Capitolo 50

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Le ombre si stavano allungando quando giunsero nelle campagne di Ginza. Il villaggio era stato invaso dai soldati imperiali, scontrandosi con i distaccamenti dello shogun. Qualcuno aveva incendiato l'erba e gli sterpi secchi, lasciando che le fiamme si dilagassero spinte dal vento.

In lontananza, nubi di fumo si alzavano tra i tetti delle basse case. La gente correva da tutte le parti, chi armato, chi inerme. I più ardui difendevano i propri territori e tra loro parecchi cadevano sotto i fuochi incrociati. Altri fuggivano in direzione di Edo, incuranti del pericolo che incombeva sulla capitale.

Kyu afferrò la mano di Casey, facendosi largo tra le urla di quel trambusto impanicato che invadeva, persino, i vicoli più bui. Il numero di uomini impiegati nello scontro aumentava. Le truppe dell'Imperatore incedevano, facendo scintillare le loro lame tra i bagliori rossastri. I soldati di Tokugawa non demordevano nell'arrestare quell'avanzata diretta a Edo. Il clangore delle loro spade si mischiava alle grida di incitamento e di dolore che si sovrapponevano le une alle altre.

Sullo sfondo di un sipario di lingue di fuoco, emersero le figure dei fucilieri a cavallo, mentre alcuni cannoni di legno venivano posizionati sulla bassa collinetta del tempio.

Kyu spinse Casey in uno stretto vicolo e la riparò, facendole scudo con il proprio corpo. A un tratto, la porta d'ingresso della casa accanto esplose in una catastrofe di schegge, eruttando fumo e fuoco. La detonazione colse di sorpresa i due giovani. Kyu guardò la ragazza.

"Guardatemi, Casey!" le urlò preoccupato. Lei sembrava frastornata; stordita. Le urla delle genti divenute vacue, le giravano attorno; le sue orecchie vibravano per la momentanea sordità; la testa le girava confusa. L'uomo la scosse, ma subito dopo un altro colpo di cannone fece esplodere in un boato la grande porta di un magazzino a dieci metri da loro. Kyu si chinò su di lei, mentre migliaia di frammenti infuocati trafiggevano i passanti in fuga e l'onda d'urto li sollevava di peso, per poi scaraventarli in mezzo a un cortile.

Non c'era il tempo di costatare i danni e le perdite. Kyu afferrò Casey per le spalle, costringendola a sollevarsi in piedi. La tenne stretta a sé e insieme uscirono nella strada immersa nel caos. Doveva trovare due cavalli, e in fretta!

I due delinquenti che rastrellavano la via principale fecero al caso suo. In quella baraonda gli sciacalli uscivano come il letame dalle fogne per trovare profitti.

Mise la giovane al riparo, dopodiché si pose in mezzo alla strada; la gente gli passava correndo da tutte le direzioni, inciampando e rialzandosi, incapace di pensare ad altro che a fuggire da quell'inferno, il cui fuoco si propagò in volute alte e minacciose.

Kyu emise un lungo fischio per attirare l'attenzione dei due, sorridendo poi a entrambi con espressione provocatoria. I due uomini diedero di sprone verso il ronin, che sguainò la katana da dietro la schiena con un gesto secco della mano. Il suo profilo serrato fu illuminato dallo sfondo di una spirale infuocata.

Come il primo si avvicinò con la pistola puntata su di lui, Kyu si girò a mezzo busto, nel momento in cui udì lo sparo. Schivò il colpo, che sibilò vicino al suo orecchio. A pochi metri dall'impatto lanciò la spada verso l'avversario.

Aggrappata a una parete, Casey sentì lo stridore di quel colpo mortale e il suono raschiante della spada del ronin che penetrava nello sterno del malcapitato. Il colpo proiettò quest'ultimo all'indietro, balzando di sella e cadendo sul terreno con un tonfo sordo. Kyu avanzò verso quel corpo ormai privo di vita, gli puntò il piede contro e con un calcio allontanò il cadavere liberando la sua spada.

Il secondo uomo approfittò di quel momento per corrergli in contro e colpirlo alle spalle. Casey trattenne il fiato, ma solo per poco. Rantoli convulsi le uscirono dalle labbra aperte in un boccheggio asmatico. La paura per il ronin la sovrastò.

Con mano tremula afferrò il suo arco; incoccò la freccia; la mirò. La luce del fuoco danzava sul suo volto tremulo. Le palpebre vibranti non le imposero alcuna fermezza. Non c'era più tempo! Scoccò, ma subito dopo i suoi occhi si sgranarono. Aveva mancato il bersaglio.

Al rumore incessante degli zoccoli che si avvicinavano, Kyu si voltò; ripose la spada nel fodero e cominciò a correre verso il pericolo. Come il cavallo lo raggiunse, si gettò di lato e lo afferrò per le redini strattonandolo. Con un agile salto, dunque, balzò in groppa dietro l'energumeno; gli sfilò il pugnale dalla cintola e glielo conficcò nel fianco. Quando lo gettò giù dalla sella, andò a recuperare il primo cavallo e chiamò Casey a gran voce.

Come la ragazza fece capolino dal vicolo, qualcuno si gettò sulle sue gambe, gettandola sul terreno. Impietrita nel suo stesso respiro, Casey si voltò.

Un uomo grande e grosso, con una blusa nera da soldato, sgualcita e aperta sul davanti, la bloccò con tutto il suo peso. Il tanfo di alcool che emanava stordì la ragazza, che cominciò a scalciare con ansimante agitazione.

L'uomo aveva la bava alla bocca per quanto fosse ebbro ed eccitato, e il sentire quella perla rara sotto di sé lo rese più euforico e più bramoso.

Kyu sentì il mondo crollargli addosso, dinanzi a quelle sequenze che da lontano lo raggelarono. Diede di sprone, lanciandosi verso quella minaccia, e in un lampo la katana apparve nella sua mano destra con un sibilo sinistro.

Come l'energumeno si arrampicò su di lei, Casey vide affacciarsi il ghigno malefico della sua faccia sudata, scontrarsi con il colore impetuoso dei suoi occhi grigi e atterriti. Il suo respiro divenne un rantolo di terrore dinanzi a quello sguardo malevolo di follia.

Come spinta da volontà propria, la sua mano tremò nel sollevarsi ad afferrare il lungo fermaglio dai ciliegi intrecciati. Lo sfilò dal suo capo e ne conficcò la punta nel collo dell'uomo. Quando glielo estrasse di getto, lo vide gettarsi di lato; una mano premuta sulla ferita; il sangue che schizzava attraverso le sue dita e che lentamente lo soffocò, starnazzando nei suoni gutturali della morte.

Kyu la raggiunse con il cuore in gola, e veloce la incitò a montare in sella. Lei obbedì e il giovane si sporse verso di lei, insinuando una mano tra i suoi capelli per voltarle il capo e costringerla a guardarlo. Voleva accertarsi che quel mostro non l'avesse toccata. Adagiò la fronte sulla sua, regolando il respiro per scacciare il terrore che lo aveva invaso in quella folle paura di perderla.

"State bene?"

Lei annuì ancora scossa e tremante e senza indugiare oltre, spronarono i cavalli, allontanandosi dalla tragedia che stava consumando il villaggio.

GLI OCCHI DEL RONIN Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora