Capitolo 54

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... Come raggiunsero il natante, Casey si arrampicò sulla scaletta per salire a bordo, seguita da Kyu. Non c'era nessuna sentinella sulla nave e voci soffuse si susseguivano lungo il corridoio che conduceva agli alloggi del comandante.

"... Con la vittoria sull'isola di Honshu, gli imperialisti si sono impadroniti di Edo!" approvò una voce sonante.

"Le battaglie, tuttavia, proseguono a nord, dove l'ammiraglio Enemoto Takeki, della marina del Bakufu, resiste in Hokkaido insieme agli ultimi lealisti di Tokugawa!" ribatté un'altra voce più anziana e ansiosa.

"Con Tokugawa al bando, pensate che Meiji manderà in fumo il nostro progetto, con quello che abbiamo investito?" continuò la voce con disappunto. In seguito, i toni si accesero colmi di biasimo su un Helmut che brancolava nel baratro delle sue incertezze.

"... Ettari di terreni bruciati, Collins! Come pensate di risolvere il problema?"

"Senza contare che metà del materiale è stato confiscato dai funzionari dell'Imperatore, perché ritengono che appartenga a Tokugawa!"

Le voci si promulgarono di improperi e allarmismi per un'impresa che aveva trovato ostacoli ovunque.

"Se lo desiderate, discuterò io della parte finanziaria, Casey sama!" le sussurrò Kyu, scorgendo le sue mani intrecciate a sfogare l'ansia.

Tuttavia, lei sfoderò uno sguardo altezzoso e professionale, che lo colpì come un pugno allo stomaco. "Non ce ne sarà bisogno, lord Reiji!" Lui chinò il capo al suo tono distaccato e aprì la porta della cabina, cedendole il passo all'interno.

Il salotto, pertinente agli alloggi del comandante di quella nave, era un luccichio opaco di ottone e broccato. Sei uomini stavano ritti di spalle a inveire verbalmente su un Helmut cereo in volto.

"Attendiamo ancora i contratti, Collins. Ci avevate assicurato la formazione di una società bancaria in tempi rapidi ..."

"Credo di essere arrivata giusto in tempo, dunque!"

La voce allegramente femminile fece voltare i presenti in una sequenza colma di sorpresa. Casey conosceva due di quegli uomini: David Crawford e Charles London. Un tempo, cari amici di suo padre.

"Miss Bailey!" esclamò Carwford, con un sorriso contento, che non si conteneva da sotto i baffi dalle punte all'insù. "Il vostro fidanzato ci ha riferito della vostra indisposizione ..."

"Davvero?!" ridacchiò lei, sfilandosi con grazia i guanti di seta. "Come potete ben constatare, signori, godo di ottima salute e per nulla al mondo mi sarei persa questa riunione!"

Helmut scavalcò gli astanti, ma lo sguardo freddo che il ronin gli rivolse lo bloccò, facendolo deglutire nervosamente. Smith, in un angolo della spaziosa cabina, non mosse un muscolo.

"Ne hai di coraggio, Casey, dopo quello che mi hai fatto passare!" le bisbigliò stridulo.

Lei gli rivolse un sorriso arcigno. "Sono venuta a toglierti dai guai, Helmut. Ed è l'ultimo privilegio che ti concederò, anche a nome di mio padre!"

L'uomo sgranò gli occhi, visibilmente offeso, e lei lo scansò con mano gentile, per poi penetrare freddamente nell'iride dei suoi occhi. "Scusami, Helmut, ma devo parlare di affari con questi signori!"

Lui ridacchiò, burlandosi di quell'atteggiamento altezzoso e la schernì. "Non sai neppure tenere in mano una penna, mia cara, di che genere di affari vorresti parlare se non delle raffinate frivolezze di cui sapete solo blaterare voi donne?"

Crawford sembrò avvicinarsi in aiuto della giovane, ma Helmut la prese sottobraccio e rivolse un sorriso di circostanza agli ospiti. "La mia fidanzata ci concederà di trattare i suoi investimenti in modo tale da poter concludere le nostre trattative ..." Lei si accostò al suo viso, stringendogli una mano sul braccio.

"Ti avevo concesso aiuto, Helmut, ma noto con rammarico che lo stai rifiutando!" Si allontanò, dunque, da lui e da sotto il mantello tirò fuori la cartella nera.

"Dal momento che siamo prossimi a costituire una società, signori, concedetemi di mettervi al corrente di alcune novità che riguardano me e lord Collins!"

Crawford asserì col capo e, dopo uno sguardo d'intesa con i colleghi, la invitò gentilmente a procedere.

"Comincerò con l'avvisare le signorie vostre che io e il signor Collins non siamo più fidanzati!"

"E da quando?!" scattò lui con le mani sui fianchi.

Casey aprì la cartella e ne estrasse un foglio, che porse a Crawford. "Da quando sono convolata a nozze, tre giorni fa, con Kyu Reiji, appartenente al feudo del daimyo Awashima di Ginza!"

Helmut strappò dalle mani di Crawford quello che doveva essere un certificato di matrimonio, e i suoi occhi si strinsero nello scorgere la firma del giudice Butler.

"E' un barbaro!" deplorò l'inglese, sventolando il foglio verso il ronin, non accorgendosi che qualcuno rivolgeva, però, saluti ossequiosi al giovane asiatico.

"Quest'uomo mi ha brutalmente percosso, rapendo la mia fidanzata e, certamente, l'avrà minacciata costringendola a sposarlo!"

"Non avrebbe senso il consenso di miss Bailey se ciò che dite fosse vero!" appurò London, cercando con gli occhi l'approvazione degli altri. "Ed è evidente la firma del giudice Butler!"

"Lord Reiji non avrebbe avuto motivo di minacciarmi," intervenne Casey "in quanto è uno degli uomini più ricchi di Edo."

"Questa poi!" sbottò Helmut, sollevando disturbato le braccia in aria. "E' tutto un complotto per ostacolarci!" squittì, cercando di apparire convincente.

Gli sguardi confusi degli astanti, spinsero Crawford a osservare Casey con raffinato dubbio. "Ho l'impressione che a noi tutti sfugga qualche particolare, miss Bailey. Gradiremmo delle delucidazioni a riguardo!"

Casey asserì con grazia del capo e tirò fuori dalla cartella il documento più importante. Lo porse a Crawford e cominciò a esporsi, con grande novizia di particolari. "Il giorno del mio compleanno la mia ingente eredità è divenuta effettiva!"

"Eravate voi, dunque, il maggior azionista di cui Collins accennava!" esclamò London, sorpreso.

"Esattamente!" rispose lei. "Per motivazioni inadatte a una futura complicità relazionale tra me e lord Collins, ho ritenuto inefficienti i nostri rapporti finanziari e, pertanto, sollevo lord Collins dalla mediazione contrattuale con i maggiori azionisti!"

"E' una follia!" urlò Helmut, sbracciando incredulo. "Ma che ti dice il cervello, Casey?!"

Lei lo fulminò con lo sguardo. Era già tanto che non lo avesse denunciato dinanzi a quei signori per non infangare il suo nome. E ancora era restio a gettare la spugna?

Qualcuno scosse il capo; qualcun altro, invece, si lasciò cadere sul sofà, incredulo a quel colpo di scena. Casey si mostrò imperturbabile. "Per meglio unificare le nostre iniziative con l'Impero e consolidare i nostri affari sul territorio, lord Reiji mi ha proposto il matrimonio, in quanto detentore di una quantità considerevole di oro equivalente al mio e membro di rilievo di uno dei comitati più elevati di Edo. Anche per questo, Meiji non potrà voltare lo sguardo dall'altro lato!"

Kyu scosse il capo, incredulo. Aveva proprio pensato a tutto, mentre lui si dimenava per la febbre.

In quella schermaglia, Collins si sentì superato per la vivacità dell'intelligenza e la finezza dello spirito della giovane. Era stato giocato da tutte le parti, sottovalutando lo stesso giudice Bailey, che aveva reso sua figlia un asso vincente.

Non erano stati Owen o il ronin a ostacolarlo per tutto quel tempo, ma l'astuzia di Casey aveva premuto come una spina nel suo fianco.

Alle ultime parole della giovane, tutti guardarono il ronin con occhi carichi di approvazione, divenendo di fatto il secondo maggiore azionista e quindi una presenza assai gradita.

A un tratto, Casey batté le mani per attirare l'attenzione. "Bene, signori! Adesso, parliamo di affari!" incitò, accostandosi alla grande scrivania in legno di rovere.

Inghiottendo l'amaro, Helmut si mise comodo su una sedia e accavallò le gambe con spavalderia, incuriosito di vedere come quella donna se la sarebbe cavata. ...

GLI OCCHI DEL RONIN Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora