Capitolo 7

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Casey sollevò lentamente le palpebre. La stanza era in penombra e lievi raggi di sole filtravano dalle fessure in alto della porta scorrevole.

Tirò via le coperte, rimanendo immobile alcuni secondi utili per rimettere ordine nei suoi pensieri. Si sollevò, poi, sulla schiena; una fitta le scese lungo le scapole. Dormire su quella stuoia non era comodo, per lei abituata ai materassi soffici e ai cuscini imbottiti di piume.

Si mise in piedi e si avvicinò alla porta, facendola scorrere di poco, attenta a non urtare un basso tavolino posto all'estremità, dove sormontava un bel vaso decorato in smalto azzurro.

Era ancora presto e pensò di scivolare fuori dalla villa prima che gli altri si svegliassero. Il calore del sole nascente la investì, accalorandola dolcemente. Il lungo corridoio esterno collegava parecchie porte a parete e tutte si affacciavano su un portico dai colonnati esili e rossi, che reggevano il tetto a falde spioventi con gli inferiori curvati verso l'alto.

La casa si erigeva al centro di un grande giardino, dove le piante creavano un paesaggio armonico naturale. Stretti vialetti acciottolati si distribuivano per ogni direzione. Fu attratta dal gradevole rumore di acqua proveniente da una piccola sorgente artificiale, che scendeva a formare un laghetto ricoperto di ninfee bianche e gialle su una conca bordata di rocce. Tutt'intorno era costeggiato da bonsai di quercia roverella, bambù, felci, ginepri e azalee. Quell'esplosione di verde era puntellato da aceri a foglia rossa, dal portamento eretto, le cui gemme variavano nella tonalità dell'ambra, dell'ocra e della porpora. Gli occhi della giovane si allargarono per la meraviglia, accogliendo con sorprendenti brividi la brezza che recava con sobrietà gli odori della natura.

Percorse il vialetto che conduceva al basso cancello di legno steccato. Lo aprì e sbirciò fuori. Alla sua destra si affacciò un basso casolare con vari compartimenti allineati. Sicuramente, dovevano appartenere alle stalle per i cavalli. Alla sua sinistra, invece, spiccava il viale dei Sakura, dalle spettacolari fioriture bianche e rosse.

Il fruscio delle foglie e il tenue gorgoglio dell'acqua nello stagno le quietarono l'animo, facendole respirare a pieni polmoni l'aria frizzantina del mattino.

Tornò sui suoi passi e risalì il portico della bassa villa; ne percorse il corridoio e si soffermò dinanzi a un'ampia sala dall'anta stranamente aperta. Occhieggiò all'interno. Il salone era separato da pannelli di legno caratterizzati da stupendi intarsi decorativi, raffiguranti fiori e uccelli paradisiaci. Le pareti erano rivestite di carta e stoffa rifinita di una polvere d'oro; la parte del soffitto sovrastante, rispecchiava il legno del pavimento nella forma di un enorme rettangolo, dove il centro era libero, mentre ai lati erano disposti dei bassi tavolinetti quadrati, con ai piedi enormi e gonfi cuscini rosso porpora. Per com'era disposta, a Casey parve una sala per le riunioni, alquanto austera e per nulla raffinata. Aprì una porta scorrevole in fondo alla stanza e notò, con meraviglia, che vi erano parecchie stanze divise da simili porte, collegate da larghi corridoi. la luce filtrava naturalmente dalle sale principali, così che i residenti potessero godere della bellezza del giardino in qualsiasi vano si trovassero.

In fondo al corridoio, diversamente dalle altre, una stanza era chiusa da una porta con maniglia in ottone. Casey si incuriosì. Piuttosto insolito trovare in quella struttura asiatica una porta occidentale.

Allungò una mano, posandola sull'ottone freddo della maniglia e augurandosi di non infastidire nessuno all'interno. La porta era di un lucido legno di mogano e come si aprì, scivolò scorrevolmente sui cardini. La giovane trattenne il fiato. La camera era stata curata con semplicità ed eleganza in modo da trasmettere tepore e armonia nelle stagioni calde e in quelle invernali. Era quadrata e il mobilio richiamava gli arredi del nord Europa. Da un lato un comodo divano in morbida pelle scura recava una larga coperta di pelliccia adagiata sullo schienale; a fianco, un basso tavolino su cui sopra spiccava un largo vaso in vetro verde, da cui profumati fiori di campo traboccavano dai bordi. Nella parete, alla sua destra, un grande armadio di legno di ciliegio riccamente intarsiato, faceva da sfondo all'ampio tappeto persiano, che ricopriva quasi l'intero pavimento. Ai lati della stanza due bracieri, a forma di larghi calici, ardevano i loro carboncini di melo e cedro, emanando un confortevole calore e un profumo rilassante. I suoi occhi, poi, si posarono sul comodo letto di legno laccato verde con accorgimenti smaltati in avorio sulla testata, e quattro colonnine che sormontavano un baldacchino stretto e semplice, cui erano legate le bande di una sottile tendina di pizzo bianco. Infine, una porta-finestra, a pochi metri dal letto, irradiava la camera dai raggi solari, lasciando che l'occhio dello spettatore catturasse la radiosità brillante della natura che traspariva da essa.

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