Capitolo 38

50 5 17
                                        

La porta della cella cigolò sui cardini e Jonathan alzò lo sguardo sulle ombre che solcarono l'ingresso. Si sollevò dal pavimento gelido e una guardia si precipitò al suo fianco per meglio tenerlo d'occhio alla presenza di Tokugawa.

Lo shogun era accompagnato da Helmut e questo gli fece presagire che il capo del Bakufu aveva fatto la sua scelta. Helmut aveva il viso serrato e colmo di livore. Parecchi lividi gli segnavano il volto; il naso pesto e arrossato; le guance violacee di chi le aveva prese di santa ragione.

"Fammi indovinare!" lo beffeggiò ironico la spia. "Hai costruito la ferrovia e sei caduto con la faccia sui binari?!" sghignazzò, non riuscendo a trattenersi. La guardia lo strattonò per i polsi incatenati. Helmut emise un grugnito molto espressivo.

"Gli abitanti di Ginza stanno lasciando il villaggio, Voglio sapere dove il ronin sta portando Casey!"

"Aah!" si illuminò Jonathan divertito. "Ecco con chi si è scontrata la tua faccia!" La guardia gli diede, dunque, una bastonata alle gambe, facendolo piegare sulle ginocchia, sperando così di frenare la sua provocazione.

"Lo trovi divertente, Jonathan?"

"Da morire!" rantolò lui a denti stretti.

Da tempo Owen aveva dissipato il buon senso davanti a quel muro ostinato di presunzione. Helmut guardò il rivale con occhi sadici.

"Ero riuscito a prenderla e lui me l'ha portata via!"

Jonathan osservò Tokugawa, ignorando Helmut. "Dalla protezione che dovevate fornire alla mia pupilla, deduco che i negoziati siano saltati e che Meiji sarà entusiasta di apprendere l'iniziativa della vostra ribellione!"

Lo shogun si mostrò indifferente. "Ritengo l'offerta di lord Collins molto più vantaggiosa della vostra Owen, visto la posizione in cui vi trovate!"

Jonathan cambiò espressione. "Farabutto!"

"Il nostro era un accordo senza garanzie, sir Owen" lo redarguì lo shogun. "Non me ne vogliate se in questo momento preferisco rivolgere le mie attenzioni a chi può meglio favorire la mia posizione!"

Helmut sghignazzò. "Ho fornito a Tokugawa le migliori risorse per equipaggiare il suo esercito e non dover dipendere così dagli armamenti francesi." Guardò poi l'avversario negli occhi, imprimendo un'eloquente sfida. "Ucciderò quel ronin e quando avrò fatto mia Casey le farò assistere alla tua esecuzione!"

Jonathan strinse i denti e strattonò le catene che gli erano di impiccio, poiché era il collo di quell'uomo che voleva stringere. "Presto farai i conti con il tuo destino, Helmut Collins!" lo minacciò in un ringhio sommesso.

"Non prima di aver visto fruttare i miei interessi!"

La spia scattò in avanti con l'intenzione di afferrarlo per la gola, ma la guardia lo bloccò col suo peso. C'era qualcosa che sporgeva dalla cintola del soldato, catturando la sua attenzione. Fingendo una mossa di ribellione, Owen si aggrappò alla guardia, il quale gli assestò un pugno in pieno stomaco, facendolo piegare in due su di lui. In un lampo, l'inlgese riuscì a sottrargli ciò che voleva.

Helmut girò sui tacchi, seguendo Tokugawa fuori dalla cella e si voltò solo nel momento in cui la guardia richiudeva la porta di ferro, osservando Jonathan piegato sul pavimento di pietra.

"Ti prometto che avrò cura di Casey!" Owen strinse gli occhi, confuso. Non era il tono trionfale di una voce canzonata quella che udì, bensì un dolore citato in un serio sussurro. Una strana percezione lo assalì. Un dubbio, forse non corrisposto dalla sua stessa coscienza che , tuttavia, non gli impedì di chiedersi: "Che accidenti stai combinando, ragazzo?!"

Jonathan attese che i passi del gruppetto si allontanassero dal corridoio per poi aprire il palmo della mano e fare scivolare la chiave sottratta nella tasca dei calzoni.

GLI OCCHI DEL RONIN Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora