Capitolo 16

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Tutti si erano riuniti allegramente ai fienili a gustare il proprio pasto e a rivolgere attenzioni a Naemi, che da Edo recava sempre qualcosa da raccontare. Casey, invece, issò lo zaino in spalla, decidendo di schiarirsi le idee con una bella passeggiata.

Aveva imboccato un sentiero e si era avviata per una serie di dune erbose, che mostravano una vista verdeggiante e fresca. Non si era neppure accorta di essersi allontanata dai campi, rimanendo a contemplare la veduta della larga distesa di colline inghirlandate dai fiori di campo, col vento che le accarezzava i capelli.

Lo sguardo che versò sul panorama circostante si intristì. Anche Naemi aveva confermato i sentimenti di Reiji per un'altra fanciulla, e il desiderio di sposarla non rientrava nei canoni del suo ceto gerarchico, perciò lui ne soffriva con rassegnazione.

Si era amareggiata per quella confidenza. Doveva mostrarsi indifferente alle attenzioni che le rivolgeva quell'uomo intento, forse, a dimenticare l'amata. Si voltò, intestardita da quell'ultima decisione, convincendosi che non appena Jonathan fosse tornato, lei sarebbe andata via da quel luogo. Importante era, quindi, non affezionarsi troppo alle persone. Il suo principale obiettivo era smascherare Helmut e a tal proposito doveva studiare alcune strategie prima dell'avverarsi del suo compleanno. Non aveva molto tempo. Strinse i pugni con rabbia. Quell'uomo sembrava aver avvalorato i sospetti di suo padre e lei doveva cambiare atteggiamento ... Non finì di formulare l'ultimo pensiero, che alcune ombre le si pararono davanti, oscurandola dal sole.

Due uomini di media statura, tarchiati, dall'aria truce e i coltellacci alle cintole, che reggevano i calzoni in stile francese con camicie trasandate e mezze aperte sul davanti, sghignazzavano innanzi al succulento bottino in cui si erano imbattuti.

"Abbiamo trovato carne fresca, fratello!" la frase era stata pronunciata con tono offensivo, colma di minaccia in un dialetto che a Casey non parve di aver mai udito al villaggio.

Uno di loro sfilò il coltello dalla lunga lama ricurva e si avvicinò alla giovane, che indietreggiò frastornata. L'uomo le afferrò i capelli, tranciandole di netto il nastro che le reggeva la coda. In un attimo la chioma rossastra le si diramò ondulata sulle spalle e gli occhi di lei assunsero uno sguardo feroce. Cercando di non farsi vincere dalla paura, Casey gli scostò il braccio, incurante del coltello che l'uomo brandiva.

"Come osate, furfanti?!" La sua voce, non poté fare a meno di notare, era stridula, come l'ansito soffocato che saliva dal fondo delle sue viscere. Ma era il panico che la sommergeva.

I due compari si occhieggiarono furbescamente e quello col coltello in mano afferrò Casey per i capelli, attirandola al suo corpo. La ragazza sentì un forte fetore di sterco immischiato a rum e la nausea le salì allo stomaco.

"Questa cagna la vendiamo a peso d'oro al primo bordello di lusso che incontriamo. I suoi capelli ci arricchiranno per un bel pezzo!" ringhiò in una verbalità irriverente e dissacrante.

La fronte di Casey si vermigliò di collera. "Non oserete!" sibilò, serrando convulsamente i pugni.

L'uomo rozzo e sudaticcio le voltò il capo con uno strattone, per meglio guardarla negli occhi. "Il nostro padrone ci ha offerto una bella ricompensa caso mai avessimo trovato una perla rara con, persino, gli occhi chiari!"

"Naturalmente, solo dopo aver soddisfatto i suoi servigi vi darà a noi!" fece eco l'altro. La loro rozzezza nel vanto di quella conquista fece rizzare le orecchie a Casey. In quella lingua parlata velocemente, di cui stentava a comprenderne poche parole per intuirne il significato, ebbe una vaga impressione a chi potessero appartenere quei due manigoldi. I suoi occhi, poi, si abbassarono sulla pietra che il suo tallone toccava.

Aveva dimestichezza nel sentiero e conosceva le dune; se si mostrava tempestiva poteva sperare in un discreto vantaggio. Il suo volto, dunque, assunse un'espressione astuta in faccia a quel cane, che le stringeva ancora i capelli.

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