Il cielo si era rasserenato dopo due giorni di burrasca. Casey aveva il volto provato e scarno; il corpo dimagrito e tremante. Due mattine prima, si era svegliata con Nia appiccicata alla sua schiena, intenta a massaggiarle le braccia e a chiamarla con dolcezza. Aveva provato vergogna quando l'amica si era accorta del suo problema, e sollievo quando le aveva garantito che suo fratello non era nei paraggi quella mattina. In realtà, era stato Kyu a chiedere alla sorella di mentire per non creare ulteriore disagio alla giovane inglese, e Casey, ignara di tutto, le aveva raccomandato di non raccontare l'accaduto al fratello. Dal canto suo, Nia aveva sospirato arrendevole a entrambi, sorridendo dentro di sé per i tentativi del fratello di rispettare l'orgoglio dell'inglese.
La luce meridiana filtrava dalle montagne, rischiarando i pendii e i campi. Casey sollevò la schiena dai covoni di riso che aveva legato insieme a una donna, il cui figlioletto di cinque anni trotterellava attorno a loro, suonando un piffero di bambù. Osservò la donna giovane e bellissima nelle sue gote arrossate, con i capelli raccolti e un kimono grigio che la rendeva parecchio esile, penalizzandole la bellezza.
"Il piccolo Jiro porta parecchia allegria, Aiko san!" confessò, passandosi un braccio sulla fronte madida.
La donna osservò il figlioletto dalle guance paffute e rosse, sorridendogli amorevolmente. Suo marito era morto prima che Jiro nascesse e lei aveva trovato parecchia difficoltà a mantenere entrambi. Discriminata e derisa, non aveva trovato alcuna protezione, in quanto cristiana convertita, neppure nei parenti del marito, che volevano sottrarle il bambino per farlo diventare uno shintoista. Così era fuggita nelle campagne di Ginza in preda ai crampi per la fame e senza nulla per sfamare il figlio. Reiji li aveva trovati al limite delle loro forze; li aveva fatti accudire dalle donne del villaggio e in seguito diede loro una sistemazione, consentendo ad Aiko di lavorare per mantenere suo figlio.
Casey era rimasta stupita dal racconto che aveva messo in risalto la figura del ronin, la cui buona morale aveva ridato speranza a una madre ancora giovanissima.
Lo osservò aiutare i braccianti a caricare i covoni, togliendo, spesso, carichi pesanti dalle spalle dei più anziani. Aveva ancora tanto da capire su quell'uomo, che si era fatto carico del destino dei suoi lavoratori, accudendoli con osservanza. Ne rimase affascinata e incuriosita, sforzandosi, subito dopo, di scrollare la mente al ricordo dell'affetto che lui provava per un'altra donna.
In quel mentre, una bassa figura con un fagotto sulle spalle si era fermata a salutare Kyu. Casey sforzò la vista da lontano per meglio mettere a fuoco quella persona, che alle indicazioni dell'uomo cominciò a camminare verso di lei.
"Piccola chan!" chiamò a gran voce la donna dal kimono blu, sventolando una mano nella sua direzione.
Casey sussultò. "Naemi?" Forse le portava notizie di Jonathan. Si esaltò al pensiero, cominciando a correre senza rallentare, volando quasi addosso alla donna che avvolse, infine, in un abbraccio caloroso.
"Ti trovo bene, chisana chan!" (Piccola chan) - elogiò la donnetta, schiacciandole con affetto il viso tra le mani.
"Che cosa fate qui?"
La donna si sfilò lo zaino dalle spalle e glielo porse. "Ho pensato di portare a te le tue cose. Sapevo che avevi raggiunto questo posto, così ho pensato bene di venire!"
Casey prese lo zaino. "Avete notizie di dove si trovi sir Owen?"
Naemi scosse il capo dispiaciuta, provando tristezza al sorriso della ragazza che le moriva sulle labbra. "Ie, wakaranai!" (No, non lo so!) - Poi si accostò a lei. "Shinpai suru na! (Non preoccuparti!) Lui sa cavarsela!" la consolò, per poi stringere gli occhi.
"C'è altra cosa, invece, che preoccupa me ..." Si guardò attorno e le fece cenno di chinarsi per meglio sussurrare, senza che nessuno la sentisse.
"Quell'inglese venuto a rovistare nella tua camera ... fatto un sacco di domande." Scosse il capo e le sue guance traballarono. "Io, però, non parlato inglese. Fatto finta di non capire." Corrugò lo sguardo su di lei. "Kyu kun sa che uomo cattivo ti cerca?" Casey scosse il capo.
"Dovresti dirglielo, piccola chan!"
"Jonathan gli ha chiesto solo di proteggermi fino al suo ritorno. Se sapesse la verità, non oso immaginare come reagirebbe, dato che rischio di mettere in pericolo l'intero villaggio!" Subito dopo, si morse la lingua. Neppure Naemi conosceva il reale motivo per cui Collins la importunava. Tuttavia, la donna rientrò il mento con un sorriso malizioso, senza per questo apparire invadente.
"Tu non conosci, ancora, Kyu Eijiro Reiji!" assottigliò lentamente.
"Eijiro?"
"E' il suo vero nome!"
"Non lo sapevo!"
"Lo rivela solo alle persone per lui importanti!"
Casey inarcò un sopracciglio, scettica. "E voi lo siete?"
"Sono la zia!" rivelò Naemi, raddrizzandosi.
"Mentite!"
"Ie! (No!) Sono stata sposata con fratello di suo padre prima che lasciasse me per altra donna. Io preso cura dei miei nipoti quando padre era in viaggio. Per questo a dieci anni, piccolo Kyu rivelato me suo nome!"
La giovane rimase sbalordita. Perché tanto interesse nel nascondere il proprio nome? Non ebbe modo di andare oltre la faccenda, che Naemi la scrutò con occhi offuscati. "Spero non abbia mostrato atteggiamenti da corteggiatore ..."
"Non sta affatto assumendo atteggiamenti da corteggiatore nei miei riguardi. Si comporta, anzi, con accondiscendenza ..."
La donna annuì. "Lui evitato così mia lavata di capo!"
Casey si morse le labbra. "Magari ... prova interesse per un'altra donna!" azzardò, sperando che Naemi ne sapesse parlare.
La locandiera sbatté le palpebre. "Ah! Kyoko chan! Ma lei va in sposa ad altro uomo, anche se entrambi nutrono profondi sentimenti da quando erano ragazzini. Kyu kun ha sempre sperato che Awashima sama gliela concedesse in sposa, ma quel benedetto ragazzo ha dovuto fare i conti col suo stato sociale. Kyoko è una nobile fanciulla e non può andare in sposa a un ronin ..."
Casey non si capacitò della fitta al petto, che sopraggiunse come colpita da una freccia acuminata. Si riprese subito dopo che Naemi si congedò per andare a salutare Nia. Il suo sguardo vagò per le vaste campagne. Era iniziata la pausa pranzo, benché lei non avesse appetito.
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GLI OCCHI DEL RONIN
Historical FictionEdo 1869 All'insediamento della restaurazione Mejij, una giovane ereditiera inglese fugge dalle insidie dello shogun, propenso a ripristinare il proprio regno appropriandosi dell'oro che ella detiene. Sullo scenario dell'ultima cultura medioeval...