Capitolo 37

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Casey aprì gli occhi stancamente. La luce iridata del sole filtrava calorosa dalla porta scorrevole lasciata per metà aperta. Sbatté le palpebre assonnata senza, però, riuscire a contrastare quella luce accecante. Si sollevò a fatica. Il fianco le doleva con minore intensità, permettendole di alzarsi in piedi, anche se non con poca fatica. Si strinse nella vestaglia e si diresse alla porta per lasciarla scorrere completamente.

L'odore di rugiada la investì, fresca e spumeggiante, invigorendola dalle fatiche che sentiva ancora impresse sul suo corpo.

Dei passi pesanti incisero sul pavimento del porticato, provenienti dalle cucine. Naemi si diresse verso di lei seguita dalla cuoca Mao, bassa e rotondetta, che teneva tra le mani un vassoio colmo di ciotole fumanti.

"Piccola chan!" La locandiera le prese il viso con una mano, per constatarle il colorito che la sera precedente era apparso pallido. La luce del sole lo aveva fatto tornare roseo e luminoso, benché i lividi le solcassero ancora l'immagine con prepotenza.

Le tenne il mento sospeso con affetto materno. "Nessuno oserà più deturpare la tua bellezza, piccola chan!"

Casey posò le mani sulle sue. "Grazie per tutto quello che avete fatto per me, Naemi. Spero che la piccola Jun non abbia affrontato delle difficoltà!"

"Lei sta bene. E a te che dobbiamo pensare, adesso!" le disse, spingendola dentro la sua stanza per consumare le pietanze che Mao aveva preparato per lei.

Commossa da tanta generosità, Casey si inginocchiò sullo zabuton, dopo che la cuoca aveva adagiato il vassoio sul basso tavolo. Innanzi agli odori gradevoli il suo stomaco la spinse a gustare ogni singola pietanza con appetito crescente. Mao san la contemplava con entusiasmo, aspettandosi un complimento per ogni assaggio di portata.

"Oishi!" (Delizioso!) - le rivolse Casey con timida gentilezza, intenerendosi per come la cuoca inclinasse il capo di lato sorridendole, gonfiando le gote pasciute. Quando terminò, adagiò elegantemente le bacchette sull'ultima ciotola e osservò la cuoca con un sorriso di genuina circostanza, congiungendo le mani. "Shokuji o arigato!" (Grazie per il pasto!) - le disse chinando poi il capo. "Oishikatta!" (Era buonissimo!)

Mao san si chinò a prendere il vassoio e ricambiò il sorriso, chinando anch'ella il capo. "Nandemonai!" (Di niente!)

"Non vedo Nia!" fece notare dopo una buona mezz'ora a Naemi, che insieme a Mao stava rassettando la camera.

"E' qui intorno!"

"Dove ..." si voltò Casey, che non vedeva l'amica dal giorno del suo matrimonio e desiderava farle tante domande sulla sua felicità. Naemi sollevò le spalle, spaziando con lo sguardo fuori il giardino, ma non vide Nia per indicargliela.

"E ... Kyu?" domandò poi con timido tremore.

La donna smorfiò nello sbattere fuori alcune coperte e poi rientrò passandole a Mao. "Quel ragazzo è partito stamattina con un manipolo di uomini, diretto allo shogunato!" e le lanciò un'occhiatina ammonitrice, lasciandole intendere che il nipote le avesse narrato ogni cosa.

Casey trasalì e sbatté le palpebre. Dunque, lo aveva fatto davvero! Era andato a recuperare Jonathan! Congiunse le mani e pregò intensamente con gli occhi chiusi, affidando la sorte di quei due pazzi scatenati alla clemenza di Dio.

Poco dopo, un'ombra longilinea sovrastò l'entrata. Casey rimase ammaliata nel vedere la figura di Nia così simile a quella del fratello. Sembrava diversa dal solito, più matura, oltre alla felicità del matrimonio che le rendeva il volto raggiante. Aveva i capelli raccolti in una lunga coda stretta da un nastro rosso, che dalla sommità del capo fluttuava fino a scenderle lungo la schiena. Indossava un qipao cinese di colore grigio perla, dal colletto rigido chiuso lateralmente; era lungo fino alle caviglie con due alti spacchi laterali che partivano dalle anche, per permettere agilità di movimento alle gambe fasciate da uno stretto hakama nero. Le maniche erano lunghe e ampie e i piedi calzavano dei morbidi mocassini di stoffa.

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