Capitolo 46

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... Casey si guardò intorno. Un largo tatami era stato allestito con calde coperte di pelliccia e alti cuscini. Attorno c'erano due bracieri di bronzo, che ardevano emanando all'interno un caldo tepore e una luce sommessa.

La tenda si sollevò e Kyu entrò con il volto più arrossato del suo; lo sguardo quasi bramoso di chi aveva catturato la sua preda ... ma fu l'effetto del sakè che ampliò in lei una tale immagine. In realtà, il giovane chinò il capo con rispetto e si avvicinò a lei con sincera cortesia.

"Se avete bisogno di cambiarvi, posso uscire ..."

"No!" lo fermò lei, incerta. Udendolo aveva avuto l'impressione che lui fosse più nervoso di lei. "Che cosa penserebbero lì fuori se vi vedessero uscire?"

"Non credo che qualcuno se ne accorgerà, dal momento che sono tutti crollati per le grandi bevute!" rispose lui con tono ironico. Riuscì a strapparle un sorriso e sollevò una mano a sfiorarle il fermaglio dai ciliegi intrecciati. Lo sollevò piano e i capelli di lei cascarono, ondulando sulle spalle.

"E' così che vi preferisco, Casey sama!"

Lei chinò il volto arrossato e chiuse gli occhi a quel sussurro dolce e vellutato che le affannò il respiro, non azzardandosi affatto a togliersi il soprabito. Non lo guardò neppure o avrebbe ceduto a chissà quale follia. Desiderava solamente che quel momento non giungesse mai a termine. Si voltò, dunque, e si distese sul tatami, coprendosi con la coperta e dandogli le spalle.

Kyu notò, sorridendo, che gli aveva lasciato un ampio spazio, consentendogli di giacere accanto a lei. Si adagiò al suo fianco, voltandosi verso quel fagotto morbido con le coperte tirate fin sopra il naso. Lei ne percepì il calore intenso lungo la schiena in quel poco spazio che li separava.

"Non dovete sforzarvi di apparire felice, Casey sama!" la canzonò divertito, sollevandosi su un gomito per sorreggersi il capo con una mano.

"Non mi sto sforzando!" obiettò lei.

Lui le prese una ciocca di capelli, stando attento a non farsi scoprire. La sfregò tra le dita e chiuse gli occhi, sentendone la setosità.

"Avete esitato durante la celebrazione ..."

"Ero spaventata!" si giustificò lei, impettita.

"Lo siete ancora?"

"N...no!" rispose in un sussurro.

"Quando Collins vi chiese di sposarlo, " domandò, a un tratto, lui, incuriosito "che cosa avete provato?"

"Angoscia!" fu la risposta rapida e stizzita di lei.

"Credete che ... se lui fosse stato diverso, voi ne sareste stata compiaciuta?" insisté lui con una fitta di gelosia.

Lei scostò le coperte infastidita e lui ritrasse la mano dai suoi capelli ma lentamente, giacché non si era ancora voltata. "Non credo che se ciò fosse accaduto io vi avrei conosciuto, lord Reiji!"

La risposta contrastò la sua tolleranza. "E' ovvio che non sarebbe accaduto, Casey sama!" replicò lui.

Lei si voltò di scatto con meraviglia, corrugando la fronte delicata. "Perché dobbiamo parlare proprio di Helmut?"

"Per comprendere, forse, il destino che ognuno di noi percorre" esordì lui con voce quasi vellutata.

Si sollevò anche lei su un gomito e lo guardò. La luce dei bracieri vibrava su quell'iride che sembrava scrutarla fin dentro l'anima, turbandola e facendole stringere di più la coperta addosso per quanto il suo corpo fremesse.

"I vostri occhi," domandò d'impulso "li avete ereditati da vostra madre?"

"Hai!" (Sì!) - Il tono sensuale con cui lui aspirò quell'affermazione le fece vibrare la schiena. Lui non sembrava voler distogliere lo sguardo da lei e questo la turbò.

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