Zia Emma era seduta di fronte a Casey, la quale era concentrata a gustare un budino di fagioli rossi. "Dovreste provarlo, zia Emma!"
La gentildonna sventolò una mano guantata, chiuse gli occhi e scosse il capo con un broncio frivolo. "Non mi adeguerò mai al cibo di questo luogo. Preferisco i manicaretti dell'Ambassador!"
La giovane terminò di gustare il suo budino, per poi addentare due pasticcini ai mirtilli con vorace delizia. Lady Emma la guardò sbalordita. "Tesoro! Che fine hanno fatto le buone maniere?" la ammonì, sbattendo le ciglia con vivo stupore.
Casey prese un altro biscotto e se lo portò alle labbra, divorandolo tutto intero. "Se c'è una cosa che mi piace di Edo," confabulò con la bocca piena su un tono gonfio e attutito "è che nessuno bada alle buone maniere di noi stranieri!"
La signora si raddrizzò impettita davanti a quello che le parve uno sfogo ribelle, dopo anni patiti a imparare la buona etichetta. "Oh, insomma, bambina mia! Che ti prende?"
Casey fece spallucce. "Ho solo un calo di zuccheri, zia Emma!" rispose battendosi il petto per meglio fare scendere il boccone. Un cameriere, intanto, si avvicinò per versare loro del tè, che lei bevve con moderata avidità.
"Sono sicura che sia successo qualcosa, Casey. Non è tua abitudine rimpinzarti in questa maniera ... Ooh!" si ravvide, poi, ammutolendosi di colpo. Questa volta, gli occhi della donna scrutarono la giovane con un interesse colmo di malizia. "E' scoccata la scintilla fra te e il bel samurai?" le domandò con un sorriso civettuolo.
Casey smise di bere e la guardò con espressione scostante. Un leggero rutto le uscì poi dalla bocca. "Oh, Casey!" si impietrì Emma, visibilmente sconcertata.
"Non è scoccata alcuna scintilla, zia Emma. Il cuore di quel venditore di covoni batte altrove!" le rispose, gesticolando con un pasticcino in mano che sgranocchiò nervosa.
"Eppure ... è parso così convincente il giorno delle vostre nozze!"
"Lo scopo era quello, appunto!" ribatté lei, smettendo di mangiare. "Non voglio parlarne, zia Emma!"
La donna la accarezzò affettuosamente con lo sguardo. "Sembra che ti importi, però."
"E' innamorato di un'altra!"
"Ne sei certa?"
"Li ho visti con i miei occhi!"
"Oh!"
Casey si tamponò le labbra con un tovagliolo e sembrò riprendere i modi cortesi, mantenendosi composta e con le spalle rigide sullo schienale della sedia. "Eravate al corrente, per mia convenienza, della sua iniziativa su questa finzione. Dovremmo ringraziarlo per questo!"
"Sicura, che ti vada bene così?"
La giovane sorrise rassegnata. "Non appena Jonathan ritornerà, ripartiremo per Londra. Devo accettarlo ..."
"No, che non devi!" la ammonì la zia, visibilmente scossa. "James ha incontrato London ieri sera all'Ambassador e questi gli ha confidato il suo dispiacere per la tua partenza. I membri sono così entusiasti delle tue iniziative, che lo stesso James è rimasto senza parole quando queste gli sono state riferite."
"James e io siamo d'accordo con i tuoi soci. Che cosa mai dovresti fare a Londra? L'ereditiera zitella in attesa che si presenti un altro Helmut per soffiarti il patrimonio? Non credi che rimanendo qui a fare il tuo lavoro saresti più libera e soddisfatta?"
"Davvero vuoi confrontarti con i giudizi austeri della società londinese che non gradirebbe ogni tuo pensiero?" La veemenza con cui parlò la donna fece ammutolire Casey e voltare gli ospiti che sedevano ai tavoli vicini. Nessuna delle due si accorse di stare attirando l'attenzione.
"Stai cercando di fuggire, Casey?" Lei sbatté le ciglia non sapendo cosa rispondere.
"Sappi che James ha intenzione di curare i tuoi affari qui a Edo per meglio salvaguardarti, ma, bambina mia, tu devi decidere che cosa vuoi fare della tua vita!"
La giovane sorrise alle apprensioni della donna. "Sono felice che zio James voglia tutelarmi. Non potrei sperare in persona migliore durante la mia assenza." Prese poi una mano della zia e la tenne stretta tra le sue. "Allontanarmi mi consentirà di sanare il mio cuore e ritornare più solida per la mia attività. Jonathan vuole portarmi in giro per il mondo. Potrei apprendere tante cose e tornare con un bagaglio culturale più ampio. Londra sarà solo di passaggio!"
"Oh, cara!" La donna sembrò rilassarsi a quella spiegazione e non trovò opportuno ribattere. Sospirò, infine, pensierosa. "Se ripenso a quel giovane e come abbia potuto ben recitare ... E' riuscito, persino, a illudere me!" Scosse il capo frastornata. "Sembrava ... sembrava ..."
"Un principe delle fiabe!" mormorò Casey, con occhi estasiati e la mente che vagava altrove.
Emma strinse le labbra commossa e annuì docile. "Esattamente! Un principe!"
Tra i camerieri in continuo movimento tra i tavoli e i commensali che si alzavano dai loro posti e altri che li occupavano, qualcuno giunse innanzi alle due donne.
Emma raddrizzò la schiena alla vista del giovane asiatico che si era materializzato come per incanto, mentre Casey aveva ancora gli occhi fissi nel vuoto.
"Spero di non disturbare!"
A quella voce dolce e gentile, la ragazza sbatté le palpebre, destandosi dalle sue fantasticherie, e sollevò lo sguardo sul giovane ritto davanti a loro. Come i loro occhi si incrociarono, un forte battito le sfuggì dal cuore.
"Desiderate qualcosa, lord Reiji?" formulò, però, lei con distaccata cortesia.
Per nascondere l'espressione scioccata a quel tono, zia Emma si portò la tazza del tè alle labbra, con sguardo che manifestò un curioso interesse sull'evolversi di quell'eloquio.
Kyu, invece, provò una fitta all'addome per quell'accenno scostante e fin troppo formale. Il verde dei suoi occhi brillò di delusione e l'anziana donna, ricredendosi di nuovo, provò un'affettuosa compassione, tanto da riporre la tazza sul piattino con gesto secco e rumoroso per spezzare l'aria gelida che si era creata.
"Gradireste una tazza di tè, milord?"
"Sumimasen!" (Spiacente!) - rispose lui, chinando il capo verso zia Emma. "Devo tornare subito a Ginza e ..." volse gli occhi su Casey "volevo chiedere a miss Bailey se desiderasse accompagnarmi!"
'Miss Bailey'? Il distacco della loro falsa unione si stava, dunque, concretizzando? Non appena aveva visto il giovane dallo sguardo teneramente reverenziale, zia Emma non era più stata tanto sicura dei modi illusori che il ronin aveva voluto infondere e, forse, quel distacco formale era stato prevenuto dall'atteggiamento freddo di Casey. La donna strinse le labbra, desiderosa di capirci qualcosa. Casey, invece, aveva il respiro corto per la delusione. Certo, lui si era rivisto con Kyoko; Hemut era stato neutralizzato e lei si era ripresa la sua vita. Normale, pensò, che Kyu volesse chiudere con quella farsa. Chiuse gli occhi per un breve momento. Desiderò che Jonathan tornasse presto per portarla via da lì. Quasi non vedeva l'ora di levare l'ancora.
Sollevò lo sguardo con avvincente autorità. "Vi accompagnerò lord Reiji. Devo prendere le mie cose e salutare vostra sorella. Non c'è più motivo che io resti a Ginza, specialmente con gli affari di cui devo occuparmi, prima dell'arrivo di sir Owen!" Si alzò in piedi e diede un bacio a zia Emma.
"Non state in pena per me. Domani sarò di ritorno."
La donna la scrutò con evidente malizia. "Io spero tanto di no!" le sussurrò, addentando frettolosamente un pasticcino, ma solo per lasciarle intendere che non avrebbe risposto ai suoi interrogativi.
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GLI OCCHI DEL RONIN
Historical FictionEdo 1869 All'insediamento della restaurazione Mejij, una giovane ereditiera inglese fugge dalle insidie dello shogun, propenso a ripristinare il proprio regno appropriandosi dell'oro che ella detiene. Sullo scenario dell'ultima cultura medioeval...