Capitolo 83

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Le nuvole si addensarono, oscurando il sole sopra il calesse che avanzava rapido, sobbalzando sul terreno sassoso.

Casey non aveva intenzione di rallentare e Aiko sbirciò il profilo dell'amica, risoluta a porre fine a quell'insidiosa faccenda. Le aveva narrato ogni sua vicissitudine, essendo vaga negli approfondimenti. Si sporse dal calesse. Aveva seguito quel tragitto, perché qualcosa sul selciato, lasciato da una manina incerta, aveva catturato la sua attenzione. Sorrise di speranza.

"Come ha fatto Kyu a trovarti?" domandò, a un tratto, Casey.

"Kyu kun non ha mai creduto alle maldicenze della gente ed era sempre alla ricerca di informazioni non malevoli. Fino a quando, qualcuno, in un villaggio più a nord, gli riferì che una donna con un neonato, fuggita dal Bakufu, viveva nei pressi di un fiume. Mi trovò e fui io a narrargli il vero ruolo di suo padre e della sua ribellione a Tokugawa!"

Uno strano senso di colpa nei riguardi di quel ragazzo gentile, l'aveva sempre avvolta. La promessa di proteggerlo, però, non le aveva fatto mancare la parola data al padre di lui. Non doveva cercare la vendetta, così come temeva Naemi. Lo rivelò all'amica.

"In seguito, Owen san, spinto anche dalle apprensioni di Naemi, per evitare che la vendetta logorasse l'onore di Kyu kun, lo prese con sé, portandolo in giro per il mondo!"

"Al suo ritorno, il daimyo Watanabe mise gli occhi su di lui. Voleva inserirlo tra i suoi samurai. Kyu kun aveva sempre manifestato il desiderio di entrare al servizio di Awashima, poiché invaghito di Kyoko sama, ma Watanabe, mostrando invidia verso Awashima dono, fece intervenire Tokugawa, che a sua volta chiese a Kyu kun di divenire un guerriero della Shinsegumi. A quella richiesta, Awashima, da anni legato da profonda stima con la famiglia Reiji e in disaccordo con lo shogun, lo accolse sotto la sua protezione, fomentando l'ira di Tokugawa che per vendetta bandì il giovane come ronin, un samurai senza padrone, ferendo così l'orgoglio dello stesso Awashima, che in Kyu aveva visto il proseguimento della sua stirpe insieme a Kyoko sama ... Il resto della storia la conosci già, Casey chan!"

"Ecco perché il daimyo era contrario al matrimonio" mormorò Casey. Anche Kyu, pensò, aveva passato dei tristi momenti nella sua giovane maturità. Riuscì quasi a percepirne il livore, che per anni aveva dovuto celare per non ferire i suoi affetti.

"Ma ... perché intestardirsi con Kyu?"

"Togliere a Reiji san l'orgoglio del suo unico erede era un'enorme rivalsa per l'ego di Tokugawa, come punizione per avermi sottratta a lui!"

"Anche da morto?" fu la domanda sconcertata di Casey.

"Hai! Secondo il suo credo, le anime dei morti, gli yurei, accompagnano i vivi fino alla fine della loro esistenza."

Casey strinse gli occhi. "Una persona parecchio disturbata!"

"Hai! Kyu kun è stato bravo a non far trapelare che io mi trovassi tra la sua gente a Ginza. Sfortunatamente, però, mio cognato, Kasuke san, mi ha trovata!"

Casey concentrò lo sguardo sulla strada. Nel silenzio, piombato improvviso come l'aggravarsi del tempo, solo le ruote rumoreggiarono sulla ghiaia frantumata.

"Non ero l'unica a custodire dei segreti, dunque!" mormorò quasi a se stessa.

L'aria si fece gelida in prossimità delle alte montagne, dove la vegetazione della valle aveva lasciato il posto a sporgenti e alte rocce.

Aiko fece cenno a Casey di volgere lo sguardo alla sua sinistra. La giovane obbedì e subito dopo allargò gli occhi. Una gola ripida e rocciosa, proprio al centro di un'aspra dorsale, si affacciava minacciosa sotto l'ombra di nubi gonfie e grigie, dove al loro interno gravavano lampi dai bagliori nascosti e cupi tuoni sinistri.

Lentamente fece avanzare il calesse nello stretto sentiero che si infilava nella gola, sotto di loro il precipizio più buio; le ruote scalpitavano su ogni sasso che cadeva nel vuoto.

Casey deglutì, faticando a tenere il passo su quel terreno friabile, ma l'amica la rassicurò. "A breve il sentiero si allargherà!"

L'inglese, dopo un po', emise un sospiro di sollievo nel vedere la strada abbandonare il precipizio, per allargarsi nuovamente in un'altura pianeggiante. A quel punto, Aiko la invitò a fermarsi.

"Dobbiamo abbandonare il sentiero e proseguire a piedi!"

Casey respirò profondamente all'avvicinarsi della tempesta. Non era il momento, quello, di mostrare le sue paure.

"Il temporale, credo, non ci darà tregua, Casey chan!" rincarò la dose, l'amica.

Casey sbuffò, saltando giù dal calesse; si sistemò il cilindro sulla schiena e guardò quell'orizzonte sinistro. "E' una maledizione che mi perseguita!" rispose, tirandosi con stizza le pieghe della giacca.

Lasciarono, dunque, il sentiero, abbarbicandosi su piccole sporgenze rocciose che le condussero su un terreno valicabile verso la gola. Quando questa si aprì, un largo sentiero apparve, delineato da fianchi rocciosi, scoscesi e spaccati da parecchie fenditure buie e silenziose.

Percorsero pochi metri prima di giungere in prossimità di una parete che sbirciava su un vasto terreno di diecimila metri quadri, ai piedi di colline inospitali. Al suo interno, una piccola roccaforte piantonata da una decina di soldati.

Casey sbatté le palpebre e si appiattì dietro la parete. "Dobbiamo farci prendere in custodia?"

Aiko la guardò perplessa. "Questa è l'intenzione!"

Casey ricambiò lo sguardo. "Non hai paura?"

L'amica tremò. "Ho più paura di ciò che potrebbe accadere a mio figlio!" Poi si aggrappò al braccio dell'inglese con una pressione di conforto. "Non ti toccheranno, Casey chan. Owen san verrà a salvarti e ..." abbassò lo sguardo per un attimo, per poi sollevarlo con una luce speranzosa negli occhi "ti prenderai cura di mio figlio, Casey chan?"

La giovane la abbracciò forte. "Non parlare così, Aiko. Quell'uomo non ti torcerà un capello!" La scostò, dunque, da sé. "Dobbiamo elaborare un piano prima di farci prendere!" Detto ciò, la prese per mano e quatta se la tirò dietro un grande masso a pochi metri dal muro del fortino. Si sfilò il cilindro, nascondendolo dietro un roccione.

"Mi rinchiuderanno da qualche parte e tu dovrai essere accondiscendente con Tokugawa!"

"Dovrò fingere?"

"Esattamente! Al momento opportuno verrai a liberarmi, non prima, però, di avere scoperto dove tengono Jiro!"

"E' un'imprudenza!"

Casey la guardò dritta negli occhi. "Tutto ciò che entrambe abbiamo passato in questi anni è stata un'imprudenza, Aiko. Non vorrai cedere proprio adesso?!"

La determinazione dell'amica fece drizzare la schiena alla donna che annuì, mostrandosi anch'ella determinata. Casey la prese per mano e respirando profondamente si avviarono verso l'edificio.

"Zia Emma dice sempre, che l'uomo è sciocco nel ritenere la donna debole, impaurita e piagnucolona!" Strinse le labbra per meglio convincersi delle sue intenzioni. "E fingere di esserlo in determinate circostanze, giova sempre a nostro vantaggio!" ...

GLI OCCHI DEL RONIN Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora