Capitolo 100 - Ultimo capitolo

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Pochi mesi dopo, con il benestare dell'Imperatore Mejij e alla presenza del ministro degli esteri inglese Harry Parks, fu inaugurata la costruzione della ferrovia tra Shimbashi e Yokohama.

Essendo la culla delle ferrovie, la Gran Bretagna si vantava delle proprie capacità tecniche e innovative, garantendosi in quel paese orientale altri decenni di industrializzazione.

Casey e i suoi azionisti, oltre all'entusiasmo, si presero il merito di venire ricordati come buoni fondatori; il loro oro era stato ben investito sia per il progetto ferroviario sia per la fondazione dell'Istituto Bancario e nei loro propositi già garantivano che nel giro di tre anni avrebbero assicurato tragitti brevi per iniziare a incrementare reddito con discreti profitti, grazie alle entrate che avrebbero fornito i passeggeri.

Owen si apprestò a salpare con la Compagnia delle Indie, non prima di essersi assicurato che Collins non fosse più un problema.

Lo aveva visto lavorare assiduamente nel ruolo che Casey gli aveva affidato e nella dedizione che impiegava nel suo operato, concluse che il merito andava alla bella shinobi, la quale era riuscita a domarlo con la sua semplicità, riuscendo a colmare i vuoti di affetto che sempre avevano afflitto il giovane.

"Una volta, Bailey mi disse di vegliare anche su di te!" gli confidò Owen. Helmut lo aveva raggiunto al porto per scusarsi degli atteggiamenti che negli anni avevano esasperato il distinto signore. Dinanzi a quelle parole, però, abbassò lo sguardo imbarazzato.

"Pensare che avevo dato ordine, persino, di ucciderti!" rivelò poi con naturalezza sorprendente, lasciando trasalire il giovane. Owen annuì per quell'animo combattuto e non volle contrastare i suoi sentimenti, anche perché Casey gli aveva fatto promettere di mostrare un po' di indulgenza, qualora il giovane si fosse mostrato a lui con aria contrita. Gli diede, dunque, una leggera pacca sulla spalla, inarcando un sopracciglio con sagacia.

"Sanare le divergenze non significa nascondersi in un muro di orgoglio, Helmut!"

Il ragazzo sollevò lo sguardo, scontrandosi con quello sorridente di Jonathan, che continuò: "Semmai avessi bisogno," e assentì son sottigliezza puramente inglese "non esitare a chiamarmi!"

Con le labbra serrate per la commozione, Helmut gli prese una mano e gliela strinse, volendo trasmettergli tutta la sua gratitudine.

"Non ve ne pentirete, Jonathan! Veglierò anche su Casey!"

L'uomo approvò quel tono sincero e caldo. "Siete sempre stati una famiglia, Helmut!" gli ricordò, mentre si voltava, calcando il suo panama sul capo, per avviarsi alla scaletta che lo avrebbe condotto sul natante. Ai piedi di essa, un sorriso dolce e triste insieme lo accolse in un saluto malinconico.

L'inglese tese le braccia e Casey ci si rifugiò in uno slancio colmo di affetto. Premette la guancia sul suo petto e Jonathan le accarezzò i capelli, stringendola con tenerezza.

Quando la scostò leggermente, le prese il viso tra le mani e la scrutò con sarcastica circospezione.

"Tra un fratellastro ammansito e un ronin con tendenze ribelli, hai delle belle gatte da pelare. Sicura, figliola, di non voler fuggire con me?"

Casey scosse le spalle in una risatina che le fece affiorare il buon umore, ma non impedì ai suoi occhi di divenire lucidi e nostalgici. "Quando siamo arrivati a Edo, mai avrei immaginato che ci saremmo, un giorno, separati!"

Lui le diede un buffetto affettuoso sulla guancia, volendo dissipare la sua tristezza. Vide, poi, Kyu materializzarsi dietro di lei e con sguardo rassegnato la prese per le spalle, scostandola da sé. Le diede un bacio sulla fronte e le offrì un sorriso paterno.

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