Capitolo 81

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... "Le tenute del Bakufu erano immerse in ampi giardini fioriti con viali acciottolati e grandi lanterne quadrate, che sormontavano su larghe aiuole in un'incantevole fioritura arancione. I cortigiani erano sempre appariscenti e le dame sempre ben composte!" Fece una pausa, dove i suoi occhi vagarono nell'ignoto di quei ricordi.

"Sento ancora la dolce musica del liuto, mentre mi immergevo timidamente tra i brusii, le risate e i calici sempre pieni. Con occhi smaniosi cercavo il mio Soma. Parecchi degli ufficiali tornati erano accerchiati dalla massa alla costante ricerca di notizie e curiosità!"

"Un valletto, poi, mi consegnò un messaggio che non esitai a leggere ... Soma mi aspettava in giardino e io mi precipitai raggiante fuori dal palazzo ..." strinse gli occhi e ritirò le spalle. Un brivido angosciante l'aveva scossa.

"La mia punizione fu la mia ingenuità, giacché ad attendermi non fu Soma, bensì lo shogun. Mi accorsi tardi dell'inganno!"

Casey sobbalzò, scorgendo una lacrima scendere presuntuosa sul profilo dell'amica.

"Mi disse di aver mandato Soma in un territorio ostile a nord dell'Honshu e che il suo ritorno dipendeva dalla mia accondiscendenza!"

"Inoltre, voleva che facessi capitolare il mio clan, fornendogli l'appoggio militare e governativo della regione contro l'Impero!" Casey la sentì respirare affannosamente. Rievocare quei terribili eventi dovevano essere dolorosi, pensando che il figlio rischiava di pagarne le conseguenze.

"Mi tornarono alla mente i malumori di Soma e mi maledissi per essere stata ingannata così ingenuamente!"

Le lacrime le rigarono il volto e Casey allungò una mano ad asciugarle, avvicinandosi a lei per stringerla con tenero calore. "Fu allora che tentò di prendermi con la forza ... Io riuscii a temporeggiare, dicendogli che solo quando Soma sarebbe ritornato ... mi sarei concessa ..." si coprì il volto con le mani, tremando per la vergogna e Casey afferrò le redini, bruscamente lasciate.

"E poi? Che cosa accadde?"

Aiko smise di tremare. "Non mi fu concesso di tornare a casa. Ero divenuta sua prigioniera, costantemente sorvegliata dai fratelli di Soma, sempre invidiosi e colmi di acredine, che mi intimavano a cedere alle lusinghe del loro signore, affinché non disonorassi il nome della loro famiglia!"

"E' terribile!" sussurrò Casey, affranta.

"I giorni trascorrevano lenti e insopportabili, nel tremendo timore di non rivedere più mio marito. Non mi era concesso neppure pregare, sempre sotto l'occhio vigile di mio cognato Kasuke san, il cui odio mi veniva riversato per la mia conversione!"

Casey si raddrizzò. Prima di partire per Edo, Jonathan le aveva narrato la situazione dei cristiani in Giappone e dei preti perseguitati sin dall'epoca del '600. Due secoli dopo, la situazione era leggermente migliorata, specialmente con l'inserimento del commercio straniero e la venuta dei nuovi missionari.

Intuendo i suoi pensieri, Aiko sorrise. "Io mi sono sempre sentita fuori posto nel mio mondo. Ordinaria, composta, rispettosa, supplichevole. Non potevo esprimere le mie opinioni, senza scontrarmi con la saggezza degli anziani che indottrinano i fanciulli sin da piccoli a compiacere la rigida austerità delle famiglie privilegiate."

"Proprio perché io appartenevo a quel genere di famiglia, ero alla costante ricerca di pensieri rivoluzionari che mi liberassero dal giogo rigoroso della società in cui vivevo!"

"Quando sentii le predicazioni di un prete spagnolo, lo seguii, affascinata, e mi battezzai ... di nascosto."Lo confidai a Soma, dopo averlo conosciuto, e fui parecchio timorosa a riguardo, ma ... lui non mi giudicò; apprezzò il mio coraggio e la mia risolutezza nel cercare qualcosa che mi appagasse l'anima!"

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