettato il nostro amore perché io Niccolò ti credo, adesso sono convinta che tu non sia stato con un'altra e mi maledico per non aver ascoltato quella parte di me che diceva di dover pensare che tutto ciò che avevo capito non sarebbe mai potuto succedere." Mi alzai dalla sedia e la abbracciai più forte che potevo, finalmente aveva capito, si era di nuovo fidata di me e questo mi faceva davvero piacere, mi faceva davvero sentire bene, Sara mi era mancata da morire, avevo bisogno di lei per essere felice, avevo bisogno di lei per renderla felice. Le nostre labbra dopo due lunghi ed interminabili settimane finalmente si ricongiunsero e diedero vita ad un bacio ricco d'amore e di perdono. Non avrei mai smesso di baciarla, ma sentimmo bussare qualcuno alla porta e controvoglia, ma all'unisono gridammo un Avanti! Tutta la sua famiglia e la mia si fiondarono nella sala. Sapevo che Adriano non fosse bravo a tenere un cece in bocca, ma persino avvisare la mia famiglia mi sembrava troppo. Appena Sara li vide sorrise a trentadue denti e per primo abbracciò suo fratello sussurrandogli uno scusa. Intanto io mi alzai dal letto e lasciai spazio a loro.

"Avete fatto pace?" Mi raggiunse il mio amico chiedendomi tutto sottovoce. I nostri genitori non sapevano nulla, non sapevano che avessimo litigato e di certo non glielo avrei voluto dire. Avevamo fatto pace, quello era l'importante. Vidi mia madre prendere la mano di Sara e stringergliela forte come per farle capire quanta preoccupazione avesse provato.

"Sara ti manca l'anello che ti ha regalato Niccolò, dov'è?" Come non detto, avremmo dovuto spiegare tutto ai nostri parenti, nonostante no volessimo farlo. Lo sguardo della mia ragazza ricadde su di me, cercava sicuramente conforto e di certo non glielo avrei negato.

"Lo aveva tolto prima di andare a dormire." Preferii sorvolare quella faccenda, mia madre si sarebbe infuriata come una bestia e altro e tanto avrebbero fatto mio padre e mio suocero.

"Fra e però non ti grattà la nuca, tu madre te sgama subito così." Mi sussurrò Adriano all'orecchio.

"Infatti Niccolò non ti grattare la nuca, cosa ci state nascondendo?"

"Niente mà, avevamo litigato, possiamo litigare oppure dobbiamo sempre andare d'amore e d'accordo?"

"E perchè avete litigato."

"Avevo pensato una cosa che non era vera e avevo incolpato Niccolò di questo, ma fortunatamente non era così." Non volevamo dirlo era stato un malinteso finito bene, ma mia madre era sempre la solita curiosa che voleva arrivare in fondo a tutto.

"Perchè non ci spiegate bene tutto?"

"A mà Sara pensava l'avessi tradita, ma non era così, ok?!" Chiesi spazientito, volevo che quell'interrogatorio finisse. Il silenzio calò nella stanza, nessuno parlava più ed io preso dalla rabbia uscii dall'ospedale. Gli occhi di Sara erano tristi ed io la capivo, lei come me, non voleva più tirare fuori quell'argomento. Dai suoi occhi si vedeva che si sentisse in colpa.

Pov's Sara

Non volevo che Niccolò uscisse dalla stanza, ma immaginavo una reazione del genere, non voleva rivelare nulla, per lui era difficile ammettere una cosa che non aveva fatto e gli faceva male ricordare quelle settimane in cui eravamo separati. Lo conoscevo bene, tanto da provare le sue stesse emozioni e le sue stesse sensazioni, volevo abbracciarlo forte, ma quei maledetti fili non mi permettevano di farlo, non potevo alzarmi dal letto fino alla fine della flebo.

"Adri vai da lui, non lo fare andare via." Fui la prima a rompere il silenzio, non volevo che Niccolò se ne andasse, volevo tornare a casa con lui, volevo tornare a casa nostra.

"Scusami Sara, non volevo essere così impicciona." Amavo Anna come amavo mia madre, mio padre e Sandro, ma pensavo che tutti e quattro fossero sempre leggermente invadenti. Conoscendo Niccolò e la sua riservatezza, sapevo che si innervosiva per qualsiasi cosa e in quel momento non ci avrebbe fatto bene, avevamo appena fatto pace e non volevo litigare nuovamente con lui.

"Tranquilla Anna, non potevi saperlo, alla fine è colpa mia." La pensavo davvero così, non avevo dato la possibilità a Niccolò di spiegarsi e quindi avevamo litigato, ma era anche colpa di Federica, solo che non avrei mai voluto nominarla, perché altrimenti si sarebbe scatenato un putiferio contro Niccolò che in quel momento era solo una vittima.

"Cercherò di essere più riservata la prossima volta."

La mia flebo era finita, gli infermieri erano venuti anche a staccarla, sarei potuta uscire di lì a poco, ma di Niccolò nemmeno l'ombra. Non ero offesa, ero solo dispiaciuta perché non sapevo dove fosse e non potevo esserci io in sua compagnia. In camera erano rimaste mia madre e Anna e nessuna di noi proferiva parola, si vedeva che erano tranquille, tranquille perché stessi bene, ma allo stesso tempo volevano che Niccolò tornasse. Dopo qualche minuto la porta si aprì e vidi il mio fidanzato. Entrò con tutti gli occhi rossi, segno di chi aveva pianto e io subito lo feci tuffare nelle mie braccia, ne aveva bisogno.

"Oh amò non piangere, stai tranquillo." Cercavo di trasmettergli tutta la tranquillità del mondo. Io lo avevo perdonato, non per il presunto tradimento, ma per avermi nascosto l'incontro con Federica, non doveva essere lei a distruggere il nostro amore.

Mia madre e Anna uscirono dalla stanza a tessa bassa, senza proferire parola e dopo che chiusero la porta feci alzare lo sguardo al mio ragazzo.

"Amore so che non ne vuoi parlare perché ti fa male, ma devi stare tranquillo, noi abbiamo risolto, io ti amo, non ti lascerò andare così facilmente, chiaro?!" Chiesi facendolo ridere.

"Ti amo anche io, amore mio, mi sei mancata tanto." Un sorriso a trentadue denti spuntò sul mio viso, sentirsi dire ti amo dall'uomo che ami è una gran bella soddisfazione, ma le parole più belle le pronunciò pochi secondi dopo.

"Andiamo a casa."

Spazio autrice

Dopo due settimane di separazione e un viaggetto in ospedale i due ragazzi hanno fatto pace. Sara ha creduto a Niccolò ed è andato tutto per il meglio, anche se le parole di Anna avevano fatto innervosire Niccolò che preferiva accantonare l'accaduto e tenerselo per sè.

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