Capitolo 33

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... Quando Kyu fu partito, Awashima e sua figlia si congedarono, allontandosi con il loro calessino.

Il nobile spiò la figlia, muta e col volto arrossato per l'umiliazione. Il giovane l'aveva ignorata, assecondando quello che lei avrebbe definito un capriccio. Ma, gli parve di comprendere che la questione poteva divenire drammatica e sua figlia, forse, aveva favoreggiato quell'evento.

"Tutta questa faccenda suona strana, non pensi anche tu, figlia mia?"

Le dita della fanciulla si chiusero come artigli sul manico dell'ombrellino; lo sguardo adirato si voltò di scatto sul profilo del padre. "Fingete di non esservene accorto?"

"Accorto di cosa, Kyoko chan?"

"Del biglietto!"

Awashima si sentì investito dall'enfasi di quella voce iraconda e lei confessò, sicura che prima o poi il padre le avrebbe estorto la verità con le sue insistenze. "Ho scritto io quel biglietto! Ho riferito a Collins dove si trovasse la sua fidanzata. Dovevo solo tenere lontano Kyu kun il tempo sufficiente per ... per ..." declamò, inciampando sulle parole con un tono farneticante della voce.

"Per rapirla?!" concluse per lei Awashima, tirando le redini ai due cavalli e fermando la vettura. Timoroso delle azioni di cui la figlia si era macchiata, la scrutò con occhi severi.

"Ti avevo imposto di non immischiarti e tu mi hai disobbedito, incontrando quella gente!" la rimproverò aspramente.

"Non potevo rimanere inerme, otasan. Kyu kun mi appartiene e quella donna me lo sta portando via!"

"Kyu kun appartiene a Ginza!" ribatté lui con voce imprimente. "Non hai avuto fiducia, Kyoko chan, e sei diventata complice di un rapimento!"

Lei lo guardò fulminea; le labbra spalancate su un'espressione di assoluto stupore. "Ho solamente riunito due fidanzati e io mi sono ripresa il mio!" Il suo carattere impetuoso era restio ad ascoltare la voce della ragione e il daimyo scosse il capo perplesso, consapevole che il gesto della figlia, se scoperto, avrebbe avuto ripercussioni sul casato del suo feudo. Respirò profondamente e si impose un momento di pausa, sperando che la tranquillità interiore potesse suggerirgli una conclusione affrettata per togliere entrambi da quell'impiccio. Riprese le redini e avviò i cavalli.

"Le preoccupazioni di Reiji san per la ragazza inglese sono poste sul fatto che Owen san gliel'ha affidata per proteggerla dai lupi. E tu l'hai, invece, gettata in mezzo al branco. Augurati che il ronin riesca a recuperare la ragazza, poiché non ci vorrà molto affinché qualcuno scopra la tua complicità, gettandoci in uno scandalo che permetterebbe a Tokugawa di spodestarci!"

Kyoko aprì le labbra, questa volta, timorosa e cosciente. "Ho ... solo chiesto loro ... di lasciare in pace Kyu ..."

"Consegnandogli la figliastra di Owen san?" la redarguì lui, con tono di nuovo acceso. Awashima si impose nuovamente la calma. "Per prima cosa chiamerò Kile Satou!"

Lei lo guardò con atroce apprensione. "Perché mai dovreste farlo? Ho annullato il nostro fidanzamento ..."

"Urusai!" (Taci!) - le impose il daimyo, perdendo la pazienza. "Come potresti vivere accanto a Kyu kun dopo quello che hai fatto? Speri in una vita felice basata sulla menzogna? Non ti riconosco più, Kyoko chan, così come non riconosco i miei insegnamenti in questi subdoli valori!"

"Perderai quell'uomo nell'istante in cui lo guarderai negli occhi e cederai al tuo animo! E' questo che vuoi?"

Scoraggiata dalla vergogna, Kyoko si coprì il volto con le mani. "Ho pensato che sarebbe stato meglio che sentirsi rifiutata. Lo sentivo lontano da me e ho ceduto alla mia gelosia!"

La voce del daimyo assunse, poi, il tono della comprensione, giacché sua figlia mentiva a se stessa più che agli altri. I suoi sentimenti erano sempre stati rivolti altrove.

"Kyle Satou è la tua soluzione, figlia mia. Ha sempre mostrato una delicata attenzione nei tuoi riguardi, più di Reiji san, sopportando in silenzio i tuoi tentennamenti. E anche tu non sei stata indifferente al suo fascino!"

"Il tuo sacrificio ti fa onore, Kyoko chan. Sai che con Kyu al tuo fianco, Ginza prospererebbe, ma" e sorrise alla fortuna che la figlia si ritrovava dopo il misfatto arrecato "non hai riflettuto che, al contrario, ti saresti ripresa la tua felicità?"

Kyoko scosse le spalle per i singhiozzi. "Kyu kun non mi ha dato ancora una risposta" si intestardì lei "e l'altra sera è stato gentile con me." Sospirò, infine, placandosi.

"Gli dirò la verità!" se ne uscì a dire, ritrovando un barlume di ragione.

Il padre la guardò sorpreso e lei continuò, con sguardo triste e tormentato. "Rimedierò ai miei errori e se lui mi rifiuterà, allora, chiamerete Satou san!"

Il daimyo acconsentì, riconoscendo in quel gesto l'orgoglio che aveva sempre provato per la figlia. Osservò la sua collera placarsi, benché nel suo animo, si accorse, non le restasse che la pena. Una pena atroce.

GLI OCCHI DEL RONIN Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora