Capitolo 88

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La grande porta a doppio battente cigolò fortemente per effetto di un calcio ben assestato che la spalancò, lasciando mulinare all'interno una brezza di aria gelida.

La figura di Aiko si stagliò in un flusso di luce proveniente dall'esterno. I kunai che impugnava, con le punte rivolte all'indietro, fecero indietreggiare lo shogun. La bellezza della donna lo sovrastò nella sua aurea guerriera, rivelando ciò che non conosceva di lei e ringraziando gli dei per aver evitato, fino allora, una morte atroce.

Kasuke si frappose tra lui e lo shinobi. Lo shogun ne approfittò, quindi, per darsela a gambe, seguito dai samurai rimasti e il resto dei soldati.

Aiko fronteggiò il cognato. "Togliti di mezzo, Kasuke san. Non sei mai stato il mio obiettivo!"

"Ho giurato fedeltà allo shogun, ma ho parecchie colpe da espiare ..."

"Tuo fratello ti adorava!" gli urlò Aiko. "Mai avrebbe voluto un simile esito. Non morirai per mano mia, kasuke san!"

Il samurai curvò leggermente la postura, pronto a eseguire la sua strategia d'attacco. Aveva impugnato la spada con presa forte delle ultime due dita di ogni mano, per meglio eseguire un fendente. Si scagliò sulla donna, la quale, con agilità e prontezza, lo mise subito in difficoltà. Il samurai dovette fare i conti con i riflessi arguti del ninja, senza riuscire a coglierlo impreparato. Sapeva che gli shinobi venivano addestrati sin da bambini a focalizzare il nemico, affinando la percezione dei sensi. Sarebbe stato difficile scalfire quel protocollo di sicurezza, che la donna brandiva come scudo.

Aiko apprezzava le tecniche del cognato e l'andamento fulmineo che poneva in ogni mossa, per meglio raggiungere il suo livello di velocità. I suoi attacchi, notò, seguirono il ritmo delle sequenze percettive che si era imposto per abbatterla.

Il busto dello shinobi eseguì rotazioni veloci e secchi, impiegando agili riflessi sugli affondi laterali del samurai, il quale con precisa fermezza si chinò facendo vibrare la lama in un'allungata rotazione esterna sulle gambe del guerriero. Essa luccicò in un riverbero temporalesco, mentre si arrestava all'infuori della sua spalla. Come la lama graffiò l'aria, Aiko evitò il colpo sollevandosi su quel fendente in una spaccata che allineò perfettamente le sue gambe fuori dal suo busto.

Kasuke san rimase vigile sulla grande flessibilità di quei muscoli, benché Aiko spingesse sui flessori dell'anca riunendo le gambe per colpire il cognato con rapida audacia sul suo solido muso. Fu un attimo e l'uomo riprese equilibrio, tornando all'attacco con fendenti precisi e saettanti. Aiko sapeva che la tenacia del 'colpo nel taglio' si focalizzava sulla percezione mentale di ogni battuta. Il fendente del samurai era fondamentale per 'tagliare il nemico'; scagliato in una sola unità di tempo, doveva andare a segno nella propria mente, prima che nell'avversario. Ecco perché non doveva abbassare la guardia innanzi alla prestanza di quella spada. Era stata addestrata in quella sequenza snervante di fendenti e parate; comprendeva il ritmo di quel duello e il tempo necessario scandito negli attimi, dove anche se in possesso di impareggiabile tecnica, venivi sconfitto.

Kasuke san fu bravo a imporre allo shinobi il suo ritmo; aveva valutato i suoi punti di forza e di debolezza. La donna, tuttavia, aveva ben chiarito che non voleva colpirlo, per questo ebbe l'impressione che lei si stesse trattenendo.

"Dovresti correre a salvare tuo nipote, invece di combattere contro di me!" gli urlò lei, intrecciando i suoi kunai sulla katana a un palmo di naso dal samurai.

"Uccidimi, Aiko san!" Lei sgranò gli occhi. "Sa! Yare!" (Su! Fallo!)

"Non sono riuscito a rendere giustizia a Soma e ho rapito Jiro kun solo per condurti a compiere la giusta vendetta!"

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