Il sole filtrava caldo e accogliente, riflettendo l'immagine di Casey nello specchio. La cameriera le stava raccogliendo i capelli in quella che sarebbe stata un'acconciatura di boccoli cascanti. Gettò un'occhiata all'abito adagiato sul letto alla sua destra. L'azzurro era il suo colore preferito. Il corpino scendeva stretto in vita, chiuso sul davanti da dieci gancetti e irrigidito da quattro stecche, una davanti, una dietro e due laterali. La scollatura a barca lasciava scoperte le spalle, mentre le maniche, ampie ai bordi, scendevano a triangolo per tre quarti lungo le braccia. Osservò, poi, la cameriera attraverso lo specchio. Assumeva atteggiamenti severi su uno sguardo cinico e freddo. Non le aveva chiesto il nome e non le importava saperlo. Sembrava essere stata pagata a dovere per il ruolo di tenerla d'occhio, piuttosto che vestirla.
Non passò molto tempo, che la porta si aprì provocando una folata di vento. Helmut si scagliò all'interno radioso, seguito da Smith, che rimase vigile davanti alla porta di ingresso.
Il giovane tornava da una passeggiata a cavallo, vestito di tutto punto con tanto di frustino alla mano. Sembrava aver perso l'abitudine di gingillare con l'orologio, poiché non lo aveva addosso. Si chinò su di lei e la guardò con sarcasmo, specchiandosi anch'egli nello specchio ovale.
"Sei sempre la più bella, Casey!" le sussurrò con finta adulazione, prendendole una mano per portarsela alle labbra. Lei la ritrasse malamente, facendo affiorare sul suo viso una smorfia di disgusto.
"Il mio rapimento ti costerà caro, Helmut!" ringhiò lei con occhi gelidi.
Lui sgranò gli occhi fingendo meraviglia, ma solo per scoppiare, in seguito, in una fragorosa risata. "Solo per aver riportato a casa la mia fidanzata, salvandola dai barbari?"
"Che scusa banale!" lo redarguì lei con sdegno.
Helmut portò le mani sui fianchi con compiacimento. "Ho sparso la voce della tua sparizione da parte di un gruppo di manigoldi e che io non ho mai rinunciato a cercarti e che" guardò il suo tirapiedi con approvazione "il mio caro Smith è riuscito a trovarti e a trarti in salvo!" terminò, osservandola con soddisfazione.
"Naturalmente, quando qualcuno mi ha chiesto del tuo tutore, ho narrato come abbia fatto di tutto per proteggerti, affidandoti a Smith in cambio del suo sacrificio!" rivelò, diventando tutto sospiri e finto rammarico.
Lei cercò di alzarsi, ma la cameriera la tenne stretta per i capelli. La sua intuizione su quella megera si era rivelata esatta. Le afferrò, così, il polso con forza, intimandola a mollare la presa e quando ci riuscì si alzò in piedi e le diede una moderata spinta per scansarla di lato. Dopodiché, affrontò Helmut.
"Che cosa hai fatto a Jonathan?" lo incalzò in un improvviso eccesso di rabbia.
Lui rimase immobile a osservarla con cinico interesse. "Forse è il caso che riconsideri la mia offerta di matrimonio, cara Casey, o il tuo tutore conoscerà la lenta agonia della pazzia nelle segrete del Bakufu!" rivelò, senza che si modificasse l'espressione sulla sua fisionomia.
Lei strinse i pugni, sentendosi travolgere dall'ira. "Chi ti ha portato a fare questo, Helmut?" gli urlò sgomenta. "Queste non sono le tue azioni!" continuò, avanzando lentamente verso di lui. "Non hai mai mostrato interesse per il mio patrimonio!" Di scatto, sollevò un pugno mollandoglielo in pieno volto. Helmut barcollò, toccandosi il naso sanguinante e la guardò attonito. L'azzurro dei suoi occhi mutò, divenendo bluastro come il ghiaccio.
Non fece attendere la sua reazione. L'afferrò per il vestito e voltandola di spalle le inflisse una violenta frustata sulla scapola destra, facendola cadere per terra.
"Se non ti fossi ostinata nel tuo comportamento non saremmo mai arrivati a questo e il tuo Jonathan non correrebbe alcun pericolo!" digrignò lui in uno sguardo allucinato dall'ira. Si chinò poi su di lei. "Non hai mai pensato che io stia cercando di proteggerti?" le bisbigliò, livido in volto, tamponandosi il sangue dal naso. Poi guardò la cameriera.
"Fai in modo che quella ferita sparisca ..." La risata sommessa di Casey lo bloccò.
Con lo sguardo rivolto al pavimento, le sue spalle si scossero piano. "Dicono che le cicatrici in battaglia siano un vanto per chi vince la guerra!" sussurrò, costringendosi ad appoggiarsi sui palmi delle mani per sollevarsi. Riguadagnò lentamente l'equilibrio e si rimise in piedi. Si voltò e lo sfidò con gli occhi. "Non ho intenzione di nascondere la mia!" lo avvertì con voce secca e ostinata, seppur leggermente tremula. Si accigliò, dunque, con livore.
"Se Jonathan muore," iniziò a dire in un ringhio, stringendo gli occhi in due fessure gelide "ti pianterò una freccia in fondo al cuore!" lo minacciò in uno stretto sibilo, senza scomporre la postura irrigidita.
Helmut uscì dalla stanza senza ribattere, seguito da Smith. Quando la cameriera fece l'atto di avvicinarsi a lei, Casey la fulminò minacciosa. "Sta lontana da me o sfogherò su di te la mia ira!" la intimorì, costringendola a mettersi in un angolo, poiché lei sapeva che la serva non si sarebbe allontanata da quella stanza, confermando così la sua segregazione.
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GLI OCCHI DEL RONIN
Historical FictionEdo 1869 All'insediamento della restaurazione Mejij, una giovane ereditiera inglese fugge dalle insidie dello shogun, propenso a ripristinare il proprio regno appropriandosi dell'oro che ella detiene. Sullo scenario dell'ultima cultura medioeval...