𝐗𝐂𝐕

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Mary e Jasper sono davanti il tavolo della cucina con il piccolo Teddy tra le braccia della donna.
Lei lo guarda con un amorevole sorriso e accarezza il suo nasino con il dito, trovandolo a dir poco splendido.

«Ricordi quando Esme era così piccola?» domanda l'uomo avvicinandosi a Teddy e sospirando per tutta la tenerezza che prova.
«Aveva degli occhioni scuri così dolci» mormora aggrottando la fronte in un'espressione materna ma colma di preoccupazione e amarezza.
Jasper osserva quelle sopracciglia arricciate e porta le braccia al petto con uno sguardo interrogativo: «Hai qualcosa in mente, vero?»
«Non può rimanere orfano!» esclama improvvisamente, svuotando il sacco nel giro di qualche secondo.
L'uomo sa benissimo che quella donna ha sempre in mente qualche idea astuta ma anche pericolosa, proprio come Esme.
«Lei è così stanca e Remus-» viene interrotta e preceduta dal marito: «Ha perso la mano, vero?»
Annuisce preoccupata e il marito prende subito il piccolo tra le sue braccia con delicatezza: «Avanti, fai ciò che devi».
«Mi conosci così bene, vero Jasper Smith?» la donna mostra un sorriso complice e stampa un piccolo bacio sulle labbra del marito «Dobbiamo renderci utili anche da lontano.»
«E allora diamo una mano a queste persone, Mary. Impediamo che quei pazzi possano ferire uno dei due o entrambi.»

In tutto ciò si sono direttamente materializzati davanti alle porte della scuola, ancora incolumi dall'attacco di Voldemort.
Lui non sa che sarebbero arrivati lì pronti a sfidarlo, anzi si è messo alla ricerca di Harry Potter prima che lui potesse distruggerlo definitivamente (chiaramente questo è ciò che ha dedotto dalla loro conversazione).
Certamente quel mostro saprà subito del loro arrivo ma per ora, prima che possa giungere ad Hogwarts, devono sistemare un bel po' di cose, soprattutto Esme.

«Professoressa, posso?» domanda lei fremendo vicino alla McGranitt.
«Esme, solo per oggi, ricordalo» le punta un dito contro e la guarda seria.
Annuisce e si avvicina alla grande porta della scuola, alzando le mani contro di essa e spalancandola con un tonfo.
Tutti sussultano mentre lei batte le mani saltellando sul posto soddisfatta.
Troppa è la sua voglia di fare qualcosa, sembra più entusiasta che altro di quella battaglia.
Molti di loro sono preoccupati e spaventati, lei invece è su di giri e soprattutto sicura di sé.
Prima aveva paura di morire, di farsi male, di farsi avanti troppo presto, adesso è così scocciata da quella situazione che non vede l'ora di farla pagare a Voldemort per molte delle cose che sono successe.
A partire dalla morte dei suoi zii fino a quella del professor Piton.

Una volta dentro, alcuni dei mangiamorte che risiedono lì ad Hogwarts si fanno subito avanti ma, prima che possano ferire qualcuno, si sbriga a roteare le dita e rompergli così il loro collo,  facendoli cadere a terra inermi.
A questo punto la professoressa Minerva inizia a dare degli ordini precisi e ad assegnare a ciascuno un compito da svolgere.
«Noi ci occupiamo dei sotterranei» risponde Esme riferendosi a lei e Draco, dandosi da sola qualcosa da fare.
«Signorina, lei deve sempre fare ciò che vuole, vero?»
«Beh, sì» annuisce scuotendo le spalle e la donna rotea gli occhi al cielo, lasciando che lei e il fidanzato vadano a sistemare un po' di studenti.

Camminano a passo svelto verso i sotterranei e trovano la gente già riversata per quei corridoi, anche se non sa bene che fare visto che hanno solo sentito un gran frastuono.
I ragazzini dei primi anni sono spaventati e sconvolti, mentre alcuni ragazzi degli ultimi due anni sembrano fomentati.
Sono confusi, si ritrovano in una situazione improvvisa e compromettente.
Subito vengono avvistati da Blaise che li raggiunge sollevato di vederli, ma prima che possa parlare con loro è chiaro che una certa persona deve intromettersi, come sempre.

«Tu!» la voce di Pansy si fa avanti nella folla, e viene bloccata nel suo cammino proprio dalla presenza di Esme e Draco «Abbiamo saputo del tuo tradimento, Malfoy!»
Prima che il ragazzo possa rispondere la fidanzata tira fuori la spada dalla copertura e la punta alla gola della Parkinson con occhi pieni di rabbia, ormai stanca di quell'oca fastidiosa: «Sono anni che sei qui a dare fastidio, Pansy Parkinson. Sono anni che ti sopporto e meriteresti solo di essere infilzata come uno spiedino.»
Draco le fa abbassare la mano non volendo farle uccidere una sciocca ragazzina, ma lei è così carica di coraggio e buona volontà che non si risparmia dal fare una bella ramanzina a tutti i presenti.
«Sono stanca di alcuni di voi» la voce è severa e gli occhi vagano per i ragazzi lì presenti «Smistati in Serpeverde solo perché non potevano mettervi nel bidone dell'umido. Io vi disprezzo, siete la feccia di questa scuola e assieme a voi le vostre famiglie di mangiamorte e di estremisti. Non siete capaci nemmeno di battervi per i vostri stessi ideali e scappate via come topi nelle fogne. Anzi, i topi almeno sono utili in natura.»
Sul suo volto si dipinge un ghigno di disgusto e il biondo sospira strofinandosi la mano contro la fronte nonostante trovi quelle parole veritiere.
«Un vero Serpeverde vuole gloria e onore. Un vero Serpeverde ha degli obiettivi e ideali ben precisi, alcuni di voi sono nauseanti»

PROPHECY || He deserves betterDove le storie prendono vita. Scoprilo ora