Capitolo 91

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... Non c'era più tempo, persino Jiro se ne accorse, facendo spuntare la testolina dal bordo del dirupo.

"Casey chan!" ansimò, allungando la manina verso di lei. Gli occhi di Casey divennero lucidi e la sua voce fu un sussurro smorzato.

"Adesso andrai con Helmut! E' un caro amico. Lui ti porterà da Kyu kun e riabbraccerai la tua mamma!" lo incoraggiò con un sorriso forzato, quasi disperato.

La manina del piccolo si mosse arrancando verso di lei. "Casey chan! Ike! Ike!" (Vieni! Vieni!)

Lei chiuse gli occhi e urlò implorante. "Ti prego, Helmut!" Lo osservò, poi, sgomenta per l'ultima volta, assorbendo tutto il dolore dell'uomo, le cui lacrime gli rigarono il volto afflitto mischiandosi con la pioggia.

"Ti voglio bene, Helmut!" singhiozzò, trattenendo le lacrime. "Te ne ho sempre voluto e sempre te ne vorrò! Ti prego ... ti prego, vivi in pace!"

Quelle parole colme di addio, sgretolarono il cuore del giovane, il cui volto si pietrificò nel rimorso. Due perle grigie lo inchiodarono nella supplica. Egli, dunque, sollevò tra le braccia il bambino, che cominciò a scalpitare, e con lo stesso sguardo lucido di lei strinse le labbra. "Anch'io te ne ho sempre voluto, Casey!"

Dopo un po' che entrambi scomparvero, lei udì delle voci sbraitare; un nitrito; uno sparo; la voce di Helmut imprecare e il cavallo correre imbizzarrito. Chiuse gli occhi. Le braccia le dolevano; le gambe tremavano per lo sforzo.

"Non reggerò ancora per molto!" si disse impaurita. Fece leva sui muscoli, appellandosi alle ultime briciole di energia che ancora le rimanevano, e inizio a salire.

I piedi le scivolavano; i battiti del cuore erano inesistenti; i suoi occhi sgranati e atterriti si calamitarono sui polpastrelli delle dita arpionate e tremanti nelle strette fenditure. Con un ultimo scatto afferrò la sporgenza, riuscendo a tirarsi su. Affacciò dal baratro ergendosi con i gomiti. La pioggia batteva sui suoi occhi, sforzandosi di tenerli aperti.

I soldati di Tokugawa continuavano a sparare contro Helmut quasi lontano, ma subito Casey vide gli uomini di Warlow inseguirli senza tregua con i fucili spianati e ... allargò gli occhi.

"Jonathan!" strillò con tutto il fiato che aveva in gola. Non riusciva a credere di essere salva e una lacrima liberatoria le scese lungo il viso.

"Casey!" la chiamò l'amico per essere sicuro di averla udita, sebbene fosse ancora lontano. Il suo fucile non mancava un colpo cercando di farsi largo tra la mischia, affiancato da alcuni uomini di Naemi.

Un tuono squarciò, poi, l'aria e Casey chiuse gli occhi. Quando li riaprì, vide con sconcerto i samurai giunti in cima più agilmente di lei. In un attimo non risparmiarono nessuno con le loro katane.

Gli uomini della locandiera si disorientarono quasi subito, senza che i loro spari potessero competere con la magistrale velocità di quegli uomini, che li tranciarono con micidiali fendenti.

Un'ombra sovrastò, in seguito, la ragazza. Tokugawa torreggiò su di lei con un ghigno soddisfatto.

"Mi è appena giunta la notizia che grazie al vostro amato tutore non riuscirò a raggiungere l'ammiraglio Enomoto, che a quanto pare sta rendendo allo stremo una battaglia navale in Hokodate, per quanto le spie di Owen san abbiano ben gironzolato per la repubblica di Ezo, fondata in nome dei miei lealisti!"

Casey non rispose. Pregò solo che Owen la raggiungesse subito per salvarla dal precipizio non tanto dallo shogun.

I suoi occhi, a un tratto, si direzionarono su un'agile figura che saettava tra alcuni grossi massi.

Aiko volteggiò con eleganza sul gruppo di samurai che ostacolavano l'avanzata di Owen. Le loro spade si mossero fulminee contro la shinobi, la quale riuscendo a schivare con riflessi istantanei i loro affondi li colpiva mortalmente con i suoi kunai.

Le sequenze della battaglia saettarono negli occhi di Casey, spaziando per tutte le direzioni, fino a trattenere il fiato. Un uomo correva sul suo cavallo proveniente da una pianura rocciosa, larga e permissiva nei tragitti. Il suo corpo si inclinava su entrambi i lati della sella per colpire con la spada i soldati.

Kyu sgombrò il passaggio agli uomini di Warlow, ma la giada dei suoi occhi balenò alla vista della moglie arpionata allo sperone con lo shogun sopra di lei. Affondò i talloni sui fianchi del cavallo, senza risparmiarlo nello sforzo.

Tokugawa, intanto, estrasse la sua spada con gli occhi iniettati di sangue e si preparò allo scontro con la donna che gli aveva rubato l'anima.

"Arrenditi Yoshinobu!" gli urlò Aiko, pugnalando un altro avversario. "Le forze imperiali ti attendono ai piedi della montagna. Non puoi fuggire!"

Fu un attimo! Tokugawa vide Owen destreggiarsi dai nemici per correre in soccorso di Casey; Aiko scorse l'amica stravolta per lo sforzo di reggersi; Jiro non era con lei e supponendo il peggio, l'inferno infiammò i suoi occhi, riversandolo sull'uomo che le aveva tolto tutto.

Con un ghigno malefico, lo shogun si voltò verso Casey, la quale, intuendo le sue intenzioni, ansimò terrorizzata. L'uomo allungò una gamba per assestarle un calcio in pieno petto. Con lo sguardo colmo di stupore e terrore, le braccia di Casey cedettero nell'equilibrio, sbilanciandosi all'indietro.

Kyu sentì il cuore fermarsi, scorgendo la sua figura scomparire tra le rocce. Un urlo straziante gli sfondò la ragione, udendolo allontanarsi nel suo ignoto.

Aiko non resse al dolore e come una furia si scagliò sullo shogun, che si difese con tenacia dai colpi violenti di quei pugnali acuminati, che con un colpo incrociato spezzarono un tiro della sua sciabola, squarciandogli il petto senza, però, ucciderlo.

Egli cadde all'indietro stremato dall'enfasi della guerriera, la quale, gettati lontano i kunai, infierì su di lui con pugni massicci sul volto, fino a stordilo col suo stesso sangue. In un attimo, Owen le avvinghiò il corpo con le braccia per fermarla.

"Non macchiarti le mani per lui. Pensa a Jiro!"

Lei si lasciò convincere e si placò, ma fu il dolore ad annientarla nella rassegnazione. Gli uomini di Tokugawa erano ormai stati accerchiati, arrendendosi non appena videro il loro signore cadere.

Con un tremito, poi, Owen si sporse dalla sporgenza. Aveva visto Casey cadere sul fiume impazzito, ma i suoi occhi non scorsero nulla della giovane se non il ronin che, sceso a valle, cavalcava impazzito tra le sponde, come se non volesse perdere d'occhio ciò che stava inseguendo.

Preso da una forte speranza, si staccò dal bordo; urlò a Warlow di legare i prigionieri e scendere dal promontorio. Poi guardò Aiko, inginocchiata e impietrita sul bordo di quel burrone, convinta che il figlio si trovasse a vagare tra quei flutti impazziti. La benda si sciolse dai suoi capelli, riversandosi sul suo volto spento; gli occhi dilatati sul viso pallido; le spalle curvate dal dolore.

"Jiro kun!" Owen udì il suo rauco sussurro, afflitto e lancinante, comprendendo il ruolo di Casey affidatale dalla donna. La prese per le spalle e la tirò su, costringendola a guardarlo.

"Saiko, Aiko san! Ikimashou!" (Va bene, Aiko! Andiamo!)

La cinse per le spalle. "Dobbiamo cercare Casey e tuo figlio!" cercò di scuoterla, ma lei lo guardò come se la ragione l'avesse abbandonata.

"Non ho più un figlio ... Non ho più niente!"

"Oh oh!" schiamazzò l'inglese, palesando il suo lato sardonico quando si trattava di Casey. "Conosco la mia ragazza. Non si sarebbe lasciata sfuggire un bambino senza provare a riprenderlo!" annuì energicamente. "Non la conosci come la conosco io!"

Lei lo guardò riprendendo vigore e una luce di speranza le affiorò negli occhi. Si fece prendere per mano, dunque, lasciando che Owen se la trascinasse dietro, lungo l'ampio sentiero che scendeva a monte verso il fiume. ...

NOTA DELL'AUTRICE

Nulla è ancora compiuto ...

CONTINUA ...

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