Capitolo 57

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... Quando si congedarono, Casey ripercorse il lungo viale contornato da lampioni, fino a giungere nella piazza del mercato. Le vie erano ancora affollate, benché il pomeriggio fosse già inoltrato. In parecchi si apprestavano a varcare le soglie delle osterie che servivano dell'ottimo ramen, mentre i nottambuli si accomodavano nelle sale da tè dei quartieri del piacere, per immergersi nella musica melodiosa delle suonatrici di kokyu*.

Facendosi largo tra la folla, fu attratta dal dolce suono di un koto*, la cui musica proveniva da un vicolo che affacciava su basse villette a schiera di colore rosso. Le corde venivano pizzicate con dolcezza, provocando un effetto sonoro acuto e diretto.

La giovane seguì quella melodia che si andava pian piano avvicinando, sovrastando sugli schiamazzi della piazza alle sue spalle.

Le basse lanterne a sfera davano un'illuminazione calda e soffusa, mischiandosi al colore cremisi dei porticati e al verde delle siepi che contornavano accoglienti giardinetti.

Sul pavimento di legno di uno di quei porticati, una fanciulla era china sui ginocchi a pizzicare il suo koto. Indossava un furisode verde con motivi floreali gialli, i capelli neri erano sciolti sulla schiena.

Casey si avvicinò, ammaliata dalla fluida eleganza con cui si muoveva la fanciulla. Le avevano spiegato che suonare il koto faceva parte dell'educazione culturale delle donne giapponesi.

Si adagiò nella penombra di una parete e chiuse gli occhi, cullata da quelle note che le rilassarono i sensi. Quando li riaprì, noto che la fanciulla aveva cambiato posizione. Poté guardarle il profilo e trasalì riconoscendo il volto di Kyoko. Che ci faceva lì? Si sporse di poco per guardarla meglio e il suo cuore si bloccò.

Adagiato a una colonna, Kyu era immobile a udire la giovane suonare. Il suo sguardo era limpido e i suoi occhi le sorridevano con affetto.

Era di Kyoko, dunque, la lettera che aveva ricevuto, e doveva essere colma d'animo per impedirgli di accompagnarla quel pomeriggio.

Il grigio dei suoi occhi si scurì per la delusione e chinò il capo. Non era cambiato, dunque, l'amore del ronin per Kyoko. Indietreggiò di due passi, accertandosi di venire inghiottita dall'oscurità e uscire così dal loro campo visivo. Rimase qualche secondo immobile a udire il suono della musica; i loro sospiri sorridenti; i loro cuori appagati. Le sopracciglia le si arcuarono nella tristezza, così come gli angoli della bocca; gli occhi lievemente dilatati, si imperlarono afflitti. Si voltò e corse via.

La calca e i brusii della folla parvero destarla bruscamente e lei ci si immerse, facendosi largo con l'angoscia nell'animo. Gli occhi le rimasero lucidi sul viso arrossato, ma trattenne i singhiozzi. Sembrava avesse le ali ai piedi per come varcò l'ingresso di una taverna, cui campanellini strimpellarono assordanti.

Ansimante e con le gambe che le tramavano, si precipitò a sedersi su uno sgabello davanti al bancone del bar. I suoi occhi tremuli furono una muta supplica per l'oste, che alla vista delle due monete rettangolari adagiate sul bancone, le pose davanti una piccola giara del migliore sakè.

Casey mandò giù quel nettare come se stesse bevendo acqua. Alla sesta ciotolina si accasciò col braccio sul bancone. Qualcuno si avvicinò a lei.

"La straniera con i capelli di fuoco! Non è la moglie di Reiji san?"

L'oste si passò le mani sul grembiule per poi portarsele sui fianchi. Si accostò alla straniera per guardarla meglio. "Hai, sore wa Kanojodesu!" (Sì, è lei!) - Si raddrizzò e chiamò a gran voce un ragazzino che stava sistemando i tavoli.

"Cerca Reiji san e digli che sua moglie è qui, caso mai la stesse cercando!"

Il fanciullo chinò il capo e corse via, mentre Casey sollevava il capo stancamente. Le palpebre abbassate; il viso arrossato e un sorriso ebbro stampato sulla faccia, fecero presagire il peggio al taverniere.

GLI OCCHI DEL RONIN Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora