Chino sulla balaustra del portico, Kyu lasciò che gli ultimi raggi del sole gli scaldassero il viso. Il verde dei suoi occhi si schiarì ancora di più nel riverbero di uno sguardo triste, rivolto all'orizzonte rossastro.
Nia indossò il mantello e si avvicinò al fratello. "Sicuro di voler rimanere solo, Kyu kun?" gli domandò mestamente, ponendo una mano sulla sua spalla per confortarlo. Lui la coprì con la sua e le sorrise con dolcezza.
"Tuo marito è appena arrivato e ti aspetta. Avrai voglia di rivederlo!"
Lei annuì radiosa al pensiero, sebbene si contenne dinanzi al volto triste del fratello.
"Asa kimasu!" (Verrò domani!) - gli promise, adagiando la guancia sulla sua spalla e lasciandolo subito dopo.
Kyu si raddrizzò, continuando a osservare il crepuscolo. Il nastro nero del suo lungo codino ondulava, insieme alle frange che gli incorniciavano il profilo energico e raffinato.
Si voltò verso il corridoio e si diresse nella camera di Casey. Nia l'aveva messa in ordine con cura. Non c'era più traccia dell'inglese né del suo profumo. Eppure, era stata lì sin dal primo giorno che l'aveva accolta, spaventata e confusa. E da quel giorno fu tutta una conoscenza di quella creatura dai capelli rossi come il tramonto che filtrava adesso su di lui attraverso la porta.
Si guardò attorno e qualcosa catturò la sua attenzione. Si avvicinò al ripiano di una bassa credenza. Un origami a forma di gru sormontava sul legno lucido. Lo prese e sorrise al ricordo del piccolo Jiro che insegnava alla giovane straniera come ripiegare la carta in tante forme bizzarre. Quello era certamente opera sua ...
I suoi occhi, a un tratto, si strinsero sul colore pergamenato di quell'oggetto che sembrava alquanto grande di dimensione, rifletté, per essere un banale foglio di carta. E poi, Jiro, aveva insegnato a Casey a utilizzare le larghe palme essiccate di banano.
Il suo cuore cominciò a battere follemente, all'intuizione di cosa le sue mani stessero, realmente, stringendo.
Snodò l'origami, che subito si materializzò in quello che era l'annullamento del loro matrimonio. Il respiro gli si fermò nel petto e sentì come una frusta gelida percuotergli la schiena. I suoi occhi si allargarono nella delusione più cocente per la scelta che aveva fatto Casey Bailey.
Corse nelle stalle e sellato in fretta il cavallo ci balzò sopra, lanciandolo poco dopo oltre il viale.
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Mentre il sole tramontava sulla città, le lunghe ombre proiettate degli edifici si riflettevano sul suolo.
Casey e Jonathan camminavano uno accanto all'altro e al tutore non sfuggì la malinconia serrata sul volto della giovane. Cercò di distrarla. "Astuto assumere Smith all'interno della società ..."
"Nessuna astuzia" tagliò corto lei. "Sono in debito con quell'uomo!"
Owen sbatté le palpebre, intimorito dall'atteggiamento rigido con cui si scontrò.
Due marinai aiutarono Casey a salire la scaletta della grande nave, dove ad accogliere lei e Owen c'era un sornione comandante Warlow, dalla barba sempre più nera e riccia.
Owen estrasse l'orologio dal panciotto e lo guardò con cura. "In perfetto orario, Warlow. Date pure l'ordine di salpare!"
La scaletta fu tolta e gli ormeggi mollati; quando anche l'ancora fu issata, salendo lenta nello stridore delle catene, Casey si affacciò dal ponte irradiato dalle lanterne. Edo era pittoresca con i suoi mattoni rossi e gli alti lumi sferici, che illuminavano di giallo soffuso le vie trafficate.
Era sbarcata da quella nave con l'animo di un intrepido avventuriero e adesso salpava col cuore afflitto e le emozioni devastate.
Tirò indietro il cappuccio e sciolse i capelli. Osservò il fermaglio con i ciliegi, lucido nel suo ottone smaltato e così prezioso per lei che lo strinse al petto.

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GLI OCCHI DEL RONIN
Fiction HistoriqueEdo 1869 All'insediamento della restaurazione Mejij, una giovane ereditiera inglese fugge dalle insidie dello shogun, propenso a ripristinare il proprio regno appropriandosi dell'oro che ella detiene. Sullo scenario dell'ultima cultura medioeval...