Capitolo 66

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Casey faticava a proseguire sul terreno scivoloso, mentre Helmut la spintonava, senza rinunciare a punzecchiarle il fianco con la canna della pistola. Il vento si sollevò quasi con violenza e la pioggia divenne incessante.

Giunti nei pressi di un enorme costone, che scendeva giù come una cascata di roccia, l'uomo la intimò a fermarsi. Con tremore, Casey si sporse a guardare giù per il burrone, stretto e increspato da enormi massi sporgenti. I suoi occhi si allargarono e il respiro le si affannò nel petto. Si voltò di scatto, augurandosi che il panico non la cogliesse.

"Che cosa, esattamente, ti da fastidio della mia esistenza?" gli urlò rabbiosa tra i fischi del vento.

Helmut scoppiò a ridere. "E' così che tenti di salvarti, Casey? Aggrappandoti a una domanda banale?" la derise, svogliato.

"Tu non c'entri nulla con tuo padre, Helmut! Il giudice Bailey ha rispettato il desiderio di un genitore che voleva il meglio per suo figlio!"

"Ma fammi il piacere!" la zittì lui. "Il giudice Bailey ha solo rispettato le volontà dettate dalla sua stessa coscienza!"

"Ti ha voluto bene!" insisté lei con veemenza. "Un altro non si sarebbe comportato come mio padre! Avrà, forse, messo a tacere la sua coscienza, come tu sostieni, ma è stato tuo padre a decidere di farla finita!"

"Stai dicendo che mio padre era un debole?" la incalzò lui, avanzando un passo, minaccioso.

Casey osservò la pistola puntata verso il suo petto per poi spostarsi su di lui. Notò rimpianto nella sua voce. Non le sembrò sincero nel suo sfogo. C'era qualcosa che lo tratteneva ed era troppo angosciata per capire cosa, ma l'Helmut che conosceva non sarebbe mai arrivato a spintonarla sul bordo di un precipizio. C'era dell'altro.

"Forse ... tuo padre aveva realizzato che le sue azioni avevano distrutto parecchie famiglie, non riuscendo più a vivere con un tale rimorso!" disse mantenendo la voce calma su un tono che alludeva alla riflessione. Dentro di lei persisteva la convinzione che quella fosse tutta una farsa e che il giovane si stava aggrappando a quell'esposizione, celata per troppo tempo da entrambi, per nascondere ciò che realmente lo tormentava.

"Nessuno, per primo mio padre, si è mai spiegato che cosa lo avesse spinto a frodare gli altri. Inizialmente, definito come un uomo corretto e valido nel suo lavoro!"

"A riguardo, Bailey aveva fatto delle ricerche, scoprendo che, prima di divenire un apprezzato banchiere, tuo padre aveva prestato lavoro di contabile per alcuni malavitosi che detenevano le bische clandestine e i giochi d'azzardo su metà del territorio londinese!"

"Era giovane, ingenuo e ambizioso. Guadagnava bene, pensando di sostenere la sua famiglia!"

"Tuttavia, quando divenne un funzionario delle finanze di tutto rispetto, il passato tornò a tormentarlo. Le persone per cui aveva lavorato lo minacciarono se non avesse fatto quello che volevano. Avrebbe perso tutto. Te incluso!"

"Quel misero ricatto divenne la sua condanna!" Ansimò energicamente. "Dopo la sua morte e aver scoperto tutto il raggiro che c'era dietro, il giudice Bailey ha voluto rendere giustizia a tuo padre, attivandosi per raccogliere prove sui denari illeciti che finivano nelle tasche dei delinquenti. Li fece arrestare tutti, divenendo, persino, il giudice delle loro sentenze!"

Gonfiò, dunque, il petto e si armò di coraggio. "Dimmi, adesso, Helmut! Chi ha, veramente, ucciso tuo padre?"

L'uomo ammiccò confuso in quella verità che non si aspettava in quel momento, giacché le ragioni dell'evento che stavano vivendo erano altre. Erano, però, stati i suoi atteggiamenti a condurre la famiglia Bailey in quella direzione per due anni e mai si sarebbe aspettato il rovescio di una faccenda emotiva che non aveva affatto biasimato nella sua vita. Nessuno gli aveva narrato quei particolari che, certamente, Casey doveva aver appreso per la semplice curiosità di comprendere i suoi tormenti per poi tacere su volontà del giudice. Rimase spiazzato e paralizzato.

"Stai mentendo!"

"E' tutto vero!"

"Perché non sono mai stato messo al corrente?"

"Perché tuo padre non li denunciò per proteggerti. Fece promettere a mio padre di non rivelarti mai il suo comportamento illecito. Non voleva che tu soffrissi per i suoi errori e più di tutto temeva la tua vergogna nei suoi confronti. E' per questo" concluse, stringendo i denti "che mio padre preferì farsi odiare da te!"

Casey notò la mano di Helmut aprirsi e chiudersi sul calcio della pistola. Che stesse cedendo alla confusione? Tentò di placarlo.

"Helmut!" lo chiamò piano e con sguardo terrificante. "Voglio dissolvere quel tormento che serbi nell'animo per l'affetto che mi hai dimostrato in passato e che io non ho mai dimenticato." Fece una pausa e deglutì con costernante timore. "Ma c'è dell'altro che ti spinge a fare ciò che non vorresti. Dimmelo!" I suoi occhi ebbero conferma negli sguardi voraci che il giovane poneva su tutte le direzioni, come se aspettasse che qualcuno lo venisse a ostacolare da un momento all'altro. Se solo avesse avuto un altro po' di tempo ... Quella dannata pioggia, però, non voleva saperne di cessare e quell'uomo era una miccia pronta a esplodere.

Istintivamente, Casey indietreggiò di un passo, ma si voltò subito dopo, poiché, inquietante, il vuoto si aprì dietro di lei. Il suo cuore batté frenetico. Il suo destino era appeso a quel filo di parole che martellavano nella mente dell'uomo, fino a darsi dei colpi sulla testa, come a voler scrollare lo scompiglio che gli aveva assalito la coscienza con violenza. A tratti le puntava addosso l'arma, per poi ritrarla e piegarsi sulle ginocchia, tormentato dai demoni che lo assalivano, incitandolo a mettere fine a quel supplizio.

Era, però, un supplizio che celava ancora una verità. E gli occhi di Casey si inumidirono, cercando di placare i singhiozzi che la affannarono per la paura, il freddo e la disperazione che opprimeva colui che, nonostante tutto, considerava un fratello.

Helmut sembrò, infine, decidersi, perché sollevò per l'ultima volta la pistola e avanzò verso di lei con sguardo rigido e tetro. "Devi fidarti di me, Casey!" le rivelò, infine, facendola sussultare rumorosamente. Gli occhi di lei vibrarono; il suo sguardo orripilato si incastrò su quel volto scolpito nell'inquietudine, travolta ormai dalla certezza che qualcosa di allarmante stava affogando l'animo del giovane.

"Helmut, dimmi ... dimmi che sta succedendo?"

Lui scosse il capo continuando a guardarsi, nervosamente, attorno, come se si sentisse spiato da mille occhi invisibili.

"Non posso dirtelo, Casey!"

"Allora, qualcosa c'è?!" urlò lei, stringendo le mani sulla gonna.

"Devi ..." articolò lui "devi ..." e guardò il precipizio dietro di lei, come se fosse l'unica soluzione ai suoi enormi problemi. "Devi ... morire, Casey!" Scosse il capo violentemente, contrastando i mille demoni che gli urlavano nella testa. La vide allargare terrificata gli occhi.

"Non ... come pensi tu ..." e di nuovo quegli sguardi convulsi, che spaziavano fino in cima ai promontori. "Devi fidarti!"

Casey si sentì raggelare il sangue nelle vene. La paura, ormai, la paralizzò. Scosse il capo. "No, Helmut!" singhiozzò. "Il tuo gesto ti farà cadere nell'oblio del rimorso ..."

"Non parlare ..." le intimò, piano, scuotendo anch'egli il capo, ma con isteria crescente. "Non parlare!" le urlò in seguito, in preda all'esasperazione.

Casey sentì il vuoto sotto i piedi, stentando a credere alla fine che stava sopraggiungendo. Gli occhi verdi del ronin le apparvero come un lampo. Una scintilla che le fece dolere l'anima. ...

GLI OCCHI DEL RONIN Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora