73. Così mi spezzi il cuore

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"Metti la benda amore, non puoi mica vedere dove stiamo andando." Furono le uniche parole che mi aveva detto il mio ragazzo appena entrati in macchina. Eravamo tornati in Italia solamente il giorno precedente, ma il mio ragazzo mi aveva categoricamente vietato di disfare le valigie, dato che mi aveva anticipato che avremmo fatto tappa in un altro luogo per completare la nostra vacanza.

"Non provo nemmeno a persuaderti, so che non mi dirai nulla nemmeno se ti imploro." Se Niccolò mi chiedeva di indossare la benda stava a significare che non mi avrebbe detto nulla, nemmeno per tutto l'oro del mondo.

"Brava bimba, hai capito tutto." A quel punto indossai una sua bandana, che mi avrebbe fatto da benda, e il mio ragazzo mise in moto la sua macchina.

"Solo una cosa, staremo in silenzio per tutto il viaggio, così dormo, oppure ti va di parlare?" Parlare non potendo guardare in faccia Niccolò mi dava veramente fastidio, ma se lui avesse voluto di certo non gli avrei negato quest'opportunità.

"Se vuoi dormire riposa, il viaggio sarà un po' lungo, ma credo ne varrà la pena." Mille ipotesi frullavano nella mia testa, ma non riuscivo proprio a pensare in che posto potesse portarmi, stavo morendo dalla curiosità.

"Allora sicuramente più tardi mi addormenterò. Ti va di sentire un po' Vasco?" Condividevamo da sempre questa passione e fare un viaggio in sua compagnia sarebbe stato a dir poco divertente, la pecca era non poter guardare le smorfie che Niccolò faceva per interpretare il suo maestro. Inserimmo il cavo e facemmo partire la musica, cantammo la maggior parte delle sue canzoni più belle e mi sembrò tornare ai vecchi tempi quando andavamo al parcheggio e ci divertivamo con una semplice birra e un cd di Vasco pompato al massimo. Eravamo ragazzi semplici, ci bastava stare in compagnia e stavamo bene, non ci era mai servito trasgredire le regole per stare bene. Non potendo guardare la strada, mentre cantavamo le canzoni che rappresentavano la nostra infanzia, chiusi gli occhi e iniziarono a materializzarsi le immagini di tutta la mia vita, era un qualcosa di bellissimo, vedevo sempre Niccolò e Adriano con me e tutti i miei ricordi con loro erano magnifici.

"Niccolò, grazie." Mi uscì spontanea quella frase. Volevo ringraziare il mio ragazzo, non perché fosse il mio fidanzato, ma perché era una persona meravigliosa che nonostante tutto mi era ancora accanto. Pensavo sempre che se non fossimo diventati un noi saremmo continuati ad essere amici e questo mi faceva molto piacere perché stare con lui mi faceva sentire bene.

"Solo perché ho messo Vasco? Non ti sembra leggermente esagerato?" Non capiva quasi mai quanto bene mi facesse, mi faceva sentire viva, sempre, anche quando si materializzavano delle giornate no.

"No Niccolò, no. Ti ringrazio perché mi sei sempre accanto, perché nonostante il mio carattere non mi hai mai abbandonata, anzi mi sei sempre stato vicino provando a consolarmi." Era vero, lui aveva deciso di non abbandonarmi mai, anche nel periodo in cui ci parlavamo poco, mi stava vicino senza farsi vedere molto, sapevo ciò grazie ad Adriano che mi aveva raccontato che molte volte gli chiedeva di me. Con lui non aveva interrotto i rapporti dato che lavoravano insieme e quindi cercava di tenersi in contatto con tutti tramite lui.

"Amore, ma così mi fai commuovere." Disse facendo finta di asciugarsi una lacrima. "Comunque a parte gli scherzi dovrei essere io a ringraziare te perché se tu non mi avessi perdonato non potremmo essere qui." Gli sorrisi, ma non risposi, continuammo il nostro viaggio verso questo luogo misterioso continuando ad ascoltare Vasco e a cantare le sue canzoni.

"Sara, Sara, siamo arrivati." Sentii una voce che mi destava da mio sonno. Mi ero addormentata?! Non me n'ero nemmeno accorta.

"Mmmh Nicco lasciami dormire." Mugugnai, non mi andava per niente di svegliarmi, nei giorni precedenti avevamo dormito poco e niente, Niccolò in vacanza voleva vedere e fare tutto quindi non avevo molto tempo per riposare. Voi mi direte almeno la notte non ti lasciava in pace?! No, nemmeno la notte, ci perdevamo nei nostri discorsi filosofici, tentavamo di fare i critici di arte e ci confrontavamo riguardo la giornata che avevamo vissuto, quindi per ogni notte avrò dormito sì e no tre ore scarse.

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