Kyu affogò il suo risentimento dinanzi a Naemi, la quale non riuscì a trovare il modo per consolare il nipote.
"Ti avevo avvertito, Kyu kun!"
"Il mio orgoglio è la mia punizione, oba san. E questo foglio ne è la prova!"
"Non puoi fare più nulla, ormai. La nave è partita. Puoi solo attendere che un giorno ritorni ..."
"E nel frattempo, che mi suggerisci di fare?" la guardò sconcertato.
La donna sgranò gli occhi e serrò le labbra impacciata. "Sperare?" rispose di scatto, gettando altra acqua sul fuoco.
Il giovane la scrutò risoluto. Prese il foglio e lo rotolò. Si alzò, infine, nervoso con l'intenzione di congedarsi. "Non posso attendere che ritorni, oba san!" disse con aria grave. "Domattina, cercherò una nave per la Malesya" concluse andando, subito dopo, via dal locale.
Trascorsa un'ora, il campanellino della porta d'ingresso strimpellò irrequieto e Naemi si precipitò ad accogliere i nuovi commensali. Rimase di stucco, invece, quando si vide davanti l'inglese dai capelli rossi e le guance imporporate per l'affanno.
"Piccola chan?" si meravigliò di dire. Casey corse ad abbracciare la donna dal volto stupefatto.
"Tornata tu da Malesya, sì?" domandò ancora attonita.
La ragazza la scostò gentilmente, sorvolando sulla confusione della locandiera. "Hai visto Kyu?"
Naemi si ravvivò in volto e annuì. "Lui stato qui e non essere affatto contento. Andato poi via!"
Casey si impensierì. "E ... non ti ha detto perché non era contento?" chiese con lieve apprensione.
La donna mostrò indifferenza, desiderosa però di spingere gli eventi verso la giusta direzione. "Credo tu abbia combinato qualcosa, piccola chan. Io capito dalle sue parole strampalate!" La sospinse, dunque, fuori. "Già che sei qui, tu andare da lui a scusarti!"
Ordinò, poi, a un ragazzo di portare un cavallo e quando si assicurò che la giovane fosse sulla sella, le sorrise ironicamente. "Sarà di certo tornato a casa a leccarsi le ferite che tu gli hai procurato!" rincarò la dose, divertita dall'espressione afflitta dell'inglese.
Casey partì subito al galoppo con un certo timore nell'animo, che le affannò il respiro per tutto il tragitto.
Quando, tempo dopo, percorse il viale dei ciliegi, splendenti sotto i raggi di una luna radiosa, il suo cuore cominciò a battere ansiosamente. Non si accorse neppure di essere saltata giù dalla sella, per correre lungo il corridoio del porticato della villa avvolta dalla luce soffusa delle lanterne.
Si guardò attorno più volte; i suoi tacchi scalpitarono sul pavimento; i capelli ondeggianti sulle spalle.
Tornò dalle stalle e ripercorse il corridoio del portico. L'uomo non c'era. Non aveva provato neppure a chiamarlo, benché sentiva che la voce le veniva meno. La delusione per non averlo trovato cominciò a crescere, e poco contava se l'avesse ricoperta di improperi ... Desiderava vederlo.
Pensare che aveva fatto scapicollare un'intera ciurma della regina per fermare la nave, carambolare su una scialuppa e remare fino al molo, udendo solo le parole di Jonathan che intimavano Warlow a calare altre scialuppe e prendere le armi. Ovvio che l'amico desiderasse proteggerla in quel suo dannato capriccio. Si torse le mani. Quella partita, però, se la stava giocando esponendosi al rischio, infischiandosene se invece del ronin avesse incontrato qualcuno di spiacevole.
Rifiutò di proseguire oltre con quei pensieri, continuando a cercare per le stanze e i corridoi interni. Tornò poi fuori arrendevole. Kyu, certamente, doveva essersi recato da Kyoko ... Si morse il labbro inferiore, dandosi della stupida. Perché diavolo doveva avercela con lei se era volato dalla donna che amava? Doveva esserne, ugualmente, felice. Per quale motivo, dunque, l'aveva rincorsa lungo il molo, infuriando ...
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GLI OCCHI DEL RONIN
Historical FictionEdo 1869 All'insediamento della restaurazione Mejij, una giovane ereditiera inglese fugge dalle insidie dello shogun, propenso a ripristinare il proprio regno appropriandosi dell'oro che ella detiene. Sullo scenario dell'ultima cultura medioeval...