Capitolo 19

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Il villaggio di Ginza era in fermento in vista della sagra che si annunciava ricca di divertimenti.

A Casey era stato concesso di accompagnare Nia per le vie del mercato, solamente perché Reiji doveva tenere un discorso per gli abitanti che rappresentavano la metà dei suoi lavoratori e le era stato imposto di rimanere 'dove avrebbe potuto guardarla'.

Sbuffò rumorosamente, mentre rigirava una mela tra le mani con poca convinzione di addentarla. Era adagiata con la schiena ad una catasta di cassette di legno e accanto a lei, Nia si guardava attorno entusiasta, osservando da lontano il fratello, che avrebbe presenziato sulla pedana circolare allestita nel centro della piazza.

Il mormorio delle voci si susseguiva in un crescendo di tonalità curiose e talvolta timorose, contrastate dalla presenza degli anziani feudatari e i sacerdoti, impettiti nei loro rigidi sguardi.

Kyu salì sul palco, seguito dal daimyo Awashima e alcuni funzionari. Aveva cambiato abbigliamento. Indossava dei calzoni bianchi dal taglio occidentale, dove gli alti stivali di cuoio gli coprivano i polpacci; una camicia nera era aperta per metà sul petto con il collo alto risvoltato sull'haori bianco, lungo fino alle cosce e sagomato in vita; le maniche erano arrotolate fino ai gomiti e le mani erano fasciate da guanti di pelle marrone a mezze dita. Trasudava virilità da tutti i muscoli e Casey abbassò lo sguardo arrossato sulla mela. Una figura solitaria attirò, poi, la sua attenzione verso destra e volse gli occhi in quella direzione. Una fanciulla fasciata in un ampio kimono di seta gialla era appoggiata con i palmi a una parete seminascosta dalla colonna di un portico. I lunghi capelli le ricadevano sulle anche e le gote rosee si accentuavano in un'espressione che esprimeva ammirazione e sensualità.

Casey diede una gomitata a Nia per attirare la sua attenzione e col dito le indicò la giovane nobile, che spiava il palco dal terrazzino rialzato.

"Kyoko sandesu!" (E' Kyoko san!)

Casey addentò la mela, sentendo fluire il sangue nelle vene. La nobile spiava Kyu con tristezza, quasi con amore represso, senza osteggiare alcun atteggiamento che evocasse autorevolezza. Anche lei osservò Reiji, certo non nella maniera della fanciulla. Provava quasi una sorta di antipatia per l'uomo che la obbligava a rimanere immobile davanti a lui. La presenza di quella giovane, comunque, le incupì il cuore. Non poteva competere con lei, che conosceva il ronin sin dall'infanzia.

Strappò con più incisione un altro morso alla mela. Perché le venissero simili pensieri, poi! Intanto, Kyu cominciò a parlare.

"Tokugawa ha fatto dislocare le truppe del comandante Kaishu a poche miglia dai nostri territori, mentre l'Imperatore si prepara a far marciare le sue truppe verso Edo ..." La voce sonora del ronin echeggiò per l'intera piazza, lasciando i presenti incantati ad ascoltarlo.

"Ginza è in una posizione strategica per entrambe le fazioni e noi rischiamo di subirne le conseguenze ..." I mormorii divennero più sonori e Reiji dovette indurre alla calma per proseguire. "Parecchi di noi non tollerano le direttive dello shogunato, così come non sappiamo quanto potrebbe cambiare la nostra esistenza con un governo imperiale ..." La disciplina che impiegava nell'esporre il suo discorso rendeva vivo l'intero gruppo di ascoltatori, che annuiva nella compattezza di quei pensieri che riguardavano tutti.

"Personalmente, non ho intenzione di sottopormi ad alcun giudizio che riguardi la risoluzione bellica sulle nostre terre e potrei anche consigliarvi di perseguire la strada che meglio coincide con i vostri ideali. Tuttavia," e lanciò uno sguardo eloquente di tolleranza e lunga sopportazione "non mi schiererò da nessuna delle ambedue fazioni, ma nessuno potrà impedire che la terra su cui siamo nati divenga luogo di scontro. Per questo motivo, dovremo rimanere uniti più che mai!" proruppe sotto lo sguardo zelante dei nobili anziani, apparentemente pazienti nelle loro attitudini amareggiate. All'unisono, però, gli abitanti sollevarono le loro voci, accondiscendendo a quelle parole.

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