82. Istinto omicida

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"Ecco le tue paure si sono avverate, amore."Mi sbeffeggiò il mio ragazzo.

"Niccolò ti giuro che ti ammazzo!" Urlai, mi stava prendendo in giro come non mai. Nonostante conoscessi Anna mi vergognavo a farmi vedere in quello stato. Immaginavo sapesse che io e Niccolò, dato che convivevamo, non ci guardassimo semplicemente in faccia, ma essere colta in flagrante era tutt'altra cosa.

"Oi ma che urli, non ho fatto tutto da solo eh." Rideva a crepapelle, ovviamente lui non si vergognava, era sua madre, ma io non sapevo più come guardarla in faccia, morivo dalla vergogna.

"Sì ma hai iniziato tu, io ho provato anche a bloccarti, ma poi..."

"Poi non hai resistito al mio fascino e hai ceduto." Continuò lui la mia frase, aveva ragione, ma non potevo dargliela vinta.

"Niccolò dovevamo contenerci e basta!" Lui non voleva proprio smettere di ridere, invece, a me veniva da piangere e non poco. Non sarei scesa da quella camera forse mai più in vita mia.

"Sì, ma oramai è successo. Che credi che mamma non lo sappia?!" Mi chiese con ovvietà.

"Certo che sa che non ci guardiamo solo in faccia, ma comunque è vergognoso farsi trovare da lei nudi, a letto." Ammisi.

"Sì, stai tranquilla che non si scandalizza, è stata giovane e lo ha fatto anche lei, altrimenti come sarebbe potuto uscire un ragazzo così bello?!"

"Sì Niccolò, credici. Ora vestiti e vai a vedere tua madre che vuole. Non nominarmi nemmeno per scherzo. Voglio scomparire."

"Eddai amò, manco fosse successo chissà che. Eravamo solamente nudi nel mio letto. Cosa avresti fatto se ci avesse scoperto mentre facevamo l'amore?!"

"No, non è successo chissà che, no!" Gli risposi, come poteva non vergognarsi. "Non mi ci far pensare ti prego, mi sarei sparata direttamente." Mamma mia, solo al pensiero vorrei morire, menomale che stavamo solamente facendoci le coccole. Mi sarei sparata davvero a quel punto.

"Io scendo, non scappare dalla finestra mi raccomando." Mi raccomandò continuando a ridere sotto i baffi.

"Solo perché stiamo al terzo piano non me ne vado, rischierei la vita." Ammisi, anche se ci avevo pensato. Se fossimo stati a casa nostra lo avrei potuto fare, essendo a piano terra.

Pov's Niccolò

Uscii dalla camera, dopo essermi vestito e andai da mamma, se era entrata in camera significava che doveva dirmi una cosa importante. La reazione di Sara mi faceva morire dal ridere, capivo la sua vergogna, ma non credevo si imbarazzasse così tanto.

"Mà dimmi cosa c'è?" Le chiesi senza fare riferimento a quello che aveva visto precedentemente.

"Ho incontrato Adriano per le scale e mi ha detto di chiamarti perché doveva dirti una cosa importante dato che non gli rispondevi al telefono. E poi ho capito il perché." Disse mamma sorridendo maliziosa.

"A mà per piacere nun ricominciamo che ce sta Sara in camera che se ne vole anna per la vergogna. M'ha fatto na lavata di capo che ma devo ricorda."

"Dai dille che non fa nulla, è normale una cosa del genere."

"Ma già gliel'ho detto solo che si vergogna troppo. Ha detto che non scenderà più fino a quando non esci e poi torna da Adriano."

"Ci vado a parla io." Si offrì volontaria mia madre.

"No ma, non andare, non vuole vedere nessuno, soprattutto te." Le rispondo con sincerità.

"Ci vado a parlare lo stesso, non ti preoccupare, la vergogna le passerà."

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