Capitolo 9

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  Casey seguì Nia per il sentiero che conduceva ai campi estesi lungo la valle. Lo sfondo del villaggio e delle case rurali si poneva ai piedi di alcune montagne disseminate e fitte di boscaglia, dove si nascondevano antri misteriosi avviluppati dalla vegetazione.

  Vi erano strutture costruite con il pavimento rialzato dal terreno, sorrette da pali, utilizzate per immagazzinare il raccolto, in modo che non venisse danneggiato dall'umidità e dal caldo.

  La popolazione agreste si affrettava a riordinare sui carri enormi sacchi di cereali appena raccolti; alcune greggi erano sparse nei campi da pascolo e i pastori erano vestiti con jinbai di ruvida stoffa e tenevano le borracce appese alle spalle.

  Il paesaggio era calmo e l'atmosfera, tuttavia, riposante. Casey sbatté le palpebre per proteggersi dal bagliore del sole pomeridiano. Con lo sguardo divertito seguiva un montanaro tarchiato, che correva dietro a una pecora in fuga, brontolando di malumore.

  I campi erano ben allineati in enormi quadrati, che ricoprivano parecchi ettari di terreno, quasi un'intera valle. Non ci voleva molta fantasia per evocare visioni di antichi guerrieri nelle loro pittoresche armature, che affollavano quegli stessi campi in epoche remote.

  Nia osservò il volto fulgido di Casey, colmo di ammirazione ed entusiasmo. Come la vide soffermarsi a osservare il lavoro di pulitura del riso di alcune mondine, la ragazza portò le mani al petto. La donna dai capelli di fuoco si arrossava facilmente alla luce del sole, rendendola ancora più radiosa, e i suoi occhi erano così grandi e ... grigi. Non somigliava affatto alle nobili del suo paese. Il suo portamento era eretto; magro; i semplici abiti maschili che indossava dal giorno prima li esibiva con docile grazia.

  "Anata wa sore ga sukidesu ka, Keshi chan?"

   La giovane inglese la scrutò intontita per quelle parole e Nia scosse il capo, scusandosi e rimediando: "Ti piace, Casey chan?"

  A quel punto la giovane inglese la guardò con un sorriso brillante. "Credo che mi adatterò facilmente fino al ritorno del mio tutore!" rispose con tono entusiasta.

  La fanciulla le fece cenno alla sua sinistra, là dove un ruscello si diramava quasi dietro la montagna. "Laggiù scende un torrente a cascata da un basso dirupo, formando un laghetto tra le rocce." Casey allungò il collo allargando gli occhi, ma non vide nulla. 

  "E' nascosto dal fianco della montagna e dalla fitta vegetazione" le spiegò Nia, notando la sua espressione delusa. "E' il luogo preferito da Kyu kun. Vi si rifugia quando si allena con la katana."

  Come udì quel nome, Casey sentì un soffio nel collo e sbatté le palpebre, colta da una strana agitazione. 

  A un tratto, le nuvole chiusero il cielo e Nia guidò Casey verso la via del ritorno. "Tra non molto pioverà. Sarà meglio affrettarci!"

  Come giunsero nel sentiero di casa, il viale dei ciliegi si materializzò silenzioso attorno a loro e solo quando alcuni petali le caddero leggiadri sul capo, Casey sollevò gli occhi. Si fermò ad ammirare la maestosità di un grande albero, i cui rami sembravano scendere su di lei in una tenera carezza sospesa. Si sentì trasportata in un mondo irreale; i suoi occhi rapiti godettero di quella visione.

  "Lo vedi maestoso, Casey chan?" Lei annuì alla dolce voce di Nia, senza riuscire a distogliere lo sguardo da quei rami fluttuanti e incerti. "Demo (tuttavia), la sua delicatezza simboleggia la fragilità e la rinascita e poiché la sua vita è breve, risalta in lui la bellezza della sua esistenza!"

  Gli occhi di Casey si intristirono. Un leggero vento faceva piegare le fronde in un lieve fruscio che spazzava via parecchi petali, come conferma di quelle parole. Alla spiegazione di Nia sul significato dei Sakura, le sembrò che quei rami fioriti cercassero conforto.

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